“Ho dato mandato ai miei legali di procedere nei confronti del signor Matteo Renzi. Il giorno 14 giugno l’ex presidente del Consiglio, forse per giustificare i drammatici risultati del suo governo rispetto al tema dell’immigrazione, ha pensato di raccontare assurde bugie a milioni di italiani, in prima serata dalla Gruber, ospite della trasmissione Otto e Mezzo”. Lo annuncia Angelo Tofalo, deputato M5S e componente del Copasir, in un video postato sul suo profilo Facebook. Renzi, ospite di Otto e Mezzo (La7) la scorsa settimana, aveva detto testualmente: “Il tema migranti esiste, e nessuno lo nega, ma vi chiedo se voi vi sentite più tranquilli ad avere al Viminale un signore che si chiama Marco Minniti o uno che si chiama Luigi Di Maio che ha confuso Cile con Venenzuela o l’esperto di sicurezza del M5S che si chiama Angelo Tofalo, che è andato in Libia a trattare con la parte sbagliata?“. “E’ inaccettabile” – ribadisce il parlamentare pentastellato – “che una persona possa raccontare pericolose menzogne e indecenti falsità per attaccare due componenti di una forza politica di opposizione senza alcun contraddittorio o mediazione della conduttrice. Per queste ragioni ho deciso di tutelare la mia onorabilità e di dare mandato al mio avvocato di procedere nei confronti del signor Matteo Renzi. La somma di denaro che riceverò come risarcimento danni” – continua – “sarà utilizzata per garantire la formazione a giovani studenti nelle materie della sicurezza”.

Effettivamente Angelo Tofalo non è mai andato in Libia a “trattare con la parte sbagliata”. Il riferimento di Renzi probabilmente è a quando Tofalo nell’autunno 2016 andò a Istanbul insieme alla signora Annamaria Fontana, indagata insieme al marito Mario Di Leva per traffico d’armi internazionale, notizia che poteva e doveva essere nota alle intelligence di governo perché perquisiti dalla Dda di Napoli il 23 novembre 2015. Tofalo, attraverso la mediazione della Fontana, si recò in Turchia per incontrare e intervistare l’ex premier libico Khalifa Gwell, in quel momento considerato dal governo libico in carica come una sorta di oppositore rivoluzionario. Secondo un verbale della signora Fontana, quella intervista sarebbe dovuta andare in onda su La 7. Invece fu pubblicata solo da Fanpage. Le indagini dei pm partenopei Catello Maresca e Maurizio Giordano, coordinati dall’aggiunto Giuseppe Borrelli, ed in particolare una informativa del Gico di Venezia, che ha letto e tradotto tre mail di Di Leva, ritengono che la signora sia stata una fornitrice d’armi di Gwell. La signora Fontana ha asserito di aver intensificato i suoi rapporti con Tofalo nelle settimane successive alla trasferta turca, perché il deputato del Copasir si era impegnato con lei ad organizzare un convegno a Roma a fine novembre al quale sarebbero stati invitati Gwell, l’ex primo ministro Abdullah Al Tani e forse anche il colonnello Khalifa Aftar (l’ex ufficiale gheddafiano che guida l’esercito nell’est della Libia e sostiene il governo di Tobruk non riconosciuto dall’Onu, ndr), “per impostare un rapporto di cooperazione tra l’Italia e la Libia” e a quel convegno, che poi saltò, Tofalo le avrebbe annunciato la presenza di Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista. Tofalo è stato poi sentito dal pm Maresca come testimone, il verbale depositato è pieno di omissis. Il 14 giugno il Gip di Napoli Marcello De Chiara ha respinto la richiesta di patteggiamento della Fontana e del marito, ritenendo “non congrua” la pena di 3 anni e di 2 anni e otto mesi concordate tra procura e difensori, avvocati Giuseppe De Angelis e Massimo Romano.

 

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