L’Assemblée Nationale nelle mani di Emmanuel Macron dopo le elezioni legislative con l’affluenza più bassa della storia della quinta repubblica: il giovanissimo partito En Marche! ha ottenuto 350 dei 577 deputati (60,65 per cento dei seggi) superando con ampio margine il limite dei 289 necessari per avere la maggioranza assoluta. Il primo partito d’opposizione sarà quello dei Repubblicani che, nonostante una campagna elettorale difficile a causa dello scandalo che ha coinvolto il candidato François Fillon, riescono ad ottenere 137 deputati (22,53%). Escono a pezzi dalle elezioni gli esponenti del Front National: l’estrema destra che sognava di avere un ruolo da protagonista nel prossimo parlamento, non riuscirà nemmeno a formare un gruppo autonomo con solo 8 eletti (1,39%). L’unica consolazione? L’elezione per la prima volta all’Assemblée Nationale di Marine Le Pen. Vanno malissimo, come da previsioni, i socialisti che ottengono solo 46 seggi (7,97%). Alla France Insoumise di Jean-Luc Mélénchon invece 10 deputati (2,94%) e 10 per il Partito comunista (1,73%): i due partiti faranno un gruppo insieme.  La futura Assemblée Nationale sarà composta per il 75 per cento da parlamentari che non c’erano nella scorsa legislatura e in totale ci saranno 223 deputate donne, il numero più alto mai uscito dalle urne.

Tra i riconfermati c’è l’ex premier socialista Manuel Valls, che già nelle scorse settimane aveva cominciato a corteggiare il neopresidente Macron. Ma non mancano le polemiche. La candidata di France insoumise nell’Essonne, Farida Amrani, contesta la vittoria do Valls e ha annunciato la sua intenzione di procedere al riconteggio dei voti della sua circoscrizione (139 voti di scarto su Amrani. La possibilità di verificare le schede le era stata negata ieri sera. Per la prima volta i nazionalisti corsi del movimento Pè a Corsica entrano all’Assemblea nazionale. Sono tre i deputati del movimento, che riunisce insieme gli indipendentisti di Corsica libera e gli autonomisti del Femu, eletti ieri (conquistando tre delle quattro circoscrizioni dell’isola). “Vittoria storica”, ha twittato Gilles Simeoni, il leader di Pè a Corsica. Si tratta di Paul-Andre Colombani, Michel Castellani, e Jean-Félix Acquaviva.

Il premier francese Edouard Philippe ha intanto rimesso il suo mandato “in giornata” per consentire un “rimpasto tecnico”, come anticipato dal portavoce del governo Christophe Castaner. Castaner ha ricordato che le dimissioni del governo dopo le legislative è un passo rituale. “Nei prossimi giorni sarà costituito un nuovo governo sotto la guida, penso, di Edouard Philippe”, ha quindi affermato il portavoce citando “un rimpasto non esteso, ma tecnico e una conferma, quella di Philippe”.

Esultano i conservatori dopo mesi di difficoltà e dopo aver perso le presidenziali nonostante fossero dati (solo un anno fa e prima dello scandalo Fillon) come favoriti: “Nonostante l’astensione molto forte”, ha detto il neo leader di Les Republicains, François Baroin, “i francesi hanno voluto dare una netta maggioranza al presidente della Repubblica e il verdetto delle urne è chiaro. I nostri eletti avranno la responsabilità essenziale di incarnare la prima forza di opposizione”. Il segretario generale del Partito Socialista francese, Jean-Christophe Cambadélis, subito dopo il risultato ha annunciato le dimissioni. “Malgrado un’astensione allarmante, il trionfo di Macron è incontestabile” ha detto riconoscendo “la sconfitta della sinistra”. La presidente di En Marche! Catherine Barbaroux invece, ha ringraziato gli elettori: “I francesi”, ha detto, “hanno espresso una maggioranza chiara, stabile e coerente, per realizzare le grandi priorità del contratto concluso tra Emmanuel Macron e i francesi. Questo risultato “è una chance per la Francia”. La presidente di En Marche ha quindi reso omaggio alla “determinazione e alla mobilitazione” delle “migliaia di marcheurs, di volontari, cittadini”, che hanno reso possibile la vittoria. Una vittoria, ha aggiunto, che permetterà, tra l’altro, di realizzare le riforme necessarie per “sbloccare l’economia”, “creare nuove solidarietà” e “proteggere i francesi”, a cominciare dai “più vulnerabili”. Marine Le Pen, nonostante il pessimo risultato per il Front National, ma se la prende con il sistema elettorale. E aggiunge: “siamo solo 8 ma ne valiamo 80”. In una conferenza stampa dal feudo di Henin-Beaumont, nel nord, dove ieri è stata eletta per la prima volta – al terzo tentativo – deputata in Assemblée Nationale, la Le Pen conferma che il partito spera di poter formare un gruppo con degli alleati. Sembra da scartare un accordo con il sovranista Nicolas Dupont-Aignan, che la Le Pen aveva scelto come suo “primo ministro” nel caso fosse stata eletta all’Eliseo, mentre potrebbero essere interessati deputati dei gruppi misti e senza etichetta.

 

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