Penultimo anno del cosiddetto quizzone all’esame di Stato: lunedì mattina gli oltre 500mila maturandi dovranno affrontare la terza prova che presenta domande su più materie. Dal 2019 sparirà per lasciare spazio solo ad una prova sulla padronanza della lingua italiana ed una avente ad oggetto una o più discipline caratterizzanti. Nel frattempo l’ansia per l’ultimo scritto dell’esame di Stato non manca.

A differenza della prima e della seconda prova, questa varia da scuola a scuola e anche da classe a classe: può essere strutturato in maniera diversa, può avere una durata differente, non prevede che vengano fatte le stesse domande e nemmeno che le materie siano le stesse. È durante questo terzo appuntamento con la maturità che i professori possono tener conto nel proporre i quesiti anche delle esperienze relative all’alternanza scuola/lavoro e alla lingua straniera insegnata con il metodo Clil.

Tutto viene deciso dalla commissione d’esame. Il decreto ministeriale 429 prevede 6 diverse tipologie che la commissione può scegliere ma più che la modalità della prova (trattazione sintetica, quesiti a risposta singola o multipla, problemi a soluzione rapida, analisi di casi pratici e professionali, sviluppo di un progetto) i maturandi sono preoccupati dalle materie che vengono scelte.

La terza prova è tarata sulle competenze specifiche della classe che la deve affrontare. In base a queste viene decisa la tipologia della prova, i tempi di svolgimento, le discipline interessate e i criteri di correzione e valutazione. In anticipo vengono comunicati quali sussidi didattici si possono utilizzare ovvero calcolatrici, vocabolari, attrezzature tecniche.

È come una roulette: difficile prevedere quali saranno materie e quesiti proposti. Secondo un sondaggio di Skuola.net, però, la maggior parte dei docenti ha cercato di aiutare i propri studenti: il 21% dei maturandi già sa le materie su cui si dovranno cimentare e addirittura alcune domande tra quelle elaborate dalla commissione, il 17% invece è riuscito a sapere solo le materie, mentre un altro 20% ha avuto qualche indiscrezione – non così dettagliata – dai commissari interni durante l’anno. Il 42%, al contrario, non ha avuto questa fortuna e i propri professori hanno tenuto la bocca cucita non rivelando neanche il minimo indizio.

Anche se il clima respirato durante le prime due prove scritte lascia ben sperare i ragazzi che se proprio non sapranno rispondere ai quesiti probabilmente riusciranno almeno a copiare: il 64% ha detto che la commissione ha controllato ma senza particolare accanimento e l’8% addirittura che la commissione non ha proprio controllato, lasciando copiare piuttosto facilmente. Solo il 28% si è trovato di fronte commissari inflessibili e scrupolosi nel frenare qualsiasi velleità dei copioni.

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