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Morrissey: “Italia al livello della Siria per stabilità morale” (Facciamo finta di non aver letto e mettiamo un disco degli Smiths?)

In un bailamme di accuse e controaccuse, del nipotino che dichiara “È ovvio che con questi psicopatici in giro non ha senso per noi rimanere in Italia”, a rimetterci è infine il pubblico sempre numeroso dei fan di Morrissey, pronto a seguirlo con passione quando è in tour nel nostro paese, è davvero poco cortese da parte di un gentleman illuminato e progressista come lui

La polemica di Davide Turrini

Va bene lo spavento, ma la ripicca no. L’assurda vicenda che ha coinvolto Morrissey per le strade di Roma, novello Lewis Hamilton, con una 500 imbizzarrita e un divieto di transito vigliacco, si è conclusa con le solite vittime (involontarie): i suoi fan e futuri spettatori italiani (è stato infatti annullato il tour italiano). Già, perché l’Italia, con tutti i difetti del mondo che sicuramente ha, dall’altro giorno, da quando le forze di polizia della capitale hanno fermato il cantante inglese perché andava in contromano con una certa fretta per via del Corso e gli hanno chiesto i documenti trattenendolo per una buona mezz’ora, è diventato il paese “più pericoloso al mondo”.

Morrissey e nipote al seguito l’hanno confermato. Non bastavano pistola e spaghetti del Der Spiegel, o qualche altro luogo comune su pizza e mandolini. Se le forze dell’ordine ti fermano in strada mentre commetti un’infrazione del codice della strada è ora di non mettere più piede in questo luogo di violenti attentatori della vita. E quindi meglio cancellare pure le possibili sette date che si stavano organizzando per il prossimo settembre 2017, tra cui quella del 6 già certa all’arena sferisterio di Macerata. Peccato però che l’ex Smiths abbia scambiato la normale e automatica sensazione di paura che si prova al posto di blocco (in Sardegna d’estate o magari nei dintorni di Budrio – Bologna – fino a pochi giorni fa i carabinieri avevano il mitra spianato) con quella ben più grave del sopruso; il classico tremolio alle gambe di quei casi con l’immotivata imposizione della forza pubblica.

E dire che il 58enne autore di album capolavori come Kill Uncle e Vauxhall and I qualche live nel mondo anglosassone, tra Inghilterra e Stati Uniti, se lo deve essere pur fatto. E visto che chi di luoghi comuni ferisce, di luoghi comuni può anche perire, diciamolo chiaramente: da quelle parti non ci pensano due volte a spianarti una pistola sotto al naso anche solo se in auto ti avvicini e chiedi un’informazione. A peggiorare il giudizio sul di noi amato cantautore britannico c’è poi tutta la pantomima della foto gogna del poliziotto italiano artefice del diabolico piano di fermarlo mentre sfreccia nel senso opposto di marcia rispetto a quello voluto dalla legge. Scatto fotografico effettuato dal nipote, Sam Esty Riner, pilota in macchina con Morrissey, che è diventato un ulteriore elemento di ghignosa antipatia del duetto inglese protagonista delle vacanze romane sui generis. E Morrissey ha confermato a Metro Uk si essere stato provocato dall’agente e ha aggiunto: “Se una cosa del genere può succedere a me a Roma in pieno giorno, allora l’Italia è al livello della Siria per stabilità morale”. Un caso nel quale viene da pensare sia meglio mettere un disco degli Smiths e far finta di non aver letto.

In tutto questo bailamme di accuse e controaccuse, del nipotino che dichiara “È ovvio che con questi psicopatici in giro non ha senso per noi rimanere in Italia”, che a rimetterci sia infine il pubblico sempre numeroso dei fan di Morrissey, pronto a seguirlo con passione quando è in tour nel nostro paese, è davvero poco cortese da parte di un gentleman illuminato e progressista come lui. Chissà se l’uomo del “now my heart is full” ci ripensa. In fondo l’ “incidente” è avvenuto a Roma: bastava dare la colpa a Virginia Raggi.

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