Le sue origini sono ancora sconosciute. Gli scienziati sanno che nel 10-15% dei casi esiste una componente genetica, che hanno iniziato a sondare. Ma non sono ancora in grado di descrivere il disturbo dello spettro autistico in base a un “modello lineare causa-effetto”. Adesso, secondo quanto riportato da Nature, neurogenetisti dell’University of California, San Francisco pensano di aver scoperto perché le diagnosi sono più frequenti, da due a cinque volte, nei ragazzi piuttosto che nelle ragazze. Le ragioni sono soprattutto di natura biologica. E sono legate al ruolo di un particolare tipo di cellule del cervello, dette microglia, che, come dei giardinieri cerebrali, hanno il delicato compito di effettuare una potatura delle connessioni tra i neuroni, soprattutto nel cervello di bambini e ragazzi, ancora in una frenetica fase di sviluppo.

Lo studio, ancora in fase preliminare, è stato presentato all’International meeting for autism research di San Francisco. “Una differenza nella biologia del cervello tra i due sessi potrebbe rendere i maschi più vulnerabili all’autismo”, scrive Nature. I ricercatori californiani hanno, infatti, osservato che il numero e il comportamento delle cellule della microglia varia tra ragazzi e ragazze. Hanno, in particolare, scoperto che, durante i mesi che precedono la nascita, i geni associati a questo tipo di cellule sono più attivi nei cervelli dei maschi. “Il nostro studio suggerisce che esiste qualcosa di fondamentalmente diverso nello sviluppo cerebrale dei due sessi”, spiega Donna Werling, coordinatrice del team Usa.

Le cellule della microglia sono state tradizionalmente considerate la prima linea di difesa immunitaria del sistema nervoso centrale. Negli ultimi anni, però, i neuroscienziati hanno scoperto che il loro ruolo è più ampio e delicato. E va ben oltre l’intervento di difesa in caso d’infezioni in corso, o quello di semplici spazzini. Le cellule della microglia hanno, infatti, anche abilità da scultori, capaci di modellare lo sviluppo cerebrale. Vanno, ad esempio, in cerca di neuroni danneggiati o malfunzionanti, o di cellule nervose sane ma con più connessioni, più sinapsi di quelle necessarie. E sono in grado d’interromperne le comunicazioni. Come se potassero dei ramoscelli. Un’attività fondamentale, soprattutto nelle primissime fasi dello sviluppo cerebrale, quando, per ragioni ancora non del tutto comprese, il cervello forma più sinapsi di quelle di cui ha bisogno. E va, quindi, sfrondato. In quest’ottica, le cellule della microglia hanno, quindi, attirato le attenzioni di quei neuroscienziati che stanno cercando di comprendere le radici dell’autismo.

“Lo studio di Werling e dei suoi collaboratori – scrive Nature – suggerisce che i cambiamenti nel cervello delle persone colpite da autismo si verificano probabilmente prima della nascita”. Gli stessi scienziati Usa, tuttavia, sottolineano che ci vorrà ancora tempo prima di venire a capo dei segreti legati a questa malattia. Anche quando le radici biologiche dell’autismo saranno comprese del tutto, spiegano, potrebbero volerci ancora anni prima di capire come questi difetti biologici e genetici si traducono poi nei diversi sintomi della patologia.

L’articolo su Nature

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