Ucciso con una pugnalata al cuore nella sua abitazione, nella notte fra domenica e lunedì. Il corpo senza vita di Franco De Simone, 65 anni, chirurgo italiano residente da anni in Burundi, è stato rinvenuto ieri mattina, lunedì 3 luglio, nella sua casa nella zona residenziale di Kiriri, comune di Bujumbura. Ne ha dato notizia nel corso della giornata il portavoce della polizia burundese, Pierre Nkurikiye, precisando che è già stata arrestata una donna, sospettata di essere l’autrice del crimine. Stando a quanto si legge sulla stampa locale la donna, burundese con nazionalità svedese, sarebbe stata la compagna del medico (come avrebbero confermato fonti dell’ospedale di Kira dove il medico aveva prestato servizio), ma la relazione sarebbe stata burrascosa. Come conferma il portavoce della polizia su Twitter: “La vittima aveva confidato agli amici che nei giorni precedenti aveva ricevuto dalla donna arrestata, con la quale viveva contrasti (“vivait en mauvais termes”), minacce di morte”.

Secondo il giornale online Igihe, nel corso della conferenza stampa di ieri pomeriggio il portavoce Nkurikiye ha aggiunto poi altri dettagli importanti: sarebbero state arrestate altre cinque persone, di cui tre lavoravano nella casa del medico. Alcuni dei sospettati sarebbero stati di recente coinvolti in altri due omicidi avvenuti a Bujumbura, quello di un alto funzionario della Banca Centrale Burundese e quello della moglie di un ufficiale di polizia, entrambi a scopo di rapina, a quanto rivelato. I presunti colpevoli avrebbero confessato questi precedenti delitti.
Nkurikiye ha anche mostrato ai giornalisti armi e targhe sequestrate ai presunti malviventi. Resta da capire quale rilevanza abbia tale materiale, se come è stato dichiarato De Simone è stato pugnalato. Le indagini proseguono.

Fonti italiane contattate sul posto da ilfattoquotidiano.it descrivono De Simone come un ottimo professionista e come una persona aperta e generosa, dedita al suo lavoro, che curava gratuitamente chi ne aveva necessità. Il chirurgo aveva lavorato presso la clinica privata Kira, prestigiosa nella capitale, e ora prestava servizio all’ospedale militare. Dal canto suo il Ministero degli Esteri, contattato da ilfattoquotidiano.it, dichiara quanto segue: “La Farnesina conferma il decesso. Il Ministero fin dal primo momento segue il caso, in stretto contatto con l’ambasciata d’Italia a Kampala, in Uganda (competente territorialmente) e con la famiglia del connazionale, a cui viene prestata tutta l’assistenza necessaria”.

De Simone è il primo europeo ucciso in Burundi dopo lo scoppio della crisi politico-istituzionale nell’aprile 2015, ancora non risolta, ma è solo l’ultimo di un lungo elenco di espatriati morti nel paese, diversi dei quali italiani: ricordiamo le tre missionarie saveriane Olga Raschietti, Lucia Pulici e Bernardetta Boggian, uccise nel settembre 2014. Prima di loro, toccò a Francesco Bazzani, volontario di Legnago, nel 2011, a suor Gina Simionato e fratel Antonio Bargiggia (a distanza di due settimane, nel 2000), a Renato Ricciardi, funzionario del PAM (1998) e ai missionari saveriani Aldo Marchiol e Ottorino Maule, insieme alla laica Catina Gubert (1995).

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