Lascio Bologna per Milano in una torrida mattinata di inizio giugno. Ad attendermi in un angolo di Piazzale Loreto c’è un omino sulla settantina a bordo di un minivan nero dai finestrini oscurati. Dai suoi modi spicci, lesti, deduco che dev’essere una di quelle persone in grado di muoversi più velocemente tra le cose delle vita grazie al baricentro più basso ed equilibrato. Partiamo a razzo: direzione Paradiso. Ci sono tre ore di strada da percorrere e mi è giunta voce che nel posto in cui sto andando la puntualità è molto apprezzata. “Può rallentare un po’?”, chiedo all’autista quando comincio a sentire lo stomaco che si avvicina alle tonsille. In quel preciso istante la collega che viaggia accanto a me cinguetta eccitata: “Voglio sentirmi di nuovo come una ragazza!”. Poi si passa la mano tra i capelli e cerca con gli occhi lo specchietto retrovisore. Avete presente Meryl Streep in estasi dopo aver bevuto la pozione di lunga vita in “La morte ti fa bella”? Uguale.

Alla Villa Eden di Merano arriviamo puntuali. Angelika Schmid, la padrona di casa, è sulla soglia ad aspettarci. È una donna elegante, raffinata, dal sorriso solare ma vigile. Sarò ospite di Donna Angelika e del suo team per i prossimi tre giorni; e per i prossimi tre giorni avrò l’onore di godere delle bellezze e dei piaceri a 5 stelle offerti da questa Medical Spa d’eccellenza. Alla fine dei trattamenti avrò meno metalli pesanti in corpo, la pelle del viso setosa come una tenda di lino, i muscoli più sciolti del solito e l’addome asciutto e tonico. Capite ora perché la collega cinguettava?

Dopo la cena di benvenuto mi ritiro nelle mie stanze e non per modo di dire: la suite è così grande che sembra l’unione di tre diversi ambienti. Ma questa camera sarà solo un ambiente di passaggio. Dalla mattina successiva, la mia silhouette in accappatoio inizia ad aggirarsi tra le sale di Villa Eden, cambiando colore di ora in ora. All’inizio sono bianco lenzuolo; con la stimolazione dei punti chakra assumo un colorito rosa, alla fine della pulizia del viso sono rosso in faccia, verde acqua dopo la titoalgheterapia. Dulcis in fundo: la stimolazione bio energetica per liberarsi dai metalli pesanti fa diventare marrone l’acqua in cui sono immersi i miei piedi. Il 70% di questa inquietante colorazione è dovuto a una reazione chimica, ma il restante 30 è “roba mia”, polvere che odora di nichel e che è uscita dal corpo attraverso i piedi. Houston, abbiamo un problema? No, mi tranquillizza l’infermiera, quasi sempre l’acqua si colora così, ricchi e poveri, belli e brutti. Mal comune mezzo gaudio.

È il momento del check-up. Anche qui è tutta una questione di colori: il macchinario a cui sono collegato dà ordine al computer di riempire un modulo con una serie di spunte verdi (se è tutto ok), gialle (attenzione) o rosse (pericolo). Do una sbirciata al referto prima dell’arrivo del medico: vedo perlopiù gialli e rossi. Non vi farò sorridere raccontandovi la mia reazione da ipocondriaco consumato. Anche perché lo spleen dura poco, il dottor Emanuele De Nobili mi dice che dalla mappatura analitica del livello di stress non risultano particolari criticità. Insomma, sto bene. E allora via di riflessologia plantare. Mentre sono sdraiato su un lettino di sale, la massaggiatrice mi spiega che, secondo questa pratica di medicina alternativa, sotto i piedi ci sono i riflessi di tutte le viscere del corpo. Tastandone la pianta, l’esperto riesce a capire se i nostri organi sono in salute. A quanto pare, io ho il cuore e i polmoni “pieni” – quindi (almeno in questo periodo) sono abbastanza immune dalla malinconia – ma i reni sono un po’ vuoti, colpa di preoccupazioni pregresse che si sono calcificate nel corpo. Bingo.

Alla fine di queste tre, dure giornate, posso con orgoglio spuntare sul mio programma Remise en Forme le cose fatte e quelle non fatte. Fatte: tutto ciò che prevedeva sforzo zero o minimo. Non fatte: escursione alle sette sulle montagne dell’Alto Adige, yoga dopo cena, scelta solo del menu Detox, limitazione del vino a tavola, tornare in hotel a piedi da Merano.

Sulla strada del ritorno, con il minivan che si avvicina all’afa di Milano un po’ più lentamente rispetto al viaggio di andata, faccio anche il punto delle cose che ho imparato. E cioè che: in una scala da 0 a 3 le uova di gallina allevate a terra, che pensavo essere le migliori, sono solo al penultimo posto, perché prodotte da bestie che stanno davvero strette e vivono su terreno coperto di sabbia in capannoni privi di finestre; piuttosto, preferite le uova di categoria 1 (una gallina per 2,5 metri quadrati su terreno all’aperto, con vegetazione) o 0 (uova biologiche, 1 gallina per 10 metri quadrati). Che Villa Eden offre dei programmi personalizzati per tutti i gusti e (quasi) tutte le tasche. Che sarebbe bello avere a casa un giardino grande con uno stagno, le raganelle e le ninfee. Che Merano è carina ma afosa, perché racchiusa in una valle. Che i Giardini di Castel Trauttmansdorff sono strepitosi. Che la realtà è diversa dai film: la collega sembra davvero ringiovanita, anche se difficilmente riuscirà a ruotare la testa di 360 gradi. E che la vita – quando si riesce a non farsi sopraffare da paure e ansie e a dedicare dei momenti di pace per se stessi – è bella.

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