Dal cambiamento climatico alla Siria passando perla Corea del Nord e il libero commercio, sono tanti i temi sul tavolo del G20 di Amburgo. La prima a definire “impegnativo” il lavoro dei 20 leader mondiali è stata la stessa padrona di casa, Angela Merkel, consapevole del fatto che su alcuni temi le posizioni sono davvero troppo distanti. Primo fra tutti il clima, sul quale tuttavia all’orizzonte si delinea un interessante avvicinamento delle posizioni europee con quelle di Vladimir Putin.

CLIMA – E’ sicuramente il dossier più spinoso dopo l’annuncio del presidente Usa Donald Trump, che si è sfilato dall’accordo Cop21 voluto da Barack Obama e raggiunto a Parigi nel 2015, suscitando l’indignazione mondiale. Ma è anche un tema sul quale l’Europa ha ritrovato un’insperata unità, oltre ad un’asse con Cina e India che hanno ribadito la loro adesione. E Bruxelles può rallegransi anche per quello che sembra un avvicinamento della Russia. Dalle pagine dell’Handelsblatt di stamani, Putin aveva espresso sostegno alla cancelliera: “Condividiamo le priorità tedesche“, ha affermato, esprimendosi a favore del libero commercio, in grado di garantire crescita e scambio fra gli Stati, e dell’accordo sul clima di Parigi. A quanto scrive la Dpa, tuttavia, quello sul climate change è anche il dossier sul quale il compromesso probabilmente non sarà possibile. Si pensa infatti ad un documento finale che su questo tema prende atto dell’uscita degli Usa, ma prende anche le distanze dalla decisione di Trump.

TERRORISMO – E’ forse l’unico tema sul quale i leader mondiali puntano all’unità. E non a caso è il primo che verrà affrontato ad apertura di vertice, segnando una discontinuità rispetto al passato: per la prima volta infatti non sarà un tema economico ad aprire il summit. L’idea è quella di partire dalla dichiarazione di Taormina arrivando ad un piano comune. “E’ uno dei temi che mi sta più a cuore”, ha detto la cancelliera.

COMMERCIO – E’ un altro dossier spinosissimo che intreccia esigenze politiche, economiche e strategiche dei leader. Si parte da un G20 finanziario conclusosi a marzo per la prima volta senza il tradizionale rifiuto del protezionismo. Non accadeva dal 2005. E’ andata meglio a Taormina, dove la “lotta al protezionismo” compare, anche se è caduta la frase “in tutte le sue forme”. E’ l’”America First” di Trump lo scoglio più duro da superare, con il timore di un effetto domino di altri paesi all’interno del G20. Nel mirino di Trump c’è proprio il surplus commerciale tedesco verso gli Usa (75 miliardi) e quello cinese: gli Usa hanno 500 miliardi di deficit commerciale, oltre 340 con Pechino. E poi la sovrapproduzione dell’acciaio cinese. Ma un neoprotezionismo rischierebbe di far perdere molti posti di lavoro agli stessi americani (750mila, per dirne una, quelli garantiti dalla Germania in Usa). In bilico tra il grido di battaglia che lo ha fatto vincere e la realtà, Trump vorrebbe aggirare il Wto e agire bilateralmente con i singoli paesi.

COREA DEL NORD – Altro tema che si intreccia con quello commerciale. Trump infatti ha minacciato una guerra commerciale con la Cina se non lo aiuterà a fermare le velleità di Kim e l’ambasciatrice americana in seno al Consiglio di sicurezza Onu Nikki Haley ha assicurato che gli Usa sono pronti a varie opzioni, “compresa l’opzione militare“. La crescita dei commerci tra Pechino e Pyongyang del 40%, sottolineata sarcasticamente in un tweet da Trump, complica indubbiamente le cose.

IMMIGRAZIONE – E’ uno dei temi più cari all’Italia anche dopo il ‘no’ di Tallin al trasferimento dei migranti in altri porti Ue. In sede G20 naturalmente non si parlerà di questo, ma gli aiuti all’Africa, fondamentali per fermare l’esodo verso l’Europa, saranno al centro della sezione di apertura di sabato, durate la quale, secondo quanto si apprende, prenderà la parola il premier Paolo Gentiloni.

SIRIA – Sarà, insieme al Russiagate, il tema centrale dell’incontro (scontro) tra Trump e Putin (previsto per le 15.45 del pomeriggio), che sostiene apertamente il presidente siriano Bashar Al Assad. O meglio, come ha detto Trump – che anche oggi da Varsavia è tornato ad attaccare Mosca -, sostiene “una persona diabolica”. E’ anche uno dei temi che hanno riavvicinato Trump e Macron dopo lo strappo sul clima. I due leader si sono detti pronti ad un intervento in caso di nuovi attacchi chimici. Anche qui, difficile trovare unità sugli interventi necessari.

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