“Percorro incredula il territorio dell’inspiegabile, chiedendomi ogni giorno: questa è dunque la mia vita? L’occasione della vita è una, unica e sola nell’intero percorso dell’eternità, come posso identificarla con questa mia prigionia, in un piccolo appartamento della grande città, dove trascorro quasi tutto il mio tempo, in un vero e proprio ergastolo, privo di carcerieri? È tutto qui, in queste giornate terribilmente simili una all’altra, il grande mistero dell’essere?

Da bambina mi hanno fatta andare a scuola e sono andata a scuola, poi hanno spiegato che senza l’università la scuola significava ben poco, e sono andata all’università. Infine mi hanno lasciato intendere che se non trovavo un uomo adatto a me sarei rimasta sola e senza alcun appoggio.

Ho fatto il possibile per convincermi. L’uomo che per primo mi ha corteggiato è subito diventato l’uomo della mia vita. Del resto qualsiasi convivenza al di fuori del matrimonio era sconsigliata e allora mi sono sposata.

Mi sono da subito trovata richiusa nel ruolo di moglie e cercavo di capire perché l’uomo che avevo conosciuto era subito svanito per lasciar posto al marito.

Era poi sottinteso che ambedue ci sforzassimo di mettere al mondo al più presto il primo figlio e così abbiamo fatto. Anzi, per rendere socialmente perfetta la nostra unione siamo riusciti a dare vita anche a una bambina.

Da allora ho trascorso il mio tempo al servizio dell’uomo della mia vita e dei due figli, che sono cresciuti con gli stessi problemi che avevo vissuto io stessa durante l’infanzia, l’adolescenza e la giovinezza.

Ho tentato invano di far sì che il loro destino, almeno un po’, fosse diverso dal mio, ma tutto sembrava predeterminato. Inoltre, poiché la sofferenza, la noia matrimoniale, lo sconcerto per essere costretta a vivere un destino che non sentivo mio, giacevano nel segreto dell’intimità, non era possibile esprimere apertamente il mio disaccordo.

Così, io e l’uomo della mia vita, non potendoci dire alcuna verità, abbiamo cominciato a litigare e il litigio è stata la sola variazione apprezzabile della convivenza matrimoniale…”.

Una mano femminile, tremante mi toglie garbatamente il foglio di mano. ”Mi scusi, questo foglio è mio, l’ho perso nel prendere la posta”.

Nell’atrio deserto del caseggiato la signora del quarto piano e io ci guardiamo imbarazzati. “L’ho trovato per terra”, mormoro in tono di scusa.

Le guance della donna sono coperte di un intenso rossore, mentre guarda il solo uomo al mondo che conosce i suoi segreti.

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