Il Sud Italia continua a bruciare. Dalla Campania alla Sicilia, passando per Puglia, Basilicata e Calabria sono centinaia gli incendi che la Protezione civile e i vigili del fuoco hanno dovuto affrontare anche mercoledì. Molteplici le situazioni critiche: particolarmente delicati gli interventi a San Vito Lo Capo e alle isole Tremiti dove le fiamme hanno circondato strutture turistiche e spiagge costringendo la Guardia costiera a evacuare via mare – anche con l’ausilio di volontari – oltre 700 turisti. Ancora fiamme in Campania, dove sono stati arrestati due piromani e i roghi non danno tregua alle pendici del Vesuvio, nel Potentino e in diverse zone della Calabria. L’allerta nel Meridione ha spinto il ministro dell’Ambiente Gianluca Galletti a “ragionare con il ministro Pinotti” riguardo all’uso dell’esercito.  Su iniziativa del ministro è stato convocato nel pomeriggio in Prefettura a Napoli, il Comitato provinciale per l’Ordine e la Sicurezza pubblica. Già da questa sera nell’area del Vesuvio interessata dall’emergenza scatta “una rimodulazione del piano d’impiego dei militari” orientato “in funzione preventiva”. Nei prossimi giorni “verrà ampliata la presenza in loco nelle situazioni più critiche” sempre “nell’ottica della prevenzione”.

Intanto si sono attivate le procure di Torre AnnunziataPalermo ed Enna. Perché dietro i roghi che stanno devastando il Meridione c’è la mano dell’uomo. Un sospetto, molto concreto, che viene sillabato dai sindaci di diversi comuni colpiti dalle fiamme di questi giorni e della magistratura che sta valutando anche l’uso delle immagini satellitari per scovare chi ha innescato gli incendi.
Si registrano almeno 1.200 interventi in tutta Italia da parte dei vigili del fuoco. Mentre sono più di 400 gli automezzi antincendio a supporto dei 900 uomini dispiegati sul territorio nazionale. Il numero maggiore di roghi si è verificato in Sicilia, dove si contano 499 interventi. In Puglia, invece, sono state oltre 25o le azioni. Mentre per Calabria e Campania il numero è 249. Nel Lazio i vigili del fuoco sono intervenuti 190 volte.

Il fumo del Vesuvio arrivato in Salento (immagine dal satellite)

 

Le indagini – Ma, a Palermo, il problema non è legato solo a chi ha appiccato le fiamme. I magistrati si sono mossi per comprendere se ci siano stati “eventuali inadempienze della Regione siciliana nel sistema di prevenzione“. La procura di Torre Annunziata ha invece aperto un fascicolo per “incendio doloso”, per ora a carico di ignoti. E sulla stessa accusa si concentrano i magistrati di Enna per ricostruire le cause delle fiamme che hanno distrutto il vallone Scaldaferro, tra Enna e Calascibetta, bruciando oltre 400 ettari, dei quali una quindicina di boschi e porzioni di territorio sottoposto a vincolo paesaggistico. Solo con mezzi di terra – perché nessun aereo era disponibile nonostante l’imponente dispiegamento di forze – i forestali e vigili del fuoco hanno limitato i danni impedendo che venissero distrutte abitazioni anche se si registrano danni a capannoni. Nel pomeriggio, intanto, sono stati fermati i primi due piromani. Uno di loro, un agricoltore, è stato arrestato in flagranza di reato dai carabinieri della forestale mentre appiccava un incendio boschivo in un’area adiacente la sua proprietà nel comune di Solopaca, in provincia di Benevento.

