Più che racconti perduti, sono i racconti rifiutati, e poi dimenticati. In contemporanea con gli Stati Uniti, gli inediti di Francis Scott Fitzgerald tornano in libreria in una raccolta intitolata Per te morirei e altri racconti, curata da Anne Margaret Daniel e tradotta in italiano da Vincenzo Latronico per Rizzoli. I racconti brevi, spiega la curatrice, erano il pane quotidiano del cantore dell’Età del jazz: gli editori e i direttori delle riviste arrivavano a pagare fino 4mila dollari a pezzo, una cifra folle per il mercato di allora. I racconti di questa nuova raccolta invece, a parte un paio di eccezioni, non videro mai la luce: furono donati all’Università di Princeton dalla figlia Scottie negli anni ‘50 e lì rimasero, sepolti in archivio. Alcuni sono stati consultati di tanti in tanto dagli studiosi, ma altri erano stati dimenticati perfino dai familiari di Fitzgerald.

I racconti sono organizzati in ordine cronologico: apre la raccolta Il pagherò del 1920, una parodia del mondo dell’industria editoriale, scritta quando Fitzgerald era ancora l’enfant prodige, l’autore ventitreenne di Di Qua dal Paradiso. Quasi tutti gli altri appartengono agli ultimi anni di Francis Scott, ormai al verde, alcolizzato e solo. Le riviste rifiutano questi nuovi lavori, troppo cupi, senza lo sfolgorio dei romanzi. Ma il mondo è cambiato, Francis Scott è cambiato. C’è l’eco della grande depressione e il ricordo della Guerra Civile, in Pollici in Su; ma ci sono anche ritratti di straordinaria modernità, come le signorine “che possono fare tutto da sole” di La perla e la pelliccia. C’è perfino un suicidio, in Per te morirei, il brano che dà il titolo alla raccolta. Le riviste chiesero all’autore un lieto fine, ma Fitzgerald fu irremovibile: piuttosto rinunciò ai soldi del compenso, di cui pure aveva disperatamente bisogno per pagare il ricovero in clinica psichiatrica della moglie Zelda e la retta della scuola della figlia. Attratto dalla possibilità di guadagnare, Fitzgerald approdò a Hollywood: proprio la bozza di una sceneggiatura (L’Amore, che male) chiude la raccolta.

Questa nuova raccolta arriva nel pieno della “Fitzgeraldmania“, culminata nel 2013 con l’uscita del Grande Gatsby firmato Baz Luhrman. Quest’anno arriva al cinema la trasposizione di un altro romanzo di Fitzgerald, The Beautiful and the Damned.  Adesso i riflettori si accendono anche su Zelda Sayre, l’amatissima moglie di Scott con cui ebbe un rapporto tormentato, fatto di viaggi, crisi, feste sfrenate e ricoveri. Su Amazon è già disponibile una serie tv ,The Beginning of Everything, dove la scrittrice ha il volto di Cristina Ricci. Dal piccolo al grande schermo: arriva al cinema Zelda, di Ron Howard, con protagonista il premio Oscar Jennifer Lawrence.

Forse riusciranno a riabilitare la figura di Zelda, su cui pesa, da sempre, il giudizio di Ernest Hemingway, che la accusò di “rovinare” il marito perché “invidiosa del suo lavoro”. Di sicuro, dopo quasi un secolo non smette di incantare il mito dei ruggenti anni ‘20: sfacciatamente ottimisti e festaioli, quando si voleva dimenticare la Grande Guerra ballando il charleston, prima che la crisi del ‘29 spegnesse le luci della spensierata età del jazz.

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