Da capoluogo bianco della rossa Toscana, Lucca scopre la sua vena nera. Ai lucchesi, conservatori per tradizione, ma mai estremisti, oggi piace CasaPound. Alle ultime comunali, gli elettori hanno premiato lo schieramento di estrema destra con il 7,8% dei voti, più di quelli raccolti dal M5S, fermo al 7,6%. L’elettorato della tartaruga frecciata, dal simbolo di CasaPound, potrebbe essere determinante nel ballottaggio, che si terrà tra due settimane.

A sfidare la coalizione di centrosinistra del sindaco uscente Alessandro Tambellini, per ora in vantaggio, c’è Renzo Santini, ex capo della redazione locale della Nazione, che raduna i partiti di destra, da Forza Italia a Fratelli d’Italia. Se CasaPound lo appoggiasse, basterebbe poco a Santini per recuperare lo scarto di 2,6 punti percentuali che lo separa dall’avversario. A dividere Lucca dal resto della Toscana non ci sono solo le sue meravigliose mura, ma anche una tradizione democristiana che l’ha accompagnata lungo tutta la prima Repubblica, sfociando poi in giunte di centrodestra dal 1998 al 2012.

Trentasei anni, rappresentante di fiori essiccati, un processo in corso a Lecce per rissa, Fabio Barsanti è il leader di CasaPound a Lucca: in città ha costruito la propria credibilità lontano dal salotto della città, tra le fila degli ultras della squadra di calcio della Lucchese – che ora è riemersa in serie C – e nei quartieri popolari, a forza di attacchi (verbali) ai migranti, sostegno alimentare ai lucchesi in difficoltà e recupero di aree degradate. “Ma ho ricevuto il sostegno anche di alcuni commercianti e residenti del centro” precisa lui a ilfattoquotidiano.it. Ha festeggiato in strada il risultato con i suoi sostenitori, giovani e giovanissimi. Insieme condividono il motto #ilucchesiprima, scritto così, con l’hashtag, e una maglietta bianca con la caricatura di Barsanti vestito da centurione romano, uno dei tanti richiami al fascismo del movimento. Cinque anni fa Barsanti aveva cercato di farsi eleggere come consigliere comunale in lista con il Pdl, ma non ci riuscì. Da allora però ha guadagnato consenso.

Cosa è successo nel frattempo? “A differenza degli altri candidati, noi non stiamo sul territorio soltanto sotto elezioni. In più, non prendiamo finanziamenti pubblici, siamo completamente autofinanziati, abbiamo fatto la campagna elettorale più economica di tutti a Lucca e la gente ce lo riconosce” racconta Barsanti. Che, rispetto alle accuse di violenza, dice: “Non credo nella violenza come mezzo politico, ma se i radicali di sinistra ci attaccano, noi di certo non scappiamo, reagiamo“. Cosa c’è dietro il successo di CasaPound a Lucca? “La città ha sempre avuto una presenza della destra, anche piuttosto estrema, anche attraverso la tifoseria – dice Luca Cinotti, caposervizio del Tirreno nella redazione di Lucca – Ma mai una presenza così forte come oggi”. Non solo banchetti e volantini: hanno ripulito le piazze, tagliato l’erba, dove il Comune non passava da decenni, hanno aiutato chi è in difficoltà a fare la spesa e poi ancora la presenza in alcune scuole superiori. Al Tirreno, spiega Cinotti, lavorano sul voto quartiere per quartiere: “E CasaPound è molto forte nei quartieri più marginali e più disagiati. E non è un caso”. Santini, il candidato del centrodestra ha assicurato che non farà apparentamenti con nessuno e garantito che CasaPound non avrà mai un posto in giunta. “Se però raggiungeranno fra loro un accordo – conclude Cinotti – bisogna capire cosa CasaPound vorrà in cambio, perché i voti non li darà gratuitamente”.

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