L’ha partorito e poi l’ha gettato dal balcone. È l’ipotesi della Procura di Ivrea dopo il “lungo e difficile interrogatorio” in cui una donna di 34 anni, italiana, ha detto: “Sono andata in bagno, ho partorito. Poi non mi ricordo più nulla“. Interrogata dai carabinieri e dai pm l’indagata ha “fornito dichiarazioni confuse e a tratta inconguenti”. Saranno le indagini a stabilire le cause della morte del neonato ritrovato agonizzante in via Turati a Settimo Torinese. Per il piccolo, ritrovato all’alba di ieri da un giovane operaio e due netturbini, è stato inutile l’intervento del 118 e la corsa d’urgenza in ospedale dove è stato chiamato Giovanni. Sarà l’autopsia a stabilire le cause del decesso.

Alla donna la Procura di Ivrea contesta l‘omicidio aggravato ed è stata sottoposta a fermo di indiziato di delitto. Al momento non sono emerse responsabilità da parte di altre persone. “Non ci sono certezze – dice il procuratore di Ivrea Giuseppe Ferrando -. Il lancio è una ipotesi considerato il luogo dove è stato trovato (sotto l’alloggio dove vive la donna) e il trauma subito”. Quello “colpisce è l’apparente normalità” di una persona descritta come fragile. La 34enne, dopo aver partorito da sola, ha accompagnato la figlia di 3 anni all’asilo. “Vista l’immane tragedia non c’è da festeggiare nessun risultato operativo” afferma il comandante provinciale dei Carabinieri di Torino, colonnello Emanuele De Santis, commentando il fermo della donna.

“La donna ha sostenuto di non essersi mai sottoposta a visite mediche – ha spiegato il procuratore – di avere continuato ad avere le mestruazioni, per cui non pensava di essere incinta. Quando il piccolo è stato trovato in strada si è affacciata al balcone anche lei, col marito, guardando quello che stava accadendo”. La donna, riferiscono gli inquirenti, dice non ricordare nemmeno di essersi sbarazzata del piccolo. “Il corpo del neonato, sulla strada, era lontano dall’asciugamano. Questo potrebbe avvalorare la caduta dall’alto ma è ancora una ipotesi investigativa”. Il marito era in casa al momento del parto, ma non è indagato. Interrogato dai carabinieri, l’uomo ha sostenuto “di avere sentito dei rumori, come un miagolio, ma di non avere sospettato nulla“.

“È stata una attività investigativa intensa e frenetica” quella che ha portato a identificare e poi a fermare la donna spiega il capitano Pierluigi Bogliacino, comandante della Compagnia carabinieri di Chivasso (Torino). “Il punto in cui è stato trovato il neonato, e le sue condizioni, ci hanno fatto supporre che fosse stato abbandonato da un’auto – spiega l’ufficiale dell’Arma -. La svolta nel pomeriggio, quando ascoltando i residenti del condominio davanti al quale è avvenuto il ritrovamento abbiamo capito che c’era qualcosa che non tornava. Una donna, in particolare, ci ha fornito un racconto anomalo e incongruente”.  Il successivo controllo presso la sua abitazione, ha consentito ai militari di trovare in bagno “un tappetino intriso di sangue vischioso”.È a quel punto che i sospetti si sono concentrati sulla donna che nella notte ha confessato il parto. La svolta è arrivata quando è stata portata in procura ad Ivrea per essere ascoltata dal procuratore Giuseppe Ferrando e dai carabinieri. E, sempre sempre in serata, i militari sono tornati nel luogo dove è stato trovato il piccolo per effettuare ulteriori rilievi compiendo anche un sopralluogo nell’appartamento al secondo della donna che abita lì dove il piccolo è stato trovato. Sono stati alcuni residenti della zona a mettere sull’avviso i carabinieri. A chi le chiedeva se era incinta rispondeva di no. E a quanto pare i familiari erano all’oscuro della gravidanza.

A dare l’allarme ieri mattina, poco dopo le 6, Stefano Cravero un operaio di 21 anni che stava tornando a casa dal lavoro. “Ho visto qualcosa in mezzo alla strada e mi sono fermato – racconta -. Era agonizzante ma respirava ancora“, aggiunge il giovane che insieme a due netturbini, Saverio Casorelli e Attilio Bondino, ha prestato i primi soccorsi al bambino, un maschio di carnagione chiara, il cordone ombelicale ancora attaccato, e ha chiamato il 118. La corsa all’ospedale Regina Margherita di Torino è stata inutile.  “Una scena che non dimenticherò più”, dice sconvolto Attilio Bondino, l’operatore ecologico intervenuto con il collega Saverio Casorelli. “Urlavamo chiedendo aiuto. È stato sconvolgente – aggiunge -. Speravamo tutti di potergli salvare la vita”. Lì dove il piccolo è stato trovato sono stati lasciati biglietti e peluche.

I carabinieri della compagnia di Chivasso hanno subito diramato una nota di ricerca in tutti gli ospedali della zona nel tentativo di identificare la madre. Il neonato aveva una ferita alla testa, particolare che in un primo momento aveva fatto pensare fosse stato lanciato da un’auto in corsa. I militari dell’Arma hanno anche visionato le immagini delle telecamere di sicurezza di alcuni esercizi commerciali della zona nel tentativo di identificare movimenti sospetti tra le 4 e le 6, gli orari in cui si ipotizza che il neonato sia stato abbandonato. Alcuni residenti, sentendo le grida d’aiuto dell’operaio e dei due netturbini, si sono affacciati dalle finestre e hanno lanciato degli asciugamani per avvolgere il piccolo.

Soltanto tre settimane fa, a Trieste, una sedicenne è stata indagata per l’omicidio della neonata abbandonata nel giardino di casa dopo averle dato la luce. Anche allora la bimba morì poche ore dopo il ricovero all’ospedale Burlo Garofalo del capoluogo giuliano. “Non sapevo di essere incinta”, ha detto la giovane ai sanitari, aggiungendo di avere partorito in maniera inconsapevole, da sola, nel bagno di casa.

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