“Ucciderò tutti i musulmani”. E’ quanto ha gridato un uomo, mentre tentava di scappare, dopo aver scagliato il furgone che guidava contro la folla di musulmani fuori dal Muslim Welfare House, un centro sociale islamico che si trova a Seven Sisters Road, a Londra. L’atto terroristico – di questo si tratta – ha provocato un morto e diversi feriti.

Ma qui l’aspetto che si vuole sottolineare è quello della gravità simbolica del gesto perché l’attentatore ha colpito innocenti spinto da una idea di vendetta: “I terroristi – islamici – ci hanno colpiti. Allora io colpisco loro”. Una sorta di legge del taglione, occhio per occhio e dente per dente, che quando è stata applicata ha sempre prodotto una umanità cieca e sdentata. Inoltre, il gesto è inquietante perché, se emulato, aprirebbe la spirale di un circolo vizioso che produrrebbe violenza e divisione esasperando il clima già teso. E questo è quello che vogliono gli xenofobi di ogni colore e identità.

Disinnescare il conflitto, rispondere all’odio con razionalità è l’unica soluzione che ci rimane. Sarebbe inutile, invece, chiedere ora, ora che l’attentatore è un europeo, bianco e islamofobo alla collettività europea – come è stato chiesto ripetutamente, con ossessione, a tutti i musulmani – di “condannare il gesto e di prendere le distanze, dissociarsi, da questo terrorista”. Le colpe dei singoli non devono ricadere mai sulla collettività. Ricordiamocelo.

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Londra, Theresa May: ‘Attacco a moschea disgustoso come gli altri atti di terrorismo’

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