Il Tour de France numero 104 è partito ieri da Düsseldorf, e ci è pure rimasto nella città tedesca, visto che la tappa di apertura era una prova a cronometro di 14 chilometri svoltasi in un circuito cittadino che ha già messo in fila i pretendenti alla maglia gialla. Specialisti a parte, fra i big Christopher Froome ha fatto subito la voce grossa piazzandosi sesto assoluto e mettendo secondi fra sé e i potenziali avversari.

Una conferma importante per il britannico, a caccia del poker nella Grand Boucle che ha dichiarato che ha ancora fame di successi e salire sul podio più alto a Parigi, per la quarta volta, sarebbe una grande impresa. Le grandi imprese si costruiscono dalle fondamenta e tassello dopo tassello: col primo ha già distanziato Richie Porte di 35 secondi, Nairo Quintana di 36, i francesi Thibaut Pinot e Romain Bardet rispettivamente di 38 e 39 secondi, il nostro Fabio Aru è a 40 secondi, a 42 c’è Alberto Contador, il colombiano Esteban Chaves paga già oltre un minuto.

C’è a chi è andata decisamente peggio, ossia ad Alejandro Valverde che è caduto dopo soli 7 chilometri e ha dovuto abbandonare la corsa con diverse fratture (rotula e astragalo sinistro). Un sincero in bocca al lupo al campione spagnolo che, data la gravità delle fratture e l’età (37 anni) dovrà faticare non poco a tornare in sella.

Tornando alla prospettiva della corsa che si concluderà il 23 luglio, una cosa pare chiara, ed è sempre la classifica generale a “svelarla”: il Team Sky è una corazzata che ha piazzato quattro atleti fra i primi otto nella crono d’apertura. Oltre a Froome ci sono il vincitore di tappa e prima maglia gialla Geraint Thomas, Vasili Kiryienka, terzo, e Michal Kwiatkwosky.

Tutti uomini che scorteranno Froome in pianura e in salita fino alla “frullata” decisiva. La storia sembra già scritta ma c’è un però, secondo me, non trascurabile e che va oltre la classica comparsa di un contendente a sorpresa, almeno per il podio. Data la partenza in Germania e mettendomi nei panni di Chris Froome penserei che “il nemico è in casa nostra”, credo di non essere l’unico a pensare che un potenziale “ostacolo” all’impresa è rappresentato da Geraint Thomas, fortissimo e che viene fuori da un Giro d’Italia sfortunato durante il quale ha dimostrato di saper andare forte. Il gallese parte in appoggio a Froome, e su questo non ci piove, darà una mano al suo capitano, anzi sarà l’ultimo uomo del trenino. Ecco, se alle sue spalle Thomas dovesse vedere una esitazione o un Froome poco reattivo pensate che metterà mano ai freni?

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