Lo sguardo di Izi mentre racconta il suo nuovo album è fermo. È concentrato, determinato e la timidezza lascio spazio a qualche battuta. In un anno la vita di Diego Germini, in arte Izi, è stata stravolta. Nonostante la giovanissima età, 22 anni, il rapper genovese non è una novità nella scena rap italiana. Ha fatto la gavetta, si è preso il suo spazio con fatica e talento. “All’inizio mi ricordo che suonavo in locali dove non c’era neanche il microfono” spiega ridendo. Un’adolescenza difficile a Cogoleto, periferie genovese, dove Izi inizia ad appassionarsi al rap e alla sua cultura. “Fin da piccolo grazie ai miei genitori ho ascoltato sempre dell’ottima musica che mi ha arricchito. Da De Andrè, Tenco, Gaber, George Brassens fino a Johnny Cash e Dawid Bowie”.

Ascoltando Pizzicato, il suo nuovo progetto uscito per Thaurus/Sony Music, si avverte subito un salto di qualità nel flow, nella scrittura e nelle produzioni rispetto a Fenice, l’album di esordio del rapper genovese che l’ha lanciato nel mainstream. “Sono molto legato a questo album. Ci ho lavorato un anno e ho seguito passo per passo la sua realizzazione. La scelta del titolo è significativa. Pizzicato ha diverse interpretazioni: Pizzicato nel senso di trafitto da tutte le dipendenze, da tutte le gabbie che ci rinchiudono. Pizzicato in quanto infastidito da una società vuota senza valori, che preferisce l’apparenza alla realtà”.

Tutte le esperienze che l’hanno segnato vengono rievocate nell’album. Fanno parte di quel processo creativo che l’hanno portato a scrivere un disco. Gran parte dei testi ruotano appunto attorno alla tempesta, al disagio, alle difficoltà che Izi ha dovuto incontrare finora sul suo cammino. “Mi sento un po’ un prescelto perché posso parlare alla gente di tutte le esperienze che ho dovuto affrontare. Pizzicato è un disco molto cupo che arriva dal cuore. È un album che ti ascolti in camera da solo con la luce spenta. È molto denso. Mi auguro possa essere d’aiuto per tutti i ragazzi che hanno vissuto le mie esperienze”.

Già dalla copertina si avverte questo misticismo. Una sorta di rappresentazione dell’inferno dantesco, in cui Izi cerca di scappare e risalire. “Era esattamente quello che volevo comunicare. In basso nella copertina ci sono personaggi molto discussi imprigionati in questo caos. Io poco alla volta mi innalzo e lascio questa situazione”. Nell’ultimo anno la sua esposizione mediatica è cresciuta parecchio, merito anche del film “Zeta”. Un’esperienza che l’ha aiutato a vincere la sua timidezza. “Recitare è stata un’esperienza incredibile. Ho dovuto imparare tutto dall’inizio perché non lo avevo mai fatto prima. Mi è servito molto anche a gestire la pressione e l’ansia nei live. In breve tempo sono passato dai locali dove suonavo all’inizio a Genova a palazzetti”.

Ascoltando questo disco si ha subito la sensazione delle diverse contaminazioni sonore che lo caratterizzano. Una spruzzata di suoni elettronici uniti al piano e agli strumenti. Sopra la voce di Izi a scandire parole e pensieri. “Mi piace sperimentare e mettermi alla prova. Assieme a Shablo, uno dei produttori del disco, abbiamo deciso di provare qualcosa di nuovo. Molte persone hanno collaborato con me in studio e sono molto soddisfatto di quello che è uscito”. Leggendo la tracklist si rimane poi colpiti anche dai featuring. “Nulla è stato studiato a tavolino. Ho deciso di collaborare con gente storica della scena come Fibra e Caneda, ma anche con i miei amici Tedua, Vaz Tè e Enzo Dong. Erano le persone adatte per questo disco”.

L’intervista poi scivola sugli idoli e sugli artisti da cui prendere ispirazione. “Adoro la scrittura di Dargen d’Amico. Recentemente ho fatto una strofa nel suo ultimo disco ed è stato un onore. È incredibile come maneggia i contenuti, i suoi pezzi sono leggeri e profondi al tempo stesso. Come canzoni invece “Il giudice” di De Andrè e “La nave” di Gaber sono le mie preferite”. Izi ora sarà in giro in tutta Italia con gli in-store e poi i live. “Credo che starò in giro un annetto con questo disco. Punto molto sul live, mi piacerebbe portare la band per far apprezzare nella sua totalità la mia musica. Per me è sempre stata uno sfogo e una svago. Spero continui a rimanere così”.

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