Gay e con padre indiano. È stato senza dubbio un giorno storico per l’Irlanda per l’elezione del 38enne Leo Varadkar, alla leadership del Fine Gael, forza di maggioranza nella Repubblica. Varadkar è così subentrato al premier (taoiseach in lingua gaelica) Enda Kenny, dimessosi dopo 15 anni alla guida del partito. Il medico prestato alla politica si appresta così a diventare primo ministro nelle prossime settimane, il più giovane di sempre nel Paese.

“Il pregiudizio non ha più presa nella Repubblica”, ha dichiarato entusiasta Varadkar subito dopo la sua proclamazione e ha promesso di rendere il partito più “democratico, impegnato e inclusivo“. Per lui ora appare scontata la nomina a capo del governo dopo i colloqui coi rappresentanti dei partiti irlandesi necessari a garantire la fiducia a una compagine che resta comunque – come quella guidata da Kenny – di minoranza.

Con alle spalle diversi incarichi di ministro, da ultimo di titolare degli Affari sociali, Varadkar era già dato ampiamente favorito e ha sconfitto nelle elezioni interne grazie al sostegno dei deputati del Fine Gael l’avversario Simon Coveney, ministro per l’Edilizia.

Il nuovo leader rappresenta il volto di una Irlanda profondamente cambiata negli ultimi anni, in cui l’influenza cattolica si è via via affievolita aprendo la strada a mutamenti epocali per il Paese su temi quali l’aborto o le nozze gay. Il neoleader ha in effetti alle spalle una storia familiare e individuale ‘eccentrica’: fuori dagli schemi classici di questa terra.

Nato nella capitale da padre immigrato dall’India e madre irlandese, è passato dalla medicina alla politica qualche anno fa, scalando rapidamente posizioni nel partito e nel governo sotto l’ala di Kenny. Varadkar, primo ministro a dichiararsi pubblicamente gay nella storia dell’isola verde, ha condotto del resto una campagna in cui la sua omosessualità, sottolineano gli esperti, è stata in sostanza ininfluente.

Mentre le riforme sociali proposte di recente in veste di ministro, alcune delle quali contestate, gli hanno dato visibilità più di quanto evidentemente non l’abbiano penalizzato. Varadkar, nel discorso con cui ha accettato la designazione dinanzi a una platea di sostenitori in festa, si è detto “onorato”, ammettendo di avere peraltro dinanzi “una sfida enorme” da affrontare. Poi ha rivendicato la sua storia personale e le radici paterne. “Quando mio padre completò il suo viaggio di 5.000 miglia per costruire la sua nuova casa in Irlanda, dubito che abbia anche solo sognato di poter avere un giorno il proprio figlio leader di questo Paese”, ha detto con accenti di commozione. Ha quindi reso omaggio al rivale di partito Coveney, invocando l’unità del Fine Gael e dell’Irlanda. “Facciamo sì – ha concluso fra gli applausi – che la nostra missione, ora, sia fare della Repubblica una terra di opportunità per tutti“.

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