Meno di 2500 voti a Parma, fuori dai ballottaggi a Genova e pure a Palermo. Nessuna speranza a Trapani e addirittura nemmeno a Taranto. E come se non bastasse l’ex M5s Federico Pizzarotti al secondo turno a Parma e l’espulso Marco Fabbri eletto al primo turno a Comacchio (Ferrara). Le amministrative per il Movimento 5 stelle vanno come da previsione e forse pure anche peggio: male su tutti i fronti tanto che arrivano al ballottaggio in 8 comuni su 140 totali. Beppe Grillo rompe il silenzio verso l’ora di pranzo con un post sul blog: “Il M5s è stata la forza politica più presente a questa tornata elettorale”, si legge. “Fallimento? Illudetevi che sia così”. Il titolo parla di “successi, fallimenti e obiettivi” e dentro si esamina il risultato evitando di parlare di sconfitta, ma soprattutto ribadendo che la vera battaglia per i grillini si gioca altrove. “E’ una crescita lenta, ma inesorabile. Tutte le prime pagine dei giornali sono però dedicate al fallimento del M5s. Tutti gongolano esponendo raffinate analisi sulla morte dei 5 Stelle, sul ritorno del bipolarismo, sulla debacle del Movimento, sulla fine dei grillini. L’hanno detto dopo le politiche, dopo le europee, dopo le regionali, dopo il referendum. Fate pure anche ora. Illudetevi che sia così per dormire sonni più tranquilli. Noi continuiamo ad andare avanti per la nostra strada”.

Grillo sottolinea il fatto che i grillini dove corrono si presentano sempre da soli: “Gli altri partiti”, continua, “si sono camuffati, soprattutto il Pd che si è presentato in circa metà dei comuni rispetto al Movimento. La maggior parte delle città sono state conquistate da ammucchiate di liste civiche, capitanate da foglie di fico, fatte ad hoc per accaparrarsi voti sul territorio nascondendo il vero volto dei partiti. Senza di loro il Pd di Renzi altro che sindaci: avrebbe faticato a mettere anche solo qualche consigliere comunale. Stiamo assistendo alla lenta scomparsa di un partito che, con nomi diversi, era radicato sul territorio dal dopoguerra”. Il leader M5s quindi dà lo scadenzario per il Movimento: “Adesso il primo obbiettivo è dare il massimo supporto ai nostri candidati al ballottaggio tra due settimane. A luglio avremo il candidato presidente della regione siciliana, a settembre avremo il candidato premier. Il 5 novembre ci saranno le regionali siciliane e ci mobiliteremo per far sì che quella splendida isola diventi la prima regione a 5 Stelle. Dopo ci saranno le politiche e l’obiettivo è andare al governo. Successi e fallimenti fanno parte della nostra storia. L’importante è non mollare mai”. Chiude il post con una citazione di Nikola Tesla: “I nostri successi e i nostri fallimenti sono tra loro inscindibili, proprio come la materia e l’energia. Se vengono separati, l’uomo muore”.

Tra i simboli della crisi M5s c’è naturalmente Parma. Il sindaco Pizzarotti, ex enfant prodige di Grillo prima di diventare capitan Pizza e di essere cacciato dal Movimento, andrà al ballottaggio contro il candidato di centrosinistra. Il Movimento, invece, è fuori da tutto: neanche 2500 voti racimolati. Numeri impietosi, come quelli che parlano di 25 capoluoghi al ballottaggio e neanche uno con il candidato grillino in corsa. C’è poi la débacle di Palermo, sconfitta annunciata di un centro dove liti e faide interne sono state le principali protagoniste. Il grillino Ugo Forello nemmeno ha potuto giocarsi il ballottaggio e l’uscente Leoluca Orlando ha vinto al primo turno e per la quinta volta nel capoluogo siciliano. Altro incubo è quello di Genova, dove Grillo di certo non è profeta in patria: il caos sulla scelta del papabile primo cittadino (Cassimatis defenestrata con un post sul blog nonostante la vittoria alle primarie online) ha pesato molto di più del comizio con cui il comico ha chiuso la campagna elettorale. Anche qui gli attivisti M5s sono rimasti a guardare le feste degli altri. Al Sud, poi, M5s non è praticamente pervenuto. C’è ad esempio la sconfitta di Taranto: i grillini speravano in un buon risultato nella terra dell’Ilva, ma anche qui non c’è stato niente da fare. I parlamentari osservano in silenzio, e solo il deputato Danilo Toninelli si espone: “I nostri candidati non hanno dietro apparati che si nascondono dietro accozzaglie con i simboli di partito che spariscono dalle liste, vedrete che domani saremo la prima o seconda forza politica nazionale, al di là dello schermo delle finte liste“.

