A poche settimane dal voto, a Genova la partita è aperta e a giocarsela sono in tre: Marco Bucci, che proverà a testare sul campo ostile della città Medaglia d’oro della Resistenza l’asse “sovranista” Salvini-Toti-Meloni, Gianni Crivello che, nonostante tutto, prova a tenere unito il centrosinistra, e il Movimento 5 Stelle, che proverà a puntare tutto sul programma per far dimenticare l’infelice vicenda delle Comunarie, tra sostituzioni, ricorsi e controricorsi. Possibile outsider Paolo Putti, che con la sua lista Chiamami Genova tenta di “sopravvivere” al Movimento sommando ai voti dei “dissociati” e di chi contesta privatizzazioni, grandi opere e cementificazione sul territorio, quello dei militanti della sinistra stanchi dei compromessi al centro del Partito Democratico.

I confronti pubblici si ripetono a cadenza quasi quotidiana, ma la campagna procede svogliata e fiacca nei contenuti e nei toni. Mai, come a queste elezioni, la città storicamente amministrata dal centrosinistra, sembra contendibile. Eppure nessun candidato riesce a scaldare gli animi disincantati, stanchi e disillusi dei genovesi.

Nel 2012, a modo suo, Marco Doria era riuscito a riempire le piazze, cogliendo al volo la congiuntura astrale che lo vedeva rappresentare, agli occhi dei suoi elettori, una chance di cambiamento autentico pur nella continuità di valori del centrosinistra. Era un’altra epoca, il berlusconismo sembrava definitivamente archiviato e la vasta area politica che lasciava orfana si presentava sparpagliata alle elezioni, con un candidato ciascuno per Lega, Pdl e liste civiche. Il Movimento 5 Stelle non era ancora esploso. Così Doria offriva delle garanzie. Oggi tutto è cambiato. Alla primavera arancione della difesa dei beni comuni è seguita la stagione di Matteo Renzi. A Genova il “sostegno condizionato” del Pd a Doria da un certo punto in poi ha costretto la giunta a sopravvivere e resistere in balia di estenuanti mediazioni, mentre la base che aveva sostenuto il sindaco nel nome della partecipazione si è dissolta lasciando Doria scoperto anche a sinistra. Anche per questo il sindaco non si ricandiderà.

Doria, nonostante i tagli ai trasferimenti, ha retto su alcune tra le priorità del programma come inclusione sociale, legalità e diritti, ma anche obiettivi più ostici come la messa in sicurezza del territorio, il recupero di parte del patrimonio pubblico e lo sviluppo turistico. I limiti e i problemi più grandi, per chi raccoglierà il testimone, riguardano la situazione critica delle partecipate dei trasporti e dei rifiuti urbani (Amt e Amiu), sulle quali tra l’altro la giunta ha rischiato di cadere più volte, e l’esigenza di definire la strada da seguire per il futuro del porto e per le infrastrutture, discernendo tra quelle essenziali, necessarie, utili o contro producenti. A questo va aggiunto poi il risultato di cinque anni di crisi economica, che ha ridtoto la domanda di lavoro e accentuato disoccupazione, precarietà e disuguaglianze, aprendo spazi alle forze politiche che costruiscono consenso tra le questioni dell’immigrazione, dei richiedenti asilo e dei poveri che “degradano” la città e la rabbia di chi si trova realmente in una situazione di disagio.

Per la successione di Doria, il Pd genovese propone Gianni Crivello, attuale assessore a Protezione civile e Lavori pubblici, eletto nel 2012 in quota Sel e forte di una solida storia di presenza sul territorio. A sostenere il candidato di centrosinistra, oltre al Pd, tre liste civiche delle quali una mette insieme giovani provenienti dall’esperienza di Rete a Sinistra (che ambisce a unire le realtà sociali, partiti e movimenti alla sinistra del Pd) con alcuni dalemiani storici.

Fuori dalla coalizione, Sinistra Italiana rinuncia al proprio simbolo per sostenere la lista civica indipendente Chiamami Genova di Paolo Putti, educatore e operatore sociale in prima linea sulle frontiere del disagio sociale e nelle periferie, già noto per essere stato il candidato a sindaco del M5s nel 2012 e, fino a gennaio di quest’anno, capogruppo in consiglio comunale e portavoce dei Cinquestelle in città.

Dal canto suo, a due anni dall’inaspettata vittoria di Giovanni Toti alle Regionali del 2015, il centrodestra sembra aver capito che la strategia vincente resta quella di presentarsi (almeno apparentemente) uniti. A questo giro la Lega Nord ha fatto valere i suoi rapporti di forza, insistendo per la candidatura di Marco Bucci, manager e amministratore unico di Liguria Digitale, una vita all’estero e uno stile pacato che contrasta con i toni della propaganda che lo sostiene e vorrebbe dettargli l’agenda (e ha tappezzato la città di manifesti con il volto di “Salvini per Bucci”).

Il candidato ufficiale del Movimento 5 Stelle è infine Luca Pirondini, agente di commercio di carne e pollame surgelato e professore d’orchestra a contratto. Il percorso verso la sua candidatura è stato difficile e travagliato, come i giornali hanno raccontato: le Comunarie sono state vinte in prima battuta da Marika Cassimatis (ora in lizza con una lista civica a suo nome) che però è stata rimossa da Beppe Grillo mai spiegata. Una sentenza del tribunale di Genova ha dato ragione alla Cassimatis, ma il candidato ufficiale è rimasto Pirondini, vincitore di una seconda consultazione, allargata agli attivisti di tutta Italia, chiamati a scegliere tra l’ipotesi di non presentarsi alle elezioni genovesi o candidare il musicista “per cambiare musica alla città”.

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