Porte girevoli. Sono quelle dei penitenziari romani, da dove Amedeo Laboccetta entra ed esce alternando lo status ora di prigioniero e ora di visitatore con i gradi di deputato. A meno di un anno dalla fine della legislatura, e a sette mesi dall’arresto per il caso Corallo, l’ex parlamentare di An è tornato a Montecitorio. Il 28 giugno scorso, infatti, l’assemblea ha votato a favore delle dimissioni di Raffaele Calabrò, deputato di Alternativa Popolare appena nominato rettore dell’università Campus Biomedico di Roma.

Al suo posto ecco che tra i banchi della Camera è tornato Laboccetta, arrestato il 13 dicembre scorso dalla procura di Roma, condotto nel carcere di Regina Coeli e scarcerato dopo due settimane. Il parlamentare è ancora indagato nell’inchiesta su Francesco Corallo, il cosiddetto “re delle slot”, e su una associazione a delinquere transnazionale che, secondo l’accusa, riciclava i proventi sul mancato pagamento delle imposte sul gioco online. Poco male, però. Perché in attesa che la giustizia faccia il suo corso, Laboccetta è tornato a vestire i panni dell’onorevole.

E quale è la prima missione che ha scelto di compiere pochi giorni dopo il ritorno a Montecitorio? Ma ovviamente una visita ispettiva nel carcere di Rebibbia per incontrare l’ex collega di partito, Marcello Dell’Utri. Ad annunciarlo è lo stesso Laboccetta con un comunicato in cui racconta di aver avuto modo di parlare con l’ex senatore di Forza Italia “alla vigilia di una giornata importante della sua vita”. Domani, 13 luglio, si terrà infatti l’udienza del tribunale del Sorveglianza che deve decidere se concedere o no la detenzione domiciliare a Dell’Utri per motivi di salute. Un’obiettivo, quello degli arresti casalinghi, che lo storico braccio destro di Silvio Berlusconi insegue da più di anno, come documentato dal fattoquotidiano.it.

Condannato in via definitiva a sette anni di carcere per concorso esterno a Cosa nostra, arrestato a Beirut, in Libano, dopo due mesi di latitanza, l’ex parlamentare forzista era stato rinchiuso nel carcere di Parma nel giugno del 2014. Poi nel maggio scorso è arrivato il trasferimento nel penitenziario capitolino, per motivi di salute. E infatti dal 13 maggio , Dell’Utri viene ricoverato nel reparto protetto dell’ospedale Pertini, dove – a partire dal 26 maggio – si sottopone ad una serie di visite specialistiche.

I giudici infatti dovranno decidere se concedere o meno i domiciliari a Dell’Utri sulla base della relazione medica interna stilata dal dirigente medico di Rebibbia, ma anche sull’esito delle varie perizie ordinate dal tribunale dopo che i legali dell’ex senatore hanno depositato una dettagliata istanza lo scorso anno: l’obiettivo degli avvocati Marcello Di Peri e Alessandro De Federicis è accertare l’incompatibilità del loro assistito con la detenzione carceraria.

L’udienza del tribunale di sorveglianza era stata fissata in un primo momento per il 21 settembre del 2017 ma il 3 luglio scorso la giudice Valeria Tomassini ha deciso d’anticiparla. Nel frattempo il quotidiano Il Tempo ha lanciato una petizione per sostenere la scarcerazione di Dell’Utri. A firmarla, oltre a una serie di politici, giornalisti e imprenditori di centrodestra anche Michele Anzaldi e Francesco Boccia del Pd. Oltre ovviamente allo stesso Laboccetta che dopo l’incontro con l’ex senatore  racconta: “Dell’Utri nel congedarsi mi ha lasciato con una sua riflessione: a ben poco serve avere sacrosante ragioni per non meritare lo stato di detenzione se poi non incontri un giudice disposto a riconoscertele”. Ancora poche ore e Dell’Utri capirà cosa è disposto a fare il suo giudice.

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