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Eurovision Song Contest, il superfavorito Gabbani entra papa ed esce cardinale: a Kiev è solo 6°

Vince il portoghese Salvador Sobral (758 punti) con “Amor pelos dois”, canzone intensa e dolcissima, tenendo a distanza la Bulgaria (615 punti). Molto staccate le altre: Moldavia (374), Belgio (363), Svezia (344) e, appunto, Italia (334). Il trionfatore di Sanremo non è riuscito a recuperare terreno neppure al televoto, dove si credeva potesse avere più presa la scimmia nuda che balla, diventata virale negli ultimi mesi in tutta Europa

di Domenico Naso

Chi si intende di Eurovision sa bene che conquistare un posto in top ten è un risultato di tutto rispetto. Un sesto posto, dunque, normalmente dovrebbe essere celebrato. Ma il problema è che se arrivi a un giorno dalla finale da favorito come è successo al nostro Francesco Gabbani, è normale che il sesto posto si trasforma in una profonda delusione. Alla fine ha vinto il Portogallo (758 punti) con una canzone dolce ed elegante, tenendo a distanza di sicurezza la Bulgaria (615 punti). Molto staccate le altre: Moldavia (374), Belgio (363), Svezia (344) e, appunto, Italia (334).

Ci si aspettava di più, è inutile negarlo, ma lo scorporo dei risultati finali tra giurie e televoto è comunque impietoso. Le prime ci hanno sottostimato, è vero, ma se sei favorito è normale che chi ti teme decida di tenerti basso. Ma la verità è che Gabbani non è riuscito a recuperare terreno neppure al televoto, dove si credeva potesse avere più presa la scimmia nuda che balla, diventata virale negli ultimi mesi in tutta Europa.  È entrato papa, esce cardinale. Pazienza, inutile recriminare su San Marino che inspiegabilmente continua a snobbare i cantanti italiani in gara, sui Paesi nordici che si votano tra loro, sulla Grecia che vota Cipro e Cipro che vota la Grecia. Sono cose che sapevamo già e che fanno parte del gioco.

Amor pelos dois”, il brano portato al trionfo da Salvador Sobral, è una canzone intensa e dolcissima, forse lontana dallo stereotipo del pezzo da Eurovision, ma per questo la vittoria ha ancora più valore. Perché dimostra, una volta di più, che non è affatto vero che all’Eurovision Song Contest si vince solo se si trasforma il palco in una discoteca.

E francamente è inutile anche continuare a insinuare che la Rai tiri un sospiro di sollievo perché per nulla intenzionata a sobbarcarsi l’organizzazione della prossima edizione. Quest’anno non era così e si è visto chiaramente da una esposizione dei massimi dirigenti che non ci sono mai stati prima. Il direttore di RaiUno Andrea Fabiano era a Kiev, al settimo piano di viale Mazzini serpeggiava una certa voglia di misurarsi con un maxievento del genere. E nel pomeriggio di sabato era arrivato addirittura il tweet a sostegno di Gabbani dell’account ufficiale del ministero degli Esteri. Ci credevano in molti, lo volevano in molti. È andata diversamente.

Piuttosto, l’Italia può consolarsi ancora una volta con il primato indiscusso tra le Big Five, i cinque Paesi che contribuiscono maggiormente al bilancio dell’EBU (il consorzio delle tv pubbliche che organizza l’Eurovision Song Contest): Regno Unito, Germania, Spagna, Francia e Italia, appunto. I rappresentanti di queste nazioni vanno direttamente in finale e la cosa fa arrabbiare da sempre i fan degli altri Paesi in gara. E ogni anno, per i malcapitati cantanti delle Big Five, sono bastonate sui denti. Basti pensare che ieri sera la Spagna si è classificata ultima con soli 5 punti, solo uno in meno della Germania. Leggermente meglio il Regno Unito (15° con 111 punti) e la Francia (12° con 128 punti).

Sul fronte dello spettacolo televisivo, anche l’edizione ucraina dell’Eurovision è andata liscia come l’olio. Tutto perfetto, tutto schedulato alla perfezione. Ma ieri sera, a dare un pizzico di pepe, è arrivato lo streaker in diretta mondiale, un ragazzo australiano che ha pensato bene di invadere il palco e mostrare il sedere durante l’esibizione di Jamala, vincitrice dell’edizione 2016.
L’appuntamento, adesso, è per l’edizione 2018 in Portogallo (presumibilmente a Lisbona). A rappresentare l’Italia, come da regolamento nazionale, il vincitore del prossimo Festival di Sanremo, che conquista il diritto di partecipare all’Eurovision Song Contest.

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