Davvero il governo ha detto che chiuderebbe i porti italiani a navi di Ong straniere che arrivano con i profughi?  E come chiuderebbe questi porti, ci metterebbe navi militari a sbarrarli?  No, non c’è nessun virgolettato di nessun esponente del governo che lo dica. C’è solo un’indiscrezione su un’indiscrezione su un colloquio di un nostro alto funzionario. Vero è che il governo non ha smentito, ha lasciato circolare la minaccia sui giornali pensando che gli faccia comodo.

Che serva a rabbonire un po’ di razzisti, padron migrantofobi nostrani e soprattutto pensando che questa minaccia serve a smuovere altri paesi delle Ue e a indurli ad accogliere una parte dei  profughi. Ma questa minaccia di chiudere i porti, oltre a essere orrenda, non è praticabile e soprattutto alimenta la falsa interpretazione secondo la quale finora li abbiamo “lasciati” sbarcare per buona volontà, e che adesso che la pazienza sta per finire ritiriamo la buona volontà.

Non è vero. I profughi sbarcano in Italia in base a trattati e a convenzioni sul soccorso in mare, sono gli altri paesi che darebbero prova di buona volontà a farli sbarcare, non essendo i più vicini. Lasciare che la minaccia  di chiudere i porti circoli, a nome del governo, rischia di essere un boomerang.  I vari migrantofobi diranno: ecco vedete potevate chiudere i porti. Siamo davvero in un’emergenza ingestibile?

Ho già scritto, in questo blog, che a me, come a molti, non pare. Anche se ne dovessero arrivare 300mila nel 2017. (Nel solo 2015 in Germania sono stati accolti un milione di siriani.) Ma ammettiamo che la preoccupazione sia fondata, che l’ Italia sia con l’acqua alla gola, che occorra dare una spallata agli altri paesi europei. Occorre la riforma del trattato di Dublino. Ci sarebbe forse un altro metodo di pressione, molto più pratico, efficace, silenzioso e rispettoso della vita e della dignità dei migranti.

Alle frontiere italiane non li si schedi. Si dia loro  – come di fatto è già successo spesso in questi anni, ma adesso non più – la possibilità di scegliere se entrare nel sistema dell’accoglienza italiana o se partirsene con mezzi propri a tentare la fortuna in un altro paese europeo. Li si lasci uscire senza problemi dalle frontiere del NordItalia. Oppure meglio ancora, metodo molto più sicuro, si dia una ondata di visti turistici nei paesi africani. Molti non si fermeranno in Italia, se ne andranno in molti in giro per la Ue, la cosiddetta emergenza si sgonfierà e la revisione dell’anacronistico trattato di Dublino si imporrà nei fatti.

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