Luci e ombre. Sono la ragazza che ti ha servito il caffè questa mattina? Sono l’autista del bus che vedi fermo al semaforo? I grafici delle equazioni a 3 variabili sono complessi, a me sembrano vivi. Linearità significa sicurezza? Possono amore, sesso e libertà creare armonia? Magari sono solo un’idea sopita dentro di te o un sassolino nella tua scarpa. Metterò ordine ad un anno di dating: può un genitore, convivente e ultraquarantenne ambire ad avere oltre ad un cane, un gatto e un frullatore anche un pesce rosso immortale? Mi chiamo Solfuria e sono meno diabolica della vita.

Guardo il mio seno riflessa nello specchio di un ascensore. Una serie di dubbi mi affollano i pensieri, mi chiedo in sequenza: il vestito sarà troppo scollato? Avrò pigiato il piano giusto? Sarà carino come me lo immagino?

L’ascensore si ferma, non riesco a mandar giù la saliva. Mi arrabatto per uscire… sembra una giostra medioevale… mi districo tra le ante a combinazione per sgusciare fuori.

Lui è già sulla soglia della porta, lo scannerizzo alla velocità della luce. Ha un viso gradevole, un jeans scuro e una maglietta Hard Rock qualcosa (di una città tanto figa quanto i suoi pettorali). Non indossa calze di spugna bianche… che sollievo!

Adesso siamo l’uno di fronte all’altra, decisamente sotto il limite della distanza di sicurezza. Lui non  si muove. Sarei disposta a farmi possedere sullo zerbino?

Finalmente fa un passo in avanti, percepisco il calore del suo corpo che ora é praticamente contro al mio. Inizia ad annusarmi il collo, con voglia e discrezione.  Non riesco a proferir parola. Mi artiglia la scollatura del vestito e con garbo mi trascina nell’ingresso della sua casa. Non resisto: la mano mi va dritta sul suo fondoschiena: gli palpo il sedere, ma non ho tempo di pensare che sia troppo scarno che lui già mi infila la sua lingua in bocca.

Senza esitare si inginocchia, solleva la gonna facendola scorrere sui miei fianchi e abbassa i collant senza sfilarli. Divarico le gambe e mi lascio andare al piacere della sua lingua morbida tra le mie cosce.

É bravo. Molto bravo… non riesco a trattenermi dal godere. Esprimo tutto il mio piacere. Impulsivo. Immediato. Esplosivo. Tutto accade molto velocemente, ma sono troppo stanca per tentare di performare meglio.

Il tempo di sistemarmi collant e gonna che già lo saluto. Me ne vado scendendo le scale, sarebbe troppo imbarazzante sostare sul pianerottolo in attesa dell’ascensore (fosse almeno facile da aprire).

Gradino dopo gradino mi sento sempre più stanca… parte uno sbadiglio…. E’ a questo punto che attivo la modalità offline e appoggio lo smartphone sul comodino.

É stato un incontro a senso unico, ero abbastanza inebetita. Domani andrà meglio, dopotutto, sono su questo sito di dating da poco più  di 24 ore.

Spengo la luce e inizio ad accarezzare, con sollecitudine, la gatta.

a cura di Alessandro Madron

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