I NUMERI: SOLO 8 BALLOTTAGGI SU 140 COMUNI AL SECONDO TURNO – Non solo Palermo, Genova e Parma, quindi. Perché il senso della tornata negativa per il M5s è tutta in un altro dato: i candidati pentastellati parteciperanno solo a 8 ballottaggi sui 140 previsti in tutta Italia. I centri più rilevanti dove sono ancora intatte le speranze grilline sono Carrara, Guidonia e Acqui Terme: nei primi due casi c’è molto equilibrio, nel terzo meno. Ad Asti (Torino) i grillini non ce la fanno per un soffio: il secondo turno sarà tra centrodestra e centrosinistra.

LE STORIE: DA COMACCHIO A MIRA, ALTRE BRUTTE NOTIZIE – Due casi da quasi manuale sono le città di Comacchio e Mira. Nel comune in provincia di Ferrara, Marco Fabbri cinque anni fa, insieme a Federico Pizzarotti, fu uno dei primi esponenti del Movimento 5 Stelle a diventare sindaco. Fabbri ha perso il simbolo durante l’amministrazione per divergenze con i vertici M5s e nonostante ciò è stato confermato al primo turno senza bisogno nemmeno di passare dal ballottaggio con il 50,9 per cento dei voti. In provincia di Venezia, invece, è durata solo una legislatura la guida a 5 Stelle di Mira, uno dei primi municipi conquistati nel 2012 dal movimento di Grillo, con il sindaco Alvise Maniero. Maniero ha deciso di stare fermo un turno per giocarsi la candidatura in Parlamento alle prossime politiche e ha lasciato spazio alla collega pentastellata Elisa Benato è stata staccata di oltre 5 punti da Antonella Trevisan (26,1%), candidata dal centrodestra appoggiata anche dal sindaco di Venezia, Brugnaro, e di 13 punti da Marco Dori (34,4%), candidato sindaco dei Dem, che si sfideranno al secondo turno. Cinque anni fa in Veneto il Movimento 5 Stelle aveva conquistato anche il Comune di Sarego (Vicenza), dove il candidato grillino Roberto Castiglion è stato rieletto. Una buona notizia, ma secondaria a fronte dello scenario nazionale.

PROCESSO A DI MAIO E LA VENDETTA DI PIZZAROTTI – Resta un risultato di certo negativo che non potrà non avere ripercussioni e cambi di passo. Nessuno, del resto, nel Movimento 5 Stelle sperava che le Comunali 2017 rispolverassero l’exploit di Roma e Torino: le guerre fratricide a Genova e Palermo, l’ondata di critiche che ha oscurato le amministrazioni prima di Virginia Raggi e poi, con i fatti di Piazza San Carlo, di Chiara Appendino, secondo i retroscenisti hanno evidentemente pesato. Ma il flop, nei numeri, è forse più ampio di quanto nel Movimento prevedeva anche perché, negli ultimi giorni, Beppe Grillo aveva deciso di metterci la faccia. Dal voto delle Comunali, quindi, esce un M5s di certo ammaccato e ammaccata esce pure la leadership di Luigi Di Maio, responsabile M5s degli enti locali, che nelle ultime settimane ha girato in lungo e in largo l’Italia per sostenere i candidati M5s. Un Di Maio che, come quasi tutti i suoi colleghi e lo stesso Grillo, per ora resta in silenzio. “In bocca al lupo a vincitori e vinti. Ci rivediamo alla prossima. Un abbraccio a tutti quelli che ci hanno messo la faccia. #ToBeContinued” ha scritto invece su Twitter il deputato M5s Carlo Sibilia. Quale sarà la prossima? Le regionali in Sicilia, terra della sconfitta di Palermo. Proprio da qui il M5s proverà a ripartire. I sondaggi, per ora, lo vedono in ampio vantaggio e Grillo già in luglio sarà a Palermo per incoronare il vincitore delle Regionarie. E la Sicilia, nel programma grillino, dovrebbe fare da trampolino per le elezioni nazionali sulle quali il M5s continua ad essere fiducioso. Ma almeno per questa notte dovrà fare i conti con una sconfitta netta in tutte le grandi città. E con le parole di chi poteva essere il volto buono in una giornata nera: “I cittadini ragionano con la propria testa, la città è stata abbandonata dal movimento e questo se lo sono ricordati. La lista M5s lavorava contro di noi e non per la città. Siamo arrivati molto più consapevoli rispetto all’altra volta”. Parola di Federico Pizzarotti, sindaco uscente di Parma, pronto al ballottaggio per la riconferma, ex grillino.

 

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