Oscar Mammì, esponente del Partito Repubblicano Italiano e ricordato soprattutto per la prima legge organica sull’emittenza radiotelevisiva che prese il suo nome, è morto a Roma a 90 anni. Ministro delle Poste e delle Telecomunicazioni dal 1987 al 1991, si è spento dopo una lunga malattia.

Il suo nome è legato principalmente alla legge che regolò in maniera organica in Italia l’emittenza radiotelevisiva, scatenando polemiche durate per molto tempo, ma Mammì ha una storia di lunga militanza nel Pri. Fu deputato per quasi 25 anni dal 1968 al 1992 oltre che ministro negli anni di piombo e poi in quelli del pentapartito, per poi lasciare la Camera con Mani Pulite e ritirarsi definitivamente alcuni anni dopo per motivi di salute. Divenne sottosegretario all’Industria e commercio nel II governo Rumor e nel governo Colombo, poi ministro per i Rapporti con il Parlamento nel I e II governo Craxi, oltre che ministro per le Poste e Telecomunicazioni nei governi Goria, De Mita e nel VI governo Andreotti.

Nel 1990 Mammì presentò la legge che sancì la divisione fra reti pubbliche e private, disegnando un quadro di regole per un settore in forte espansione che vedeva consolidarsi quel duopolio di Rai e Fininvest, che avrebbe acceso lo scontro politico con la discesa in campo di Silvio Berlusconi. Già al momento dell’approvazione, però, le proteste furono molte, tanto che ben cinque ministri della sinistra Dc (tra cui l’attuale capo dello Stato Sergio Mattarella) decisero di dimettersi quando il presidente del consiglio Giulio Andreotti, su pressione del Psi, mise la fiducia sulla legge. Secondo gli oppositori la normativa, soprannominata legge Polaroid, si limitava a legittimare la situazione anomala preesistente, facendo un favore al futuro leader di Forza Italia. Quasi 15 anni dopo, nel 2004 fu approvata una nuova legge di regolamentazione del sistema tv, la Gasparri, che non meno polemiche avrebbe scatenato.

Nato a Roma, laureato in economia e commercio, da giovane impiegato di banca, Mammì era suocero del critico cinematografico e autore televisivo Marco Giusti, marito della figlia Alessandra. Nel 2005 a 78 anni compiuti debuttò come attore nella fiction di Rai Tre, “Walter e Giada. I migliori anni della nostra vita“, ispirata al romanzo “I promessi sposi“. “Mi sono divertito moltissimo. L’Innominato – confidò all’epoca – è la rappresentazione del potere, che ha caratteristiche uguali nel tempo. Il potere è sempre quello, è cambiata certo, e in peggio, la nostra democrazia: un tempo si lavorava per costruire il consenso, ora si cerca di sapere dove va il vento e lo si segue”.

Mammì portò sulle scene anche la sua grande passione per il gioco dello scopone scientifico, che lo spinse a scrivere il manuale “Dello scopone”, edito da Mursia, e gli fece ottenere la carica di presidente onorario della Federazione italiana gioco dello scopone. Il Consiglio Nazionale del Partito Repubblicano Italiano ha interrotto i lavori per rendere omaggio alla sua figura. “Mammì ha rappresentato una lunga memorabile orgogliosa parte della storia del repubblicanesimo italiano – si legge in una nota -. Fu sempre convinto che la crisi italiana fosse superabile unicamente attraverso un impegno politico e non certo attraverso soluzioni istituzionali o giudiziarie.

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