Galimberti come Pizzarotti. Il sindaco di Cremona come il primo cittadino di Parma. Minimo comune denominatore: l’inceneritore. Con un distinguo: mentre nel capoluogo emiliano lo si è costruito, a dispetto delle promesse dell’allora candidato sindaco, a Cremona non lo si è dismesso come invece l’allora candidato sindaco aveva promesso. “Lo chiuderemo in tre anni”, disse Gianluca Galimberti (Pd) in piazza Duomo, tra gli applausi dei suoi e ben conscio di giocarsi con quell’annuncio una buona fetta di campagna elettorale. Era il giugno 2014, i tre anni sono trascorsi e il termovalorizzatore è ancora lì, a bruciare rifiuti come e più di prima, anche di provenienza extraprovinciale. Perfettamente funzionante e ammodernato dopo il rifacimento due anni fa di una delle due linee.

Il Comune non commenta la promessa disattesa, ma, di concerto con il gestore dell’impianto (Lgh), si dice “interessato a ricercare soluzioni tecnologiche, industriali ed organizzative che consentano l’individuazione di un percorso sostenibile di dismissione dell’attività di termovalorizzazione al 2024 rispetto alla nuova prevista durata dell’autorizzazione (2029)”. Tradotto: bene che vada, l’impianto di San Rocco verrà chiuso solo nel 2024. E l’opposizione non si lascia sfuggire l’occasione di entrare a gamba tesa nella polemica. “Il sindaco è stato clamorosamente sbugiardato – afferma Marcello Ventura, Fratelli d’Italia, consigliere comunale di minoranza -. E l’intenzione di chiudere l’impianto nel 2024 è l’imbroglio politico di un sindaco illusionista”.

La partita sul futuro dell’inceneritore si lega alla vendita della maggioranza di Lgh al colosso A2A, l’anno scorso. Sempre secondo Ventura, che parla dell’operazione come di una “svendita del nostro territorio”, la messa nero su bianco del 2024 è il “ringraziamento” del gruppo di Milano e Brescia al Comune di Cremona per “l’affare fatto”. Una data che per Federico Fasani, ex assessore ed ora nei banchi dell’opposizione col Nuovo Centrodestra, è il tentativo di “rimediare ad una figuraccia, rilanciando con promesse che si realizzerebbero semmai tra 8 anni”. Ad oggi, infatti, “non esiste un piano industriale che contempli la possibilità di decommissioning dell’impianto entro quella scadenza”.

Per il Movimento Cinque Stelle, con la consigliera comunale Lucia Lanfredi, il sindaco “si limita a cedere il pallino alle amministrazione che verranno”. Sulla stessa linea anche Forza Italia. Per Giorgio Everet, l’orizzonte temporale è talmente di là da venire che “se anche Galimberti facesse un secondo mandato non riuscirebbe quasi nemmeno a vedere il combustore chiuso”. A far quadrato attorno a sindaco e giunta, il Pd, partito di maggioranza relativa al governo della città. “Municipalità che insieme agli altri soci Lgh si è fatta promotrice di buone pratiche in tema di rifiuti – sostiene Matteo Piloni, segretario provinciale dem -. La valorizzazione dell’economia circolare e la creazione di nuovi impianti innovativi troveranno declinazione nelle politiche di sviluppo del piano industriale A2a-Lgh”.

“L’inceneritore di San Rocco doveva e poteva essere chiuso entro tre anni, come del resto aveva proposto il gruppo consiliare pd quando era all’opposizione – è il pensiero di Marco Pezzoni, dell’associazione ambientalista CreaFuturo -. Purtroppo la nuova Giunta ha ceduto la propria sovranità sul futuro dell’inceneritore ad A2A in cambio di soldi”. Nel contesto, poi, di un quadro legislativo nazionale che con lo Sblocca Italia ha creato la Rete integrata nazionale degli inceneritori che risponde a logiche “tecnocratiche, a detrimento dei territori”. “L’amministrazione in carica, sposando il renzismo degli affari – conclude Pezzoni – ha retrocesso i propri cittadini proprio su temi cruciali quali l’ambiente, la salute, l’economia circolare che è sostitutiva e non complementare rispetto all’incenerimento dei rifiuti”.

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