di Tito Borsa

Frequento la Riviera dei Fiori da molti anni. Ospedaletti, Sanremo, Bordighera, Ventimiglia: in pochi chilometri sono concentrate spiagge e cittadine caratteristiche e bellissime. Ieri pomeriggio stavo prendendo il sole ai Balzi Rossi, proprio al confine con la Francia, quando si sono avvicinati a me due ragazzi nordafricani che mi hanno chiesto una sigaretta in francese. Avranno avuto pressapoco la mia età e non era difficile intuire quale fosse la loro direzione. Una brevissima conversazione ed è diventato tutto chiaro: mentre la Riviera si gode la sua estate di turismo e divertimento, al confine in moltissimi cercano, nei modi più disparati, di entrare in Francia. La cronaca ce lo mostra ormai da mesi: c’è chi prova a passare per l’autostrada, e infatti ecco i cartelli che invitano a prestare attenzione alla loro presenza; c’è chi invece tenta di camminare lungo i binari del treno, e qualcuno ci ha rimesso la vita o è stato ferito in modo grave; i ragazzi di ieri volevano attraversare il confine lungo gli scogli ripidi che danno sul mare. Non so se ce l’abbiano fatta.

Da una parte quindi, abbiamo i politici che discutono invano su come gestire il fenomeno dell’immigrazione, dall’altra la realtà in tutta la sua crudezza, con la Riviera dei Fiori che, forse anestetizzata dall’abitudine, è diventata il teatro di uno spettacolo di miseria e morte.

È notizia di ieri che Spagna e Francia non intendono accogliere nei propri porti i migranti salvati nel Mediterraneo. Inoltre, la cena fra il ministro dell’Interno e i suoi omologhi Thomas De Maiziére (Germania) e Gérard Collomb (Francia) è stata un fallimento. L’Austria intanto ha promesso di inviare militari sul Brennero. “Bisogna condurre in maniera coordinata un’azione efficace e umana in Europa che ci permetta di accogliere i rifugiati politici che corrono un rischio reale, senza confonderli con i migranti economici e senza abbandonare l’indispensabile mantenimento delle nostre frontiere”, ha detto il presidente francese Emmanuel Macron.

Il fallimento dell’Europa in materia di immigrazione è evidente guardando il confine a pochi passi dai Balzi Rossi dove mi trovavo ieri: forze dell’ordine armate a controllare chiunque passi. Se questa è l’Europa senza frontiere che ci hanno raccontato, allora abbiamo fallito. I due ragazzi che, probabilmente fra ieri pomeriggio e stanotte, hanno cercato di entrare in Francia sono il simbolo di un’Unione che ha perso il liberale proposito di assenza di frontiere, di libertà di spostamento.

Certo, aprire i confini significa anche correre il rischio che entri qualcuno di indesiderato, però in nome di un’Europa unita ne vale la pena, non ci può essere alternativa. Le perquisizioni sui treni, le ronde notturne al confine, gli uomini armati a una frontiera che dovrebbe essere aperta, sono tutti elementi che caratterizzano uno Stato autoritario, non di due democrazie liberali come Francia e Italia si fregiano di essere. E mentre il dramma dei migranti continua ad andare in scena a Ventimiglia, noi privilegiati siamo qui a pochi chilometri a prendere il sole, sperando che le ferie possano anestetizzare la nostra empatia e la nostra umanità.

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