Totti e Kobe detective privati – di Simone Vacatello

La pioggia di fine settembre farà anche scaldare i cuori più romantici, ma quello che nessuno dice è che a contatto con l’asfalto puzza. Smaschera lo scenario, come se qualcosa fosse andato storto in un modo che puoi solo annusare, e non vedere. Il grassone sta seduto sotto la pensilina, la testa china a contemplare la panza, gli occhi chiusi, la barba unta di sugo, il respiro pesante, protetto dalla pioggia che gli cade intorno.

“Ahò”, sbotta il Biondo, svegliando il grassone, che apre gli occhi di colpo e cerca di mettere a fuoco le due figure davanti a lui. Quello alto e scuro porta degli enormi scarponi da ginnastica, il biondino a fianco una t-shirt bianca con gli occhiali da sole appesi al collo.

“‘So what?” lo incalza il Mamba.

“Muore una vecchia gloria del nuoto e con tutti i segugi privati che ci stanno nel raccordo chiamano proprio voi due?”

“Che te devo di’’? Avevamo la serata libera”.

“Chi era la vittima?”, domanda il Mamba.

“Non li leggi i giornali, vero?”

“Solo la pagina degli sport”.

“Eh, domani ci troverai pure questa — e lancia una fotografia sul tavolino — ex campionessa di nuoto, 48 anni, annegata in piscina. Il marito sostiene che non s’è trattato di un suicidio, io nun lo so, però pagano bene, così bene che se fossi in voi uno da incastrare lo troverei”.

“Te pensa a nun rimane’ incastrato nea sedia”.

“Ci credete? —  gli chiede il ciccione mentre loro fanno per allontanarsi — Più volte campionessa mondiale, testimonial olimpica, sottosegretario allo sport, due figli, tre case, una bella famiglia, una vita perfetta”.

“Magari aveva rivali, nemici”.

“Seh, quando nuotava. Quando era un’atleta. Mica mo’ che nun contava più un cazzo”, sputacchia il panzone fissando i suoi interlocutori con aria sardonica, come se insinuasse qualcosa.

“You filthy piece of…”, ringhia il Mamba, scattando in avanti. “Lassalo perde”, cerca di calmarlo il biondino con una mano sul braccio.

Salgono in automobile, fanno retromarcia e poi si lasciano alle spalle la Mulholland Drive di Collina Fleming.

“Magari è stato un delitto passionale, magari c’aveva n’amante violento”.

“Bullshit. Ora noi andiamo lì al circolo del nuoto, facciamo domande, poi vediamo l’abitazione, parliamo col marito, gli amici, i potenziali nemici, ma intanto già sappiamo benissimo chi l’ha uccisa”.

“Ah te già lo sai? Allora pace, faccio inversione e cena de pesce a Fiumicino”.

Il Mamba soffoca una risatina e guarda con aria bonaria il suo partner, poi il suo viso si fa serio e risponde: “La solitudine, man. La solitudine”.

Lo sguardo del biondino si fa accigliato. “L’altro giorno parlavo co’ Del Piero – risponde – m’ha detto: lo sai qual è il momento peggiore di quando guardo la partita in tv? Peggio anche del fatto di guardarla seduto a casa?”

“Quale?”

“Quando spengo ‘a tv. Il silenzio. Quello là”.

“Infatti non è il colpevole che dobbiamo cercare, man. Non è per quello che siamo qui. Siamo qui per dare un senso a quel silenzio. Jesus Christ, non riusciamo a darlo al nostro, almeno proviamo a darlo al suo”.

Anderstend”, annuisce il biondino, mentre la Golf sorvola il Tevere superando anche ponte Duca d’Aosta.

La pioggia ha smesso di battere sull’asfalto, dalla nebbiolina alle loro spalle si intravede la sagoma dello Stadio. Dai suoi spalti, stasera, non si leva un fiato.

[Continua a pag. 3 per “Totti e Kobe finalisti al Premio Strega”]

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