di Federica Pistono *

Nella narrativa araba contemporanea, il tema dell’incontro amoroso tra persone di diversa provenienza, in cui i due elementi della coppia sono raffigurati come un uomo arabo e una donna europea, ricorre con una certa frequenza, sia pure con accenti ed esiti diversi. La tematica è presente ne La stagione della migrazione a nord del sudanese Tayeb Salih (Sellerio, 1992, traduzione di Francesco Leggio). Definito da Edward Sa ͑id come “uno fra i sei libri più belli scritti in arabo nel Novecento”, il romanzo declina la problematica nei toni violenti dell’incontro-scontro tra colonizzatore e colonizzato, narrando la vicenda di Mustafa Sa ͑id, un giovane sudanese che, grazie alle notevoli doti intellettuali, riesce a ottenere una borsa di studio per il Cairo.

Qui, grazie all’aiuto di una coppia inglese, riesce a stabilirsi a Londra. Mustafa diviene ben presto un animatore dei salotti alla moda, dove impersona il ruolo dell’esotico seduttore, trovando un solo modo per vendicarsi della colonizzazione occidentale: di giorno, intelligente economista, di notte, cacciatore di prede femminili. Il suo fascino, che evoca Cuore di tenebra di Conrad, è tale da indurre al suicidio tre delle sue amanti, gelose dei continui tradimenti. La prima donna realmente amata da Mustafa è Jean Morris, da lui sposata: durante un perverso gioco erotico, la donna lo spinge a ucciderla. Dopo aver scontato sette anni di reclusione per l’omicidio della moglie e viaggiato per lungo tempo, l’uomo torna nel proprio villaggio, sconvolgendone la quiete. Si comprende come, in molti paesi arabi, questo romanzo sia stato considerato disdicevole per l’immagine degli africani e degli arabi stessi. La critica occidentale, invece, l’ha apprezzato come un testo il cui autore ha assorbito la tradizione letteraria araba, fondendola con elementi della letteratura europea, inglese in particolare.

Il tema dell’incontro amoroso tra un uomo arabo e una donna europea attraversa il complesso romanzo dell’egiziano Bahaa Taher Amore in esilio (Ilisso, 2008, traduzione di Paola Viviani). Protagonista dell’opera è un maturo giornalista egiziano di fede nasseriana che, lasciandosi alle spalle le delusioni della politica di Sadat e un matrimonio fallito, decide di trasferirsi in Europa. Siamo nel 1982, l’anno del massacro di Sabra e Chatila, in un mondo in cui l’amore sembra davvero essere andato in esilio. Lontano dalla patria, il protagonista riflette sul suo passato, sull’esilio e sulle tragedie del mondo contemporaneo. L’imprevista storia d’amore con Brigitte, una giovane donna austriaca, sembra offrire nuovo calore ed entusiasmo alla sua vita, riportandolo nel tumulto dell’esistenza. Brigitte rappresenta una sorta di opposto del protagonista: orientale e di mezza età lui, occidentale e giovane lei. Tuttavia, nonostante l’amore sincero che lega i due amanti, la differenza di età e le diversità culturali finiscono per dividerli, mentre la guerra in Libano e le stragi di Sabra e Chatila travolgono ancora una volta l’esistenza dell’uomo.

Il romanzo Voci dell’egiziano Sulayman Fayyad (Sellerio, 1994, trad. M. Avino e I. Camera D’Afflitto), ci presenta l’impatto tra la cultura orientale e quella occidentale in un Egitto rurale ancora pervaso di antiche tradizioni popolari. In questo testo, non è l’uomo arabo a esercitare violenza sulla donna europea che ama, ma l’intera comunità in cui l’estranea è inserita. Dopo aver fatto fortuna in Francia, Hamid torna al suo villaggio sul Nilo con la moglie francese, Simone, una donna gentile e rispettosa della cultura locale. Ma dall’incontro della straniera con la gente del villaggio scaturisce un esito tanto tragico quanto imprevedibile. Come osserva Isabella Camera D’Afflitto nella postfazione dell’opera, “se Tayeb Salih mette l’accento sul disagio dell’intellettuale africano nel paese ospitante e il protagonista uscirà dall’autodistruzione solo ritornando in patria, nel romanzo di Fayyad il protagonista al suo rientro in patria si muove in un ben calcolato equilibrio tra oriente e occidente (… ) e, proprio quando ciascuna delle due culture sembra accettare l’altra, ecco che esplodono biechi sentimenti umani, quali la gelosia e l’invidia, mascherati da presunti valori tradizionali, frutto di ataviche superstizioni”.

Il romanzo Gli odori di Marie Claire del tunisino Habib Selmi (Mesogea, 2013, trad. E. Bartuli e M. Soave), racconta, in tutte le sue fasi, la storia d’amore, ambientata a Parigi, tra Mahfuz, un immigrato tunisino e Marie-Claire, un’impiegata francese. I due protagonisti sono inizialmente attratti l’uno verso l’altra, vivono una breve felicità ma mostrano spesso difficoltà nel rapportarsi con una cultura diversa. Quando l’amore si spegne, la causa della crisi resta oscura. Anche questa volta manca il lieto fine e Mahfuz, quando la compagna lo lascia, conclude affermando che “non esiste niente di più fragile della relazione tra un uomo e una donna”.

* traduttrice di romanzi di letteratura araba

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