Da 10 anni è in attesa di giustizia, dopo essere stato licenziato per aver rifiutato di cominciare un’altra corsa al termine del suo turno di lavoro, di oltre dieci ore, a bordo di un aliscafo della compagnia Alilauro: un’ azione che avrebbe potuto mettere a rischio la vita dei passeggeri, oltre che la sua. La compagnia è di proprietà dell’ex senatore di Forza Italia, Salvatore Lauro e della vicenda del marinaio si occupò anche un’inchiesta di Report nel 2008. Ma nonostante sulla carta, dopo anni di battaglie, abbia ottenuto giustizia, e il licenziamento sia stato riconosciuto illegittimo, Francesco Di Munno, questo il nome del marinaio, attende ancora il risarcimento che gli spetta per questo danno ingiusto.

Dopo aver vinto il primo grado, Francesco decide, come prevedeva il vecchio articolo 18: di rinunciare alla reintegra attraverso il pagamento di 15 mensilità, oltre a tutte quelle che gli spettavano dal licenziamento. “Ritornare a lavorare per Alilauro mi faceva stare troppo male dopo tutta la cattiveria che avevo ricevuto – racconta – e ulteriori 15 mensilità erano una somma cospicua, che allora mi sarebbe potuta servire per qualche investimento utile a reinserirmi nel mondo del lavoro anche a 52 anni”.

Così, decide di inviare quella che chiama “la stramaledettissima lettera“, forte dell’orientamento della giurisprudenza. Risultato: l’azienda va in appello, non dando né i soldi , né il lavoro. A maggio 2016, il giudice di appello sostanzialmente conferma quanto disposto dal tribunale ordinario, e lo scorso gennaio la sentenza passa in giudicato. Nel frattempo però, sia l’articolo 18 che la giurisprudenza cambiano: oggi Francesco avrebbe solo diritto ad avere il risarcimento fino alla data di invio della lettera.

Oltre al danno anche la beffa: da quando è stato ingiustamente licenziato, ben dieci anni fa, gli è stata preclusa la possibilità di lavorare all’interno del Golfo di Napoli, (dove gli armatori privati la fanno ormai da padroni), riuscendo a lavorare solo saltuariamente su altre tratte lontane da Napoli. Oggi, a 57 anni , Francesco si ritrova senza lavoro, con tutti i corsi del libretto di navigazione scaduti (tutti obbligatori e molto onerosi) e a rincorrere soldi che non arrivano, a causa dei ritardi della giustizia e della prepotenza dell’azienda.

A Maggio di quest’anno, il giudice del tribunale di Ischia doveva accertare quale delle diverse società del gruppo dovesse pagare. Poi l’ennesimo rinvio: prossima udienza a dicembre 2017. Questa volta per un cambio di giudice, il nuovo arrivato ha richiesto ulteriore tempo per leggere le carte del consulente tecnico, sottolineando che “il processo era giovane, avendo solo 5 anni”. E ciò solo per stabilire quale delle “scatole cinesi” debba risarcirlo. Per come stanno le cose, nonostante sia passato tutto questo tempo e malgrado una sentenza sia passata in giudicato, è ancora mani vuote perché Alilauro non paga e, anzi, ora propone una transazione per il 50% di quanto invece gli spetterebbe secondo sentenza.

“La cosa che più mi fa rabbia? il fatto che lui (Salvatore Lauro, nda) si vanti di non pagare mai nessuno di quelli che vincono le cause contro di lui. Perché purtroppo anche altri ex colleghi si trovano in una situazione simile alla mia. Costringere Alilauro a rispettare una sentenza definitiva sembra davvero molto complicato”. Eppure, la società non sembra star male, con un capitale sociale di 5 milioni e 400mila euro e tariffe in continuo aumento. Né il proprietario sembra manifestare segni di indigenza, con un vitalizio, che secondo un’inchiesta dell’Espresso di qualche anno fa, ammonterebbe a tremila euro al mese, per aiutare l’ex senatore ad arrivare alla fine del mese, se i guadagni della compagnia e delle altre sue proprietà, non dovessero bastare.

“Io ho fatto il marinaio per tanto tempo – continua Francesco – e i biglietti li staccavo io. Giudici, avvocati, generali e sottufficiali della guardia di finanza e dei carabinieri: viaggiavano tutti senza pagare nulla, tutti con tessera di libero percorso, questori e prefetti, ufficiali e sottufficiali della guardia costiera”. Delle tessere di libero percorso ci siamo già occupati , così come dell’accusa di cartello sanzionata dall’Antitrust con una maxi multa milionaria, poi annullata dai giudici amministrativi del Tar e del Consiglio di Stato, o dei rischi per la sicurezza denunciati persino da un’inchiesta del TG1. Tutto rimasto lettera morta.

Questo non è il mondo che io volevo per i miei figli, dove vincono solo i più forti e prepotenti. E l’unico mezzo di tutela, la ‘giustizia‘ funziona malissimo, e danneggia solo chi rispetta le regole mentre favoreggia i ‘farabutti’ e chi pensa che il denaro gli permetta qualsiasi cosa” mi dice Francesco. Come dargli torto?

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