Ahmed Qatamesh, scrittore, docente universitario e analista politico palestinese, è stato arrestato il 14 maggio in un raid notturno nella sua abitazione di al-Bireh, nei pressi di Ramallah. Una settimana dopo, un tribunale militare israeliano ha emesso un primo ordine di detenzione amministrativa della durata di tre mesi.

Com’è tipico della detenzione amministrativa, che può essere rinnovata per periodi anche di sei mesi, non è noto di cosa Qatamesh sia accusato in quanto le prove sono segrete né è previsto un processo. Qatamesh ha una lunga storia di attivismo politico che Israele ha spesso punito col carcere. Condannato a quattro anni negli anni settanta con l’accusa di far parte del Fronte popolare di liberazione della Palestina, in seguito ha trascorso in detenzione amministrativa oltre otto anni. L’ultimo rilascio risaliva al dicembre 2013. Ha 67 anni e le sue condizioni di salute non sono buone.

L’anno scorso, hanno riferito i suoi familiari, l’intelligence militare israeliana l’aveva convocato in due occasioni per ammonirlo a cessare di scrivere e fare interventi in pubblico. Qatamesh aveva replicato che, in quanto scrittore e accademico, non avrebbe smesso di farlo. Degli oltre 6.500 prigionieri palestinesi nelle carceri israeliane, più di 500 si trovano in detenzione amministrativa. La fine di questa procedura arbitraria e contraria al diritto internazionale era tra le richieste del migliaio di detenuti che hanno sospeso sabato uno sciopero della fame durato 41 giorni.

Qatamesh è un convinto sostenitore dello stato bi-nazionale. Oltre che a Israele, non risparmia critiche alla leadership palestinese, incapace di governare e di darsi una strategia che porti sostegno politico internazionale. Di recente, ha preso le parti dei prigionieri palestinesi in sciopero, sostenendo la legittimità delle loro richieste.

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