Va di moda in questo periodo prendersela con le associazioni, con le organizzazioni non governative, con i funzionari per bene della pubblica amministrazione. Si respira un brutto clima da caccia alle streghe. Esiste una grande tradizione italiana, unica in Europa, ed è quella dell’associazionismo. La storia delle associazioni in Italia è una storia nobile, ricca, che affonda le proprie radici nella resistenza al fascismo. È una storia che a qualcuno non piace.  Esiste un’altra storia, quella della cooperazione e del mutualismo. Anch’essa è una storia importante, che ha consentito a intere generazioni di affrancarsi dai padroni. Non saranno singole inchieste o singole mele marce a infangarla. Resta una grande storia. Va difesa. Esiste infine una generazione di direttori e operatori sociali e di Polizia che hanno consentito all’amministrazione penitenziaria di tenere la barra costituzionale in periodi difficili. Così è accaduto ad esempio durante gli anni in cui a governare le prigioni era un ministro o un sottosegretario leghista. Pochi forse ricordano che nel 1994 sottosegretario alla giustizia era addirittura Borghezio.

A Padova pare che l’ex direttore della casa di reclusione Due Palazzi, Salvatore Pirruccio, sia indagato per falso in quanto avrebbe declassificato alcuni detenuti originariamente inseriti nel circuito di alta sicurezza trasferendoli nei circuiti ordinari. La declassificazione è una prerogativa che spetta a chi dirige un carcere. Se un detenuto ha un comportamento che fa pensare a una prospettiva di reintegrazione sociale, se è attivo nella vita penitenziaria, se partecipa alle attività organizzate da associazioni e cooperative, è giusto che torni in un circuito ordinario di detenzione. Non viene scarcerato ma solo rimesso nelle sezioni normali. Sempre galera è. D’altronde ricordiamoci che i circuiti di alta sicurezza non hanno nessun – ma proprio nessuno – avallo normativo. Sono semplicemente una creazione amministrativa.

Secondo quanto riportato da alcuni giornali, che l’ex direttore del carcere patavino sarebbe accusato di avere declassificato alcuni detenuti in quanto condizionato da associazioni quali Ristretti Orizzonti o cooperative quali la Giotto. Ristretti Orizzonti è un’esperienza straordinaria di informazione su quanto accade nelle carceri. La sua redazione è nel carcere di Padova. Vi sono occupati alcuni detenuti. Senza Ristretti Orizzonti tutti noi sapremmo assai meno di quel che accade in giro per le carceri italiane. Molto meno dei suicidi che affliggono tragicamente le nostre prigioni e di tutto il resto. Nelle scuole non si parlerebbe di carcere. Non avremmo percorsi di dialogo tra vittime e autori di reato. Tutte meritorie attività organizzate da Ristretti Orizzonti. La Cooperativa Giotto è nota non solo in Italia ma nel mondo perché impiega detenuti in carcere nella produzione di dolci e, in particolare, di panettoni. Il Papa di solito li ordina a Natale.

Se quei detenuti non fossero stati declassificati, forse sarebbero stati trasferiti in carceri più dure interrompendo un percorso di risocializzazione avviato. La declassificazione è un atto che non dovrebbe neanche esistere. Tutti i detenuti dovrebbero essere reclusi secondo Costituzione e in regimi equivalenti. Solo il 41-bis ha un avallo legislativo, seppure di dubbia fondatezza. L’Italia deve andare fiera delle proprie esperienze, della propria storia sociale. Noi lo siamo. Nessuna inchiesta o protagonismo mediatico potrà infangarla. Attenzione alle derive orbaniane.

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