Sto divenendo bacchettone. Non sopporto più l’aggressività verbale che la televisione pubblica e privata ci propina tutti i giorni. I principali salotti televisivi di discussione hanno sdoganato l’invettiva, il parlare e ammiccare mentre l’avversario sta argomentando il suo ragionamento, l’insulto più o meno mascherato, l’alzare la voce e ridacchiare sguaiatamente. Risulta spesso vincente in queste arene televisive il più maleducato e aggressivo che, per questo motivo, verrà sempre più richiesto da nuove trasmissioni per cercare di rivitalizzare gli ascolti. Addirittura ormai è chiaro che certi personaggi vengono appositamente per urlare e prepotentemente insultare gli altri.

Gli interlocutori e i conduttori sanno benissimo che ci saranno le solite inveterate urla ma fanno la parte di chi si stupisce e scandalizza. Perché avete chiamato quel personaggio, noto per le sue maleducate esternazione verso tutti, per poi ora fare finta di scandalizzarvi? Perché avete accettato il confronto con quell’energumeno, che sapete essere un bullo televisivo, e poi ora vi sentite offesi e abbandonate lo studio?

Visto che sono insofferente verso l’aggressività televisiva cerco di non vedere quelle trasmissioni ove viene ostentata. Purtroppo l’altra sera, mentre cercavo di capire, col mio francese non troppo aggiornato, il dibattito fra la Le Pen e Macron ho scoperto che anche il futuro presidente della Repubblica Francese, chiunque esso sia, è ormai entrato nel gruppo di coloro che esprimono senza particolare ritegno aggressività e offese. Forse allora sono io ad avere qualcosa che non va? Non sono al passo coi tempi? Può darsi che le discussioni depurate dalle asperità e dall’aggressività siano false?

Ci ho riflettuto seriamente ma rimango convinto che la civiltà, che in fin dei conti ci permette di vivere meglio, deriva proprio dalla repressione della normale aggressività insita nel fatto di essere animali. Freud nel saggio Il disagio della civiltà metteva in evidenza come i normali impulsi che animano il nostro inconscio vengano repressi dalle regole sociali rendendoci meno autentici. Questa stessa repressione permette però la convivenza fra miliardi di esseri umani che altrimenti si distruggerebbero vicendevolmente. Dobbiamo inoltre tener presente che l’aggressività quasi sempre non è una manifestazione spontanea ma un derivato della paura che ci incute il mondo.

Ci comportiamo quindi come il cane che impaurito, perché qualcuno si avvicina troppo a lui, ringhia e mostra i denti. Credo che le trasmissioni televisive in cui viene ostentata l’aggressività siano altamente diseducative e sarebbero da boicottare. Le conseguenze sulla popolazione di questo sdoganamento delle emozioni più becere già si fa sentire nel momento in cui in vari contesti molte persone sono pronte ad arrabbiarsi perché in cuor loro pensano che sia l’unico modo per ottenere attenzione e la soddisfazione ai propri bisogni.

Un paziente che lavora all’accettazione dell’ospedale mi racconta episodi inquietanti in cui per un nonnulla diversi utenti cominciano a urlare e protestare. Un negoziante riferisce che sempre più frequentemente i clienti protestano e minacciano. Il messaggio implicito nelle trasmissioni di approfondimento/intrattenimento è infatti: “Chi più è aggressivo e riesce a zittire l’avversario per parlare sopra di lui è vincente e ottiene maggiore attenzione”.

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