“No, il problema è che ora ci saranno le elezioni prossimamente…ad Alfano lo vogliono proprio buttare a terra… Ma vedi che non è che teniamo la fotografia con Totò Riina… Io tengo la fotografia con un ministro … ma chi cazzo non la vorrebbe una fotografia con un ministro, scusa… ma onestamente con un ministro della, della Repubblica… Io ce l’ho con un ministro compà ma stiamo coglioneggiando? E poi dove ce l’ho sta condotta macchiata?”.

Nelle intercettazioni dell’inchiesta “Jonny compare anche il nome dell’ex ministro dell’Interno, oggi agli Esteri, Angelino Alfano. A farlo è Antonio Poerio, uno dei 68 fermati dalla Dda di Catanzaro, che ne parla con  Ferdinando Poerio e Angelo Muraca. Tutti e tre sono ritenuti “organizzatori della consorteria” mafiosa che in Calabria gestiva la fetta più grossa del business dei migranti, il Cara di Isola Capo Rizzuto. “Per il tramite della gestione dei subappalti conferiti dalla Misericordia” – scrivono i magistrati – i due Poerio e Muraca “distraevano cospicui capitali verso la bacinella della consorteria”.

Nella foto il ministro Alfano, Leonardo Sacco, Antonio Poerio e Fernando Poerio: gli ultimi tre sono stati coinvolti nell’indagine Jonny 

Nell’intercettazione, inserita nel provvedimento di fermo, i tre indagati parlavano di una fotografia scattata durante una cena alla quale parteciparono il ministro Alfano e Antonio Poerio.Ma è la seconda parte dell’intercettazione che consente agli investigatori di capire che qualcosa non ha funzionato.

Mentre oggi in conferenza stampa, infatti, il procuratore aggiunto di Catanzaro, Vincenzo Luberto, ha definito la famiglia Poerio come “sinonimo del malaffare nel territorio di Isola”. Proprio Antonio Poerio spiega nella conversazione intercettata “noi a quella cosa, a quella cena che siamo andati, prima di andare, dieci giorni prima abbiamo mandato i nostri documenti …la loro…il loro ufficio accertano chi sono io, chi è quello, quello e quell’altro… e hanno visto che io ero buono … che … ma lo vedi che lui neanche replica? Il Ministro… che cazzo gliene frega a lui?”.

Il riferimento, infatti, è a una fotografia pubblicata su facebook da Leonardo Sacco, vicepresidente della Confraternita della Misericordia che gestisce il Cara di Isola Capo Rizzuto. Quell’istantanea raffigura Sacco, i due Poerio e lo stesso ministro Alfano. Lo scatto era stato pubblicato dal settimanale Espresso e per questo Poerio si era preoccupato, consultandosi con il suo avvocato. “Poi questo Espresso proprio – dice intercettato- io sono andato dall’avvocato l’altro giorno gli ho detto: ‘Avvoca’ ma qua a cosa andiamo ad incorrere, come e quanto?… la società… mo’ la società tiene due appalti…qua poco e niente lavoriamo… che poi me lo sono cacciato apposta per non ….proprio per…Lampedusa… là “sciabuliamo“…siamo soli, hai capito?.. Ti resta pure…qualche cosa….ogni mese i sette/ottomila euro il mese là li arrangi”.

Nel gennaio scorso ilfattoquotidiano.it ha ricostruito che pochi mesi dopo quello scatto con Sacco, i Poerio e il leader di Ncd, la Misericordia ha vinto – con procedura negoziata, e quindi in deroga alle norme – l’appalto per il centro di accoglienza di Lampedusa. A gestirlo era stato chiamato Lorenzo Montana, che è anche il suocero di Alessandro Alfano, il fratello dell’ex ministro dell’Interno: ha fatto un passo indietro solo quando il nostro giornale ha raccontato la sua storia.

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