Nel giorno in cui nell’ambito dell’inchiesta Consip si aggiunge un nuovo indagato, ovvero Alessandro Sessa, vicecomandante del Noe dei Carabinieri finito sotto inchiesta per depistaggio, a margine del convegno “Magistrati e politica, dov’è il cortocircuito?” organizzato dal Foglio, è il vicepresidente del Csm Giovanni Legnini a sottolineare: “La sola ipotesi che ci possa essere stato un falso o un depistaggio è, di per sé, inquietante“. Eppure, ha rivendicato lo stesso Legnini, sulla vicenda Consip “è in corso un’indagine penale” e, “fintanto che è aperta un’indagine penale, il Csm non può dire neanche una parola, deve attendere l’esito dell’indagine”. Legnini ha aggiunto: “Noi dobbiamo dare fiducia, tanto più il Csm, a chi indaga, in sede penale e sede disciplinare – ha aggiunto Legnini – mi auguro che si concludano al più presto queste attività, dopodiché noi ci occuperemo di questa vicenda”.  

Anche il ministro della Giustizia Andrea Orlando, di fronte alle domande del direttore de Il Foglio Claudio Cerasa, si è difeso: “Mio ministero poco deciso sul caso Consip? No, ho agito come dovevo. Mi ha infastidito chi, tra i miei colleghi del Pd, mi ha contestato per non aver mandato gli ispettori a bloccare le inchieste. Ma io penso che gli ispettori servano per valutare in modo adeguato il funzionamento delle Procure, non per condizionare la loro attività”.  

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