Caro Totò,
io che faccio parte dello Stato che tu volevi distruggere o comprare, la Repubblica difesa da tanti uomini e donne che hai massacrato, penso una cosa: se dici che sei malato e stai male davvero, hai diritto a non fartelo il carcere. Perché io mica sono una bestia come te

Sono le parole di Salvo Taranto, nato a Milazzo (Messina) nel 1981, nel momento in cui la Cassazione si pronuncia sul diritto a morire dignitosamente di Riina. E’ un membro del coordinamento provinciale dell’Associazione antimafia Libera, ricercatore presso l’Istituto Storico e dell’Età Contemporanea per il quale realizza laboratori di storia delle mafie presso le scuole medie e superiori della provincia. Spiega ai bambini e ai ragazzi che la mafia è una montagna di merda, come ha insegnato Peppino Impastato. Usa parole di rabbia che ha imparato a gestire come forza per lottare:

Eppure c’è una cosa che non potrai mai fare anche se la Cassazione dice che tutti ne hanno diritto: morire dignitosamente. Quelli che hai fatto ammazzare perché ti combattevano sono morti dignitosamente, tu non puoi. Tu non ce l’hai una dignità, perché non ti sei mai pentito per quello che hai fatto, perché hai infangato la mia Sicilia, perché anche in galera hai continuato a minacciare.

Salvo è lo sceneggiatore del film documentario “Il pittore della Tenda” del regista Renato Lisanti, la storia di un grande artista, Emanuele Modica, che ha combattuto la mafia con il pennello. Il film uscirà a fine anno. Salvo è libraio ostinato, usa le parole per il dialogo, convince alla lettura prima che l’ignoranza possa impedirti di sceglie che parte stare e Salvo ha scelto:

Tu, certo, hai diritto a morire senza che nessuno si accanisca su di te, come ogni essere umano. Ma al massimo potrai scomparire come uno sputo assorbito dalla terra. Niente di più. E visto che, a modo tuo, credi anche in Dio, fidati: non sai quello che ti aspetta. Altro che il carcere.

Illustrazione tratta dal libro di Enrico Gotti “Un’estate più forte del silenzio”
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