A metà febbraio i manager Mediaset avevano smentito sia le ipotesi di tagli sia quella di trasferimenti. In marzo avevano ritrattato, annunciando ai rappresentanti sindacali dei giornalisti (cdr) che tutto era ancora in forse. Ora il piano di trasferire la redazione del Tg5 e gran parte dei tecnici da Roma a Cologno Monzese, nel palazzo che già ospita le redazioni di Studio Aperto, Tg4 e TgCom. torna d’attualità: secondo Italia Oggi, c’è stata “un’accelerata sul trasloco”, che “potrebbe completarsi già entro il 2017”. Il quotidiano aggiunge che “l’opzione migliore, in un’ottica di risparmio che il gruppo deve perseguire come non mai dopