Salvare il presidente di Cattolica Assicurazioni da qualsiasi conseguenza penale a seguito di una verifica fiscale in una società del gruppo. Era questa la mission (non impossibile) che alcuni dirigenti della compagnia assicuratrice veronese e alcuni funzionari dell’Agenzia delle Entrate di Venezia portarono a termine nel 2015. Al prezzo di un paio di orologi Rolex del valore di 20mila euro e di promesse di assunzioni o di contratti di consulenza.

L’inchiesta che a Venezia ha portato all’arresto di 16 persone da parte dei finanzieri del Nucleo di Polizia tributaria ha spalancato una finestra sui vertici della compagnia, compreso il presidente Paolo Bedoni (che non è indagato). I provvedimenti di custodia cautelare hanno riguardato, tra gli altri, Giuseppe Milone, direttore amministrativo di Cattolica Assicurazioni e l’ex dirigente Albino Zatachetto. Secondo l’accusa si sarebbero accordati per far abbattere una richiesta fiscale da 8,8 milioni di euro a 2,6 milioni. Nella vicenda sono coinvolti anche il tenente colonnello della Gdf Vincenzo Corrado e il dirigente dell’Agenzia delle Entrate del Veneto Christian David. Il regista è Elio Borrelli, alto dirigente a Venezia, ora capo dell’ufficio provinciale di Pesaro e Urbino. Nell’accordo sarebbe entrato come intermediario anche Cesare Rindone, giudice della Commissione tributaria regionale.

Quale è il prezzo di quell’intesa? A David e Borrelli sarebbe stata promessa l’assunzione con contratto dirigenziale presso la Cattolica della compagna di Borrelli, con un livello retributivo di 90mila euro all’anno (offerta non accettata). Poi furono promesse alla stessa signora consulenze “di consistente valore”. A David e Borrelli viene contestato di aver accettato la promessa. A David, Corrado e Rindone sarebbero state fatte altre promesse: l’assunzione di un amico ed ex collega di Corrado, nonché amico di Rindone. Allo stesso Corrado, quando sarebbe uscito dalla Finanza, era stata promessa l’assunzione alla Cattolica. Infine, l’ufficiale e David avrebbero ricevuto un paio di orologi Rolex del valore di 20mila euro.

Tutto questo a che scopo? Una conclusione favorevole della verifica. Ma dalle carte dell’inchiesta e dalle intercettazioni spunta il nome del presidente Bedoni, che doveva essere messo al riparo da conseguenze penali relative a possibili illeciti fiscali. Bedoni è un personaggio importante. E’ presidente di Cattolica dal 2006, presidente di Società Risparmio e Previdenza (gruppo Cattolica) dal 2010, componente del Cda della Camera di Commercio di Verona dal 2009. Oltre ad essere cavaliere e commendatore è componente del consiglio nazionale di Confcooperative, ma fu per quasi dieci anni (dal 1997 al 2006) presidente nazionale della Coldiretti. Dal 2007 al 2012 è stato nel Cda di Banca Popolare di Vicenza.

Tutto comincia nella primavera 2015. Zatachetto e Borrelli si accordano per incontrarsi a pranzo “A la scuea” di Mestre. “All’incontro parteciperà anche ‘il piemontese’ poi identificato nel dott. Paolo Bedoni, presidente della Società Cattolica di Assicurazioni”, annotano i finanziari del Nucleo di polizia tributaria. “Borrelli si recherà all’incontro con ‘un altro’, poi identificato per David, capo settore controlli e riscossioni dell’Agenzia delle Entrate – Direzione Regionale del Veneto”.

Il 21 maggio 2015 ci sono anche i finanzieri a fotografare l’incontro. “Alle ore 13.02 arriva Zatachetto con Bedoni a bordo dell’auto Audi… intestata a Cattolica Assicurazioni, e i due entrano nel ristorante. Alle 13.41 Borrelli con David arrivano al ristorante a bordo della Range Rover guidata da Borrelli. I due entrano nel ristorante”. I finanzieri aspettano. “L’incontro dura più di un’ora perché i quattro escono alle 14.55 e prima di ripartire si salutano molto cordialmente. Borrelli e Bedoni si scambiavano un bacio sulla guancia”.

Quello che accade dopo è contenuto in numerosi dialoghi. Borrelli sembra seguire la pratica anche se è stato trasferito a Pesaro il 31 maggio 2015. Il 5 giugno Borrelli telefona a David. Ecco il dialogo: BORRELLI: “E’ necessario”. DAVID: “Sì!”. B. :“Un incontro con quelle due persone della Cattolica che hai incontrato l’altra volta con me”. D.: “Sì, io gli avevo lasciato il numero di telefono”. B.: “Ok! Così vi vedete un’altra volta, anche perché non ci deve essere un problema penale per il Presidente”. D.: “E io sono disposto ad ascoltarli, sai che la mia porta è aperta”. B.: “Christian, mi raccomando il fatto del penale”. D.: “Sì lo so, lo so!”. B.: “Il Presidente non può, non può andare in penale”. D.: “Ok, vediamo io non so neanche come stanno chiudendo la verifica, quindi siamo fermi a quello che ti ho detto”. B.: “…non è quello il problema della quantificazione è che in questo periodo con tutto ciò che si deve fare con le varie banche, con le brrr… il Presidente non può andare in Procura della Repubblica”.

L’antifona è chiara. La risposta almeno possibilista. Dopo dieci giorni c’è un secondo incontro con esponenti della Cattolica. Entra in scena il direttore amministrativo Milone, che parla con Borrelli, intercettato. Borrelli (scrivono i finanzieri) spiega di aver parlato con un collega “per impedire che il Presidente vada in Tribunale”. Dopo l’incontro con David, Milone dice a Borrelli: “Tutto ben, volevo solo dirti grazie, abbiamo fatto quello che dovevamo eeeh e adesso andiamo avanti”. E Zatachetto: “Ci ha detto di star fermi, che adesso sente e poi ci chiama e andiamo a mangiare il pesce”. E Borelli: “Se mai fallo di venerdì che vengo anch’io”.

In un’altra telefonata, Zatachetto, riferendosi alla verifica fiscale, dice a Borrelli che vuole notizie: “Lui ha detto state fermi che io tengo tutto fermo fin che eh per cui noi siamo qui”. Sullo stesso tenore, nel luglio 2015 David dice al sempre presente Borrelli: “Digli che stia tranquillo, che torno dalle ferie. Tanto il decreto legislativo deve essere ancora approvato. Abbiamo tempo. La roba è sospesa come volevano loro”.

I finanzieri hanno poi documentato l’interesse di Borrelli alla Cattolica. Vuole far assumere la sua compagna. Borrelli è al telefono con Zatachetto. “Se io riesco a farmi dare una lettera dal direttore generale che la assumiamo dal primo gennaio, è sufficiente per dimostrarti la nostra…”. La parola pronunciata da Zatachetto è incomprensibile, ma i finanzieri la attribuiscono alla vicenda fiscale. Borrelli risponde: “Sì però Albino, non è che viene assunta un’impiegata, bisogna decidere insieme al direttore generale come viene inquadrata, con che stipendio…”. E in un’altra telefonata Milone spiega: “Non si assume nessuno e allora bisogna costruire una storia, una cosa dove questa cosa qui, che è una cosa eccezionale”.

Ma siccome l’assunzione va per le lunghe, Borrelli chiede a David di “bloccare tutta la chiusura della pratica Cattolica.”. Con queste parole: “Rallenta molto, rallenta, devono imparare l’educazione! In certe cose. E’ un anno che devono farmi una cortesia e mi menano in giro”. Tutto rallenta e la compagna di Borrelli viene convocata a Verona per un colloquio. Poi arriva l’offerta, ma la donna non accetta l’assunzione. Maria Teresa Ciampalini vuole essere assunta come dirigente. “Mi ha proposto l’inquadramento come F3, allora io gli ho risposto abbastanza male a lui”.

La donna non viene assunta e la verifica si conclude con una contestazione di evasione di oltre 10 milioni di euro. Nel 2016 ci sono nuovi contatti tra la Cattolica e Borrelli per la gestione concreta dell’accertamento, con nuove richieste di assunzione per la donna. Alla fine di un estenuante tira e molla, in cui entrano in scena gli altri soggetti finiti sotto inchiesta, Cattolica Assicurazioni vedrà abbattuto il debito fiscale a 2,7 milioni di euro e il 20 dicembre 2016 firma un atto di adesione unificata.

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