Doveva essere la straordinaria occasione da cogliere. Invece l’ora o mai più di Berlino 2015 si è trasformato nel catalizzatore del progetto, nel ‘si può fare’ e rifare, che ha dato linfa alla fase 2 di una programmazione avviata ormai dieci anni fa. Bisogna iniziare dal tabellino di quella finale per spiegare il concetto. A Cardiff rivedremo appena tre titolari del match contro il Barcellona: Buffon, Barzagli e Bonucci. Ci sarebbe dovuto essere – e ci sarà al Millennium StadiumGiorgio Chiellini, ma venne fermato da un infortunio. E quattro, quindi. Conclusione: cambiando sette elementi, il risultato è lo stesso. Nonostante siano andati via Paul Pogba e Arturo Vidal che, si diceva, con Andrea Pirlo formavano una delle linee di centrocampo più forti d’Europa. Se la Juve ha perso qualcosina lì nel mezzo, ha però guadagnato qualità davanti, dove Morata e Tevez hanno lasciato il posto a Higuain e Dybala, con l’aggiunta dell’esperienza e della duttilità di Mario Manduzkic.

Se tutto questo è stato possibile, le ragioni sono da ricercare nel lavoro di Massimiliano Allegri e della società. Perché il futuro non si improvvisa, ma si programma. La Juventus lo fa ormai da anni, basti pensare a cosa accadde proprio a Berlino. Sugli spalti dell’Olympiastadion sedeva Paulo Dybala, fresco di passaggio in bianconero dal Palermo. È su quel colpo che è iniziata la ripartenza. Passata poi per la capacità di strappare alle dirette concorrenti i loro uomini migliori: Miralem Pjanic ha salutato la Roma, Gonzalo Higuain ha abbandonato Napoli. Marotta e Agnelli hanno messo sul piatto 120 milioni di euro per dare consistenza all’attacco e ridare geometria al centrocampo orfano di Pirlo, Vidal e Pogba. Proprio gli ultimi due, a fronte di una spesa complessiva irrisoria per portarli a Torino tra il 2011 e il 2012, sono stati il serbatoio di denaro per andare a pescare il bosniaco e l’argentino. Il cileno venne acquistato per 11,2 milioni, il francese resterà il più incredibile colpo di mercato della storia moderna del calcio, visto che arrivò a parametro zero.

Iniziò allora lo sprint verso l’Europa del club bianconero, rilanciato dalle loro cessioni. La Juve è ora in una dimensione ancora più importante e solida. Mentre prima ad ogni movimento in entrata doveva corrispondere un’uscita economicamente simile, adesso il club può permettersi manovre “allo scoperto”. Il bilancio 2016/17 dovrebbe chiudersi con ricavi attorno ai 550 milioni di euro e il quarto utile di fila, destinato questa volta a schizzare però dai 20 dello scorso anno a circa 100 milioni. Non sarà sempre così, visto che il ‘boom’ positivo è dovuto in buona parte alla plusvalenza di Pogba e al cammino in Champions che ha generato maggiori introiti dal botteghino e dai diritti tv.

Ma allo stesso tempo, la Juve ha iniziato a guardare anche ai prossimi anni, quando la base che unisce Berlino e Cardiff inizierà a venire meno. Buffon, Bonucci, Barzagli e Chiellini sono avviati verso la fase finale della loro carriera. Marotta e Paratici hanno già inserito in rosa Daniele Rugani, oltre ad acquistare a gennaio Daniele Caldara dall’Atalanta. Controllano anche Pol Lirola, terzino del ’97 ora in prestito al Sassuolo. E i bianconeri del futuro hanno una fisionomia di base anche dal centrocampo in su con Leonardo Spinazzola, Rolando Mandragora, l’acquisto della scorsa estate Marko Pjaca e il giovanissimo Moise Kean. L’attaccante ivoriano, classe 2000, è andato in gol nell’ultimo match di campionato contro il Bologna: nel caso in cui servisse un altro segnale per comprendere che la Juventus è già nel futuro.

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