La lotta contro il fuoco – Prosegue intanto senza sosta la lotta per arginare il fronte degli incendi. Protezione civile regionale, canadair del Dipartimento nazionale, vigili del fuoco e polizia locale sono in azione in tutto il Sud. Tra Ercolano e Ottaviano vengono impiegati circa 300 persone – tra cui diversi volontari – per tenere almeno sotto controllo la situazione più complessa, che si registra nella parte bassa della cinta tra Ercolano e Torre del Greco. Nel pomeriggio si è aperto un nuovo fronte con un rogo che lambisce ormai una frazione alta di Positano e avanzano verso Agerola e il Monte Faito. Si riscontra invece un miglioramento nell’area dell’Osservatorio vesuviano che comunque resta presidiata. Incendi diffusi si segnalano anche in provincia di Salerno, in particolare a San Rufo e Avellino, dove è ancora critica la situazione a Montoro.  Decine i video postati in Rete da cittadini campani per documentare come il fumo e la ceneri viaggino a decine e decine di chilometri di distanza dai luoghi interessati dagli incendi.  “L’aria che stiamo respirando è nociva. L’esercito dov’è?” è il grido di dolore di una ristoratrice di Ottaviano. L’Arpa Campania sta controllando la qualità dell’aria nella regione. Nella valle del Vesuvio le polveri sottili misurate tramite strumenti con risoluzione oraria mostrano concentrazioni elevate, superiori al limite giornaliero di 50 microgrammi/metrocubo per il PM10, con un picco orario alle 9 pari a 225 per Napoli Via Argine e 177 per Polvica di Nola ed una tendenza alla diminuzione dalle ore 10. Il vice presidente della Camera M5S Luigi Di Maio si è diretto verso la Campania, sua terra natia, mentre in un video su facebook ha lanciato l’appello agli altri paesi europei affinché mandino dei canadair. Intanto, dopo la decisione del ministro Galletti, sulle pendici del Vesuvio interviene l’esercito con quattro pattuglie che operano fra San Sebastiano al Vesuvio ed Ercolano. Ciascuna ha a bordo tre uomini che prestano servizio per quattro turni.
Fiamme si registrano anche nel Foggiano, in provincia di Catanzaro dove il fuoco lambisce alcune abitazioni e nel Potentino. In Salento una struttura vacanziera è stata evacuata a Torre dell’Orso, marina di Melendugno, a causa di un vasto incendio di sterpaglie. L’operazione si è conclusa senza danni alle persone. Mentre un altro rogo è divampato sul versante jonico  della Galatina-Copertino, a ridosso di alcune villette estive.

Continua a bruciare la Sicilia – In Sicilia, sono diverse le province toccate dalle fiamme. L’emergenza principale si è registrata a San Vito Lo Capo, dove circa 700 turisti sono stati evacuati via mare da un villaggio turistico, dopo che un rogo aveva circondato gli accessi della struttura. Durante la mattinata erano stati tre i fronti più importanti. Impegnate le squadre di forestali e dei vigili del fuoco: uno a Castellammare del Golfo in provincia di Trapani, uno ad Adrano nel Catanese e un altro sull’isola di Lipari. E’ invece stato domato l’incendio che da ieri minacciava la zona di Cozzo Busino, vicino a Monreale.  A Castellammare del Golfo le fiamme sono arrivate a minacciare alcune abitazioni evacuate precauzionalmente e sono andati a fuoco oltre 1000 ettari di verde: “Dietro i roghi ci sono menti malate”, ha detto il sindaco Niccolò Coppola. In azione, oltre ai mezzi di terra, ci sono un canadair e un elicottero della Marina militare. A Lipari il rogo ha impegnato per tutta la notte i vigili del fuoco, la forestale ed i carabinieri che con le sirene hanno allertato nel cuore della notte i residenti che nelle loro case non si erano accorti di nulla. Il rogo, dopo essere stato domato in mattinata, nel pomeriggio ha ripreso forza creando il panico tra gli abitanti. Dieci famiglie sono state fatte allontanare dalle loro abitazioni lambite dalle fiamme che stanno devastando ettari di vegetazione nell’isola. Ingenti i danni: 3 chilometri di macchia mediterranea ridotti in cenere, lambite villette e residence, distrutti vigneti e orti, serbatoi d’acqua e pali della luce. Le indagini dei carabinieri hanno accertato che anche questo incendio, il decimo che si è sviluppato nell’isola nelle ultime settimane, sarebbe di origine dolosa. Critica la situazione anche a Castelmola, Messina. Il sindaco Orlando Russo, dopo che un vasto incendio ha devastato circa cinque chilometri di macchia mediterranea e vegetazione, lancia l’allarme: “Sta bruciando un intero territorio. Qualcuno ci aiuti perché il rischio è che ci scappi il morto”. Una famiglia è già stata evacuata, mentre altre 20 sono minacciate dal rogo divampato in contrada Dammari. Sempre a Castelmola “una donna è finita in ospedale per un principio di intossicazione”.

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