Per commentare l’esordio della versione estiva de La vita in diretta, il contenitore pomeridiano di RaiUno, forse basterebbe una semplice frase: le nozze con i fichi secchi. Sì, perché le intenzioni di chi ha messo in piedi la continuazione estiva del programma condotto fino a pochi giorni fa da Cristina Parodi e Marco Liorni erano e sono assai buone. L’idea di fondo è quella di offrire al telespettatore una finestra aperta sul mondo, in diretta, seguendo i fatti e i loro sviluppi con piglio quasi da giornalismo anglosassone, tra alto e basso, storie serie e sciocchezzuole pop-gossip.

Una cosa del genere, però, si può fare solo se si hanno gli strumenti adatti. E non parliamo delle sempre sottovalutate risorse umane di mamma Rai, ma innanzitutto del “manico”, dei conduttori. I programmi estivi vengono quasi sempre affidati a personaggi di seconda o terza linea, gente che durante la stagione televisiva classica ha spazi decisamente meno prestigiosi e che sacrifica le ferie per tentate di sfruttare l’occasione della vita.

Nel caso dell’edizione estiva de La Vita in Diretta, la scelta è caduta su Paolo Poggio e Benedetta Rinaldi. Una coppia che, almeno dopo le prime due puntate, sembra male assortita. Abituato ai ritmi e ai linguaggi di una all news come RaiNews lui, più generalista lei, Poggio e Rinaldi si stanno ancora studiando, cercano un’intesa che risulta difficile. Anche perché, a dirla tutta, fino a due settimane fa sembrava certa la conduzione di Mia Ceran assieme a Poggio, con un piglio dunque più giornalistico e meno di “intrattenimento”.

Ma la coppia Rinaldi-Poggio ha tutto il tempo per stupirci e creare l’amalgama che oggi sembra così lontana. Più grave, però, è l’impostazione scelta per il programma. Siamo nella fascia pomeridiana estiva e la gente costretta a restare a casa (invece di andare al mare o in vacanza) ha bisogno di svago, evasione intelligente ma leggera. E invece ecco che La Vita in diretta Estate somiglia a RaiNews, con troppi argomenti “pesanti” a rendere il tutto poco digeribile per il pubblico di RaiUno. Intendiamoci: il terrorismo internazionale o lo scenario geopolitico mediorientale sono argomenti importanti e fondamentali, ma siamo sicuri che il loro spazio naturale nel palinsesto televisivo sia quello del pomeriggio estivo dell’Ammiraglia Rai?

Una scelta che diventa paradossalmente meno credibile quando, a un certo punto, si vira su argomenti futili, sul gossip, sul solito servizio sulle coppie che scoppiano, sugli amorazzi estivi, sui tradimenti. È un giro della morte su montagne russe televisive scricchiolanti, con troppa disinvoltura (e scarsa capacità televisiva) nello svariare tra temi seri e leggeri, alto e basso. Per riuscire a fare una cosa del genere bisogna che tutto sia perfetto e nella versione in maniche corte del contenitore pomeridiano di RaiUno di perfetto c’è davvero poco.

Il problema, come spesso capita soprattutto d’estate, è che si pensa di ottenere risultati enormi con sforzi minimi. Perché per i signori della tv, il pubblico estivo dovrebbe accontentarsi di poco, perché i pochi soldi vanno investiti da settembre in poi. E invece d’estate c’è gente che sceglie di restare a casa o, peggio ancora, è obbligata a farlo. E la Rai, soprattutto di pomeriggio, dovrebbe far compagnia al proprio pubblico in maniera meno pretenziosa ma più onesta. Perché se bisogna continuare La Vita in Diretta solo per far lavorare qualche conduttore, giornalista o autore anche nei mesi estivi, allora è meglio lasciar perdere e mandare in onda i soliti film di Totò, che almeno fanno ridere di gusto e trasformano l’estate televisiva in qualcosa di più sopportabile.

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