Jeremy Corbyn, il leader laburista inglese reduce dalle elezioni in Gran Bretagna, ci può insegnare molto. È suo lo slogan: moneta per il popolo, e non solo soldi gratis per le banche. Se il Movimento 5 Stelle e la disgraziatissima e frammentata sinistra italiana vogliono avere successo nelle prossime decisive battaglie sociali ed elettorali, se vogliono contrastare con successo l’austerità – e anche il possibile governissimo Renzi – Berlusconi che si sta profilando dopo le prossime elezioni -, devono prima di tutto proporre soluzioni concrete e immediate per difendere i redditi delle famiglie impoverite da dieci anni di politiche economiche restrittive e suicide. Per rilanciare l’occupazione e l’economia, dovrebbero inserire nel loro programma l’emissione massiccia di moneta fiscale a favore soprattutto delle famiglie più disagiate, del ceto medio impoverito, degli investimenti pubblici e sociali e degli investimenti produttivi.

Partiamo da un fatto clamoroso: se, invece di distribuire alle banche con il quantitative easing (q.e.) 2,2 triliardi (migliaia di miliardi), la Banca centrale europea presieduta da Mario Draghi avesse assegnato questa gigantesca montagna di soldi ai 320 milioni di cittadini dell’Eurozona (compresi i bambini) saremmo usciti subito dalla crisi e l’Europa avrebbe ripreso immediatamente la strada del benessere. Ogni cittadino avrebbe ricevuto in media 202 euro al mese per ognuno dei 34 mesi previsti dal q. e. (da marzo 2015 a dicembre 2017). Con un aumento del reddito medio di 202 euro al mese, la domanda avrebbe trainato l’economia e l’occupazione sarebbe cresciuta rapidamente. Non ci sarebbe stata nessuna austerità: l’Eurozona sarebbe uscita subito dalla depressione e sarebbe diventata più prospera e meno diseguale.

Invece, la Bce di Draghi ha riempito di denaro fresco le casse delle banche, e queste li hanno investiti nei mercati finanziari e nei titoli di Stato (cioè nel debito degli Stati). La bolla speculativa sta crescendo ma l’economia e l’occupazione piangono. Jeremy Corbyn è stato il primo leader di sinistra a proporre l’emissione di moneta pubblica e non solo la creazione di moneta privata o bancaria. Ha proposto che la Banca centrale stampi moneta per avviare investimenti pubblici a favore della società e dell’economia reale. Moneta per il popolo, non solo per le banche. Ovviamente la Bce non seguirà mai il progetto di Corbyn. Il governo tedesco è assolutamente contrario perché l’inflazione andrebbe a vantaggio dei paesi debitori, e non delle grandi banche che prosperano sui debiti altrui.

In questa situazione, che cosa possono proporre le forze politiche progressiste? La proposta è che lo Stato crei ed assegni gratuitamente (ripeto: gratuitamente) alle famiglie, alle imprese produttrici di beni e servizi, agli enti pubblici, un nuovo tipo di moneta: la moneta fiscale. La Moneta fiscale è semplicemente un titolo di stato emesso dal Tesoro che dà diritto a godere di sgravi fiscali, ma solo dopo due o tre anni dall’emissione. In sostanza: il governo ti assegna un Titolo di sconto fiscale (Tsf) pari a 100 euro e dopo 2-3 anni avrai diritto a uno sgravio fiscale di 100 euro. Ma i Tsf possono subito essere convertiti in euro sui mercati finanziari, esattamente come qualsiasi altro titolo, come i Bot e i Btp. Grazie alla loro convertibilità, i Tsf incrementano però subito la capacità di spesa in euro degli assegnatari. Diventano subito euro spendibili nell’economia reale. Dopo due o tre anni dalla loro creazione, quando i Tsf andranno a maturazione e potranno essere utilizzati per ridurre il pagamento delle tasse, il deficit fiscale potenziale verrà compensato grazie alla crescita del Pil e dei relativi ricavi fiscali. La manovra di moneta fiscale non genera deficit, ma sviluppo.

La proposta, di stampo keynesiano, è semplice da comprendere. Se manca la liquidità, se mancano i soldi per fare la spesa, la produzione e gli investimenti cadono. Se con la moneta fiscale si immette liquidità e riprende la domanda, l’economia ricomincia a crescere grazie al nuovo ossigeno monetario. Così il debito pubblico finalmente diminuisce in rapporto al Pil. La moneta fiscale ha infatti un vantaggio decisivo: si può fare senza uscire dall’Eurozona. I Tsf sono titoli di sconto fiscale, e in campo fiscale ogni stato è (per fortuna) sovrano. Grazie alla moneta fiscale le famiglie potrebbero finalmente respirare, l’economia riprenderebbe a correre e la nostra democrazia riconquisterebbe potere e dignità rispetto a poteri finanziari che speculano sulle monete e sui debiti pubblici a danno delle popolazioni.

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