Vorrei dire qualcosa a tutti coloro che in queste ore si scaldano commentando la questione-migranti in Italia. A tutti coloro che paventano l’invasione, a tutti quelli che parlano dell’esodo e dell’africanizzazione dell’Europa. Fesserie. A me sembra che abbiate perso la testa se pensate che il problema dell’Italia siano i migranti. Vi state facendo manipolare per il misero tornaconto di qualcuno che soffia sul fuoco della crisi per creare un’indebita saldatura tra la questione sociale e la questione migratoria.

Intanto, le questioni tecnico-giuridiche: l’idea di chiudere i porti è una sesquipedale idiozia partorita dalla mente di qualche mentecatto che ignora per esempio che l’Italia negli ultimi anni è già stata sanzionata, e per ben due volte, per la violazione del principio di diritto internazionale del non-refoulement, ovvero il divieto di respingimento. Il divieto è sancito dall’art. 33 della Convenzione (cosiddetta ‘di Ginevra’) sullo Statuto dei rifugiati del 1951, che afferma: “Nessuno Stato contraente potrà espellere o respingere – in nessun modo – un rifugiato verso le frontiere dei luoghi ove la sua vita o la sua libertà sarebbero minacciate a causa della sua razza, religione, nazionalità, appartenenza ad una determinata categoria sociale o delle sue opinioni politiche”.

Ora, siccome lo statuto di rifugiato viene conferito a seguito di procedure che lo accertino, esso non può essere conferito in mare da parte di entità militari o di altro genere che intercettino le imbarcazioni. La condanna dell’Italia estendeva questo principio al respingimento in mare, negando il diritto di un mero ‘divieto di accesso’ collettivo nei confronti dei migranti da parte dello Stato. In effetti l’Italia fu condannata dalla Corte europea dei Diritti umani non solo per violazione dell’art. 3 della Convenzione europea sui Diritti umani (“nessuno può essere sottoposto a tortura o a trattamenti inumani e degradanti) ma anche per aver infranto l’art. 13, che prevede il diritto a un ‘ricorso effettivo’, cosa negata ai migranti respinti nel caso in questione. Dunque anche qualora si esercitasse un vaglio direttamente in mare, occorrerebbe che il richiedente asilo fosse messo nelle condizioni di ricorrere nel caso di un rifiuto della sua domanda di accoglienza. E finché non si sa se il soggetto soccorso voglia fare domanda di asilo o no, la sua condizione è una condizione particolarmente delicata e soggetta a protezione internazionale. Ci sarebbe, in subordine, la questione della tutela ‘sussidiaria’, quando – pur non ricorrendo le condizioni per concedere lo status di rifugiato – il soggetto correrebbe il rischio di un ‘danno grave’ tornando nel proprio paese. E questo, sommariamente, quanto alle questioni di diritto.

Ma il punto riguarda la propaganda circa la presunta ‘invasione’: l’Europa tutta è una briciola di ciò che si muove nel mondo. Tra i primi 10 paesi per flusso di migranti non c’è neanche un paese europeo. Se nel 2015 erano state 63,9 milioni le persone sotto mandato Unhcr a spostarsi, nel 2016 la cifra è arrivata a oltre 67 milioni. I paesi in via di sviluppo ospitano oltre l’86% delle persone sotto mandato Unhcr, mentre 4,2 milioni di persone hanno ottenuto lo status di rifugiato presso i paesi meno sviluppati del globo. Si dirà: i migranti non sono tutti richiedenti asilo. Vero: ma i rifugiati sono comunque oltre 16 milioni, e gli apolidi quasi 4. Venendo all’Europa, il numero di migranti giunti via mare è calato, mentre è cresciuto quello dei dispersi e dei morti. La via del Mediterraneo centrale, sostanzialmente dalla Libia, nel 2015 ha prodotto un flusso di 144.000 persone, mentre quella dei Balcani occidentali ha visto transitare 667.150 persone e quella del Mediterraneo orientale (verso la Grecia e in minor misura Bulgaria e Cipro) 726.000. Nel 2015 gli Stati che hanno subito il maggiore flusso erano la Turchia (oltre 2,5 milioni di persone, numero cresciuto nel 2016), poi Pakistan, Libano e così via. Alla fine dello stesso anno, la densità di rifugiati per 1.000 abitanti era di 183 in Libano, e i primi paesi europei erano Svezia (17) e Malta (17). E qual è il continente maggiormente interessato ai flussi migratori in entrata? Proprio l’Africa.

L’Europa sarà una comunità politica quando deciderà di ridiscutere Dublino, ovvero quell’accordo che ‘incastra’ il migrante al primo paese in cui approda. Per fare gli europei occorrerà che i cittadini non si lascino abbindolare dalle sirene dei leader xenofobi nazionali.

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