Ci si avvicina al Gp del Canada e ci sono alcune valutazioni sia tecniche che sportive da fare. La Ferrari ha dimostrato di essere competitiva su ogni tipo di tracciato e ora si va in Canada però su di un circuito atipico, semi-permanente e dalle caratteristiche totalmente diverse da tutti quelli visti fino ad ora. Giuseppe Gomes, che collabora con me a F1Sport.it e in Radio nella conduzione di PitTalk, ha preparato questa analisi che trovo assolutamente giusta ed equilibrata, riportando, inoltre, all’interno anche le dichiarazioni di Mario Isola di Pirelli che abbiamo intervistato in esclusiva. Condivido con voi lettori del mio blog il suo articolo, sicuro che sia cosa a voi gradita.

di Giuseppe Gomes

Dopo un Gran Premio di Monaco poco spettacolare, ma accesso una volta scesa la bandiera a scacchi con le tante polemiche per il sorpasso di Vettel su Raikkonen, si vola oltre-Oceano, direzione Canada. Si arriva con una Ferrari ampiamente in testa al mondiale, sia piloti (+25 di Vettel su Hamilton) sia costruttori (+17 sulla Mercedes), complice una SF70-H che ormai non ha più bisogno di dimostrare le sue qualità, essendo veloce su ogni tipo di tracciato. Sia quelli più completi, come Shangai e Barcellona, sia quelli veloci, come Sochi, sia quelli dove il grip meccanico unito all’aerodinamica è fondamentale, proprio come Monaco e Melbourne.

L’autodromo Gilles Villeneuve, nome conferito dopo la scomparsa del pilota canadese nel 1982, è un circuito molto particolare. Una pista dove la Power Unit svolge un ruolo fondamentale, merito dei lunghi rettilinei che collegano secchi destra sinistra o tornanti. Per questo, oltre ad avere la necessità di scaricare tanta potenza a terra, si deve avere un assetto ben bilanciato, per poter saltare velocemente sui cordoli ed ottimizzare le performance delle gomme. Tutte tematiche che saranno centrali nel sesto Gran Premio di questa stagione, almeno in previsione della gara di domenica, che potenzialmente potrà essere una delle più combattute ed incerte, almeno per questo inizio di 2017

Non è certo una novità, il fatto che la Power Unit Mercedes, sia leggermente più performante rispetto a quella della Ferrari, se non sulla potenza massima certamente sull’efficienza nel giro secco o in determinati stralci di gara (come la partenza di Sochi o il sorpasso di Hamilton su Vettel a Barcellona), e questo sarà certamente un vantaggio per il team di Stoccarda. Dall’altra parte abbiamo una Ferrari che, su chicane e curve lente, si trova decisamente a suo agio, merito di un progetto 668 nato bene e che sta crescendo gara dopo gara. Fattore fondamentale saranno le gomme Pirelli, che qui porta il trittico più aggressivo: Ultra Soft, Super Soft e Soft. La gestione del compound più morbido sarà probabilmente l’ago della bilancia. Questo perché la Mercedes (soprattutto Hamilton) ha evidenziato qualche problema nel portare in temperatura ottimale questa mescola, mentre la Ferrari si è trovata perfettamente a suo agio.

A chiarire questa situazione è intervenuto, ai microfoni di Pit Talk, Mario Isola, Racing Director di Pirelli in Formula 1: “Noi abbiamo sviluppato una nuova famiglia di mescole che ha molto meno degrado, che forse fa più fatica come warm-up ma poi è molto più stabile, ma c’è sempre un picco di grip e chi riesce a lavorare in quel picco è chi alla fine sfrutta al 100% la gomma. Il che vuol dire farlo su entrambi gli assi, e qua in alcuni casi possono venir fuori delle difficoltà di set-up: ad esempio, se in alcuni circuiti va protetto il posteriore perché è richiesta tanta trazione e quindi si rischia di surriscaldare il posteriore, al contempo bisogna trovare il modo di stressare a sufficienza l’anteriore per mandarlo in temperatura.” In sostanza, la SF70-H, è la vettura che meglio riesce a gestire gli pneumatici Pirelli, ne è riprova il fatto che, spesso, assistiamo a strategie di “overcut”, allungando gli stint con le gomme più prestazionali. Proprio le strategie utilizzate da Vettel in Australia e a Monaco per portare a casa la vittoria.

Dopo le ombre di Monaco, Hamilton cercherà sicuramente il riscatto, in una pista dove si è sempre sentito a suo agio (ben 5 vittorie in 10 anni, compresa la sua prima in Formula 1 nel 2007), nella quale saprà dare quel qualcosa in più per riportare la sua W08 davanti al gruppo. La sua controparte “rossa”, qui ha vinto una sola volta, nel 2013 con la Red Bull, e con la Ferrari che è assente dal gradino più alto del podio da ben 13 edizioni. Un digiuno lunghissimo, come gli altri che la Casa di Maranello è riuscita a interrompere in questa stagione, dando buone speranze anche per il GP canadese. Ultima nota sul noto “muro dei campioni”: secondo voi, quante possibilità ci sono di vedere il “baby” Stroll stampare la sua FW40 sullo storico muretto? Magari con qualche “speranza futura” per la Williams…

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