Un corteo di italiani e stranieri che si snoda da porta Venezia al Castello sforzesco per dire sì all’accoglienza ai migranti. Quella che è oggi è sfilata a Milano è una marcia, organizzata sul modello di quella antirazzista di Barcellona, proposta dalle associazioni del terzo settore e dall’assessore milanese al Welfare Pierfrancesco Majorino, che parla di “100mila partecipanti”. È una manifestazione della città, senza bandiere e simboli di partito, con decine di associazioni, movimenti, comitati e sindacati. In prima fila c’è Beppe Sala, e anche Matteo Renzi è a Milano, alla Scuola di politica Pd “Pasolini”. Ma in corteo non si fa vedere e come annunciato nei giorni scorsi ha mandato il vicesegretario dem Maurizio Martina. Il sindaco di Milano, parlando a margine dell’iniziativa, ha detto che non sa se l’ex premier gli “farà i complimenti o meno” per oggi ma, ha aggiunto, “mi aspetto che torni presto a Milano. Ci parliamo e per molte cose abbiamo lo stesso modo di vedere. Il governo è importante per Milano ma anche viceversa”. E se il commento di Renzi sulla giornata non è arrivato, il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni ha scritto su Twitter: “Grazie Milano, sicura e accogliente”.

Gori e Sala contestati – In testa al corteo 200 profughi ospiti dei centri di accoglienza milanesi, i bambini delle scuole elementari e le comunità straniere. Tutti dietro allo striscione Insieme senza muri. Con loro anche Emma Bonino e il presidente del Senato Piero Grasso. “Chi è nato in Italia, studia in Italia, è italiano”, ha detto al termine del corteo, aggiungendo che “l’accoglienza dei migranti” è “un dovere non solo morale ma anche giuridico. Sono qui per difendere la Costituzione“, ha proseguito, ricordando che la Carta prevede l’accoglienza di chi non ha diritti garantiti nel suo Paese d’origine. E ha puntato il dito contro l’Europa, che deve diventare “più equa e solidale“.

Beppe Sala e Giorgio Gori, sindaci di Milano e Bergamo, sono stati contestati per una ventina di minuti da giovani del centro sociale Cantiere. Contro di loro gridavano “Minniti razzista” e sventolavano uno striscione con scritto “Pd peggior destra”, chiedendo l’allontanamento dell’assessore alla Sicurezza Carmela Rozza. “Noi siamo contestati a destra e sinistra – ha commentato Gori – perché scegliamo una strada equilibrata, non semplifichiamo”. Moltissimi i cartelloni e gli striscioni contro il decreto Minniti-Orlando approvato ad aprile. E anche Bonino, presente al corteo, ha detto che il decreto “stabilisce un diritto affievolito per i richiedenti asilo. È una pesante discriminazione”.

Le polemiche dopo l’aggressione in stazione Centrale – La manifestazione aveva sollevato polemiche politiche soprattutto dopo l’aggressione di giovedì sera nel mezzanino della Centrale, dove un 20enne ha accoltellato un poliziotto della polizia ferroviaria e due militari durante un controllo dei documenti. Il governatore della Lombardia Roberto Maroni aveva chiesto quindi la cancellazione dell’iniziativa, ma Sala è stato irremovibile. “Sono convinto che gli agenti stessi, feriti, se glielo avessero chiesto, avrebbero detto di fare la marcia e di essere qua tutti insieme”, ha commentato. Arrivando al corteo, ha comunque promesso che “fuori dalla stazione ci saranno più controlli, controlli serrati e costanti. Stiamo collaborando con il prefetto e ovviamente mi dispiace per quello che è successo. I servitori dello Stato – ha concluso – faranno la loro parte e io la mia”. Anche il leader della Lega Nord Matteo Salvini, che si è fermato per alcuni minuti in piazza Selinunte, all’estrema periferia ovest di Milano, si è pronunciato contro quella che lui ha definito “marcia per gli invasori“, ma è stato contestato e fischiato da una ventina di persone.

“Io appartengo a una sinistra che chiede i militari quando ce n’è bisogno, ma che in termini di solidarietà non fa un passo indietro”, ha detto Sala. “Io voglio essere il sindaco di una città – ha continuato – che pensa a crescere e pensa ogni giorno a diventare migliore e più bella, ma questo successo non può che essere associato alla solidarietà”. Il primo cittadino ha poi spiegato che ci devono essere “diritti per chi arriva e diritti per chi è già qua da tempo – ha concluso – le due cose si possono fare insieme. Da cittadino e da sindaco non vorrei stare in una città troppo cinica che pensa solo a se stessa”. Il presidente del Senato Pietro Grasso, presente alla manifestazione, intanto pensa all’Europa, e dice che “l’accoglienza dei migranti” è “un dovere non solo morale ma anche giuridico.

Da Beppe Sala a Cecilia Strada: chi ha partecipato – Sala e Gori sfilano con i 76 sindaci dell’area metropolitana che hanno firmato con il ministro Minniti il protocollo per l’accoglienza diffusa. Tra gli altri anche la sindaca di Lampedusa Giusi Nicolini, Emma Bonino, la portavoce dell’Unhcr Carlotta Sami, Cecilia Strada, don Virginio Colmegna, Carlin Petrini e Carlo Feltrinelli. Presenti le associazioni, da Legambiente all’Anpi. In piazza anche i partiti, ma senza simboli e bandiere come richiesto dagli organizzatori. Per il Pd, come annunciato, era presente il ministro e vicesegretario Maurizio Martina. Sfila anche la delegazione di Articolo Uno-Mdp, con Pierluigi Bersani e Massimo D’Alema. Poi i sindacati e in coda al corteo il blocco della piattaforma Nessuna persona è illegale con Naga, centri sociali, movimenti e comitati.

La giornata – Il corteo è stato il culmine di una giornata tutta dedicata all’integrazione. Iniziata questa mattina con un pranzo solidale con i richiedenti asilo organizzato dalla rete di associazioni Nessuno è illegale, e proseguita nel tardo pomeriggio con un’iniziativa dell’Unione sindacale di base alla Darsena. “Questo è un tema che ci riguarderà prossime decadi”, ha detto Sala dopo il corteo. “Io mi voglio sentire un costruttore, ma un costruttore di ponti e non di muri. Non mi girerò mai dall’altra parte rispetto ai problemi e agli ultimi”. E anche Grasso, convinto che “la protezione” vada fatta con “l’integrazione” ha aggiunto: “Un muro impedisce ai nostri occhi di guardare oltre, rende ciechi e inconsapevoli. Un muro ci porta a diventare i carcerieri di noi stessi. Noi – ha concluso il presidente del Senato – non cederemo mai al ricatto della paura”.

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