Un’organizzazione di politici e imprenditori impegnata a far vincere ad aziende “preselezionate” le gare d’appalto comunali e, in particolare, quelle per il porto nuovo. E’ l’ipotesi al centro dell’inchiesta su Ventotene che ha visto l’ex sindaco dell’isola Giuseppe Assenso finire ai domiciliari insieme l’ex assessore, l’ex capo Area Tecnica del Comune e due imprenditori. In totale gli indagati sono 13. I finanzieri hanno dato esecuzione a misure di ordinanza di custodia cautelare emesse dal gip del Tribunale di Cassino, Salvatore Scalera, su richiesta del sostituto procuratore Roberto Bulgarini. L’inchiesta della Finanza riguarda l’analisi documentale di diverse procedure ad evidenza pubblica del Comune nel periodo compreso tra il 2011 e il 2016.

Le attività investigative – si è appreso – hanno fatto emergere, secondo gli investigatori un’organizzazione di politici e imprenditori e un sistema illecito che prevedeva “l’affidamento, ad aziende preselezionate”, di opere e servizi mediante gare, con il metodo della procedura negoziata: le imprese, è stato spiegato, stando alle indagini, risultavano fittiziamente invitate al fine di garantire la scelta precedentemente operata in favore di un determinato imprenditore. Sotto la lente dei finanzieri è finito un insieme di gare indette nell’area del porto nuovo di Ventotene che hanno visto la realizzazione di opere e l’affidamento di servizi legati al turismo. Sarebbe per di più emerso il ricorso al fenomeno del cosiddetto “voto di scambio“, al fine di agevolare nelle competizioni elettorali gli allora esponenti politici compiacenti. I quali, quale contropartita, sempre stando agli accertamenti, avrebbero dovuto garantire l’aggiudicazione, agli imprenditori, di gare pubbliche relative a servizi di fornitura connessi al turismo sull’isola.

Le indagini dei finanzieri di Ventotene hanno inoltre appurato come l’associazione a delinquere abbia continuato ad operare nonostante fosse ormai nota la posizione degli indagati nel procedimento penale che aveva visto l’allora capo dell’area tecnica del Comune, già destinatario di una misura di interdizione dai pubblici uffici. Gli indagati coinvolti nell’indagine sono in totale 13, ritenuti responsabili di turbata libertà del procedimento di scelta del contraente, di falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici, di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche e di abuso di ufficio.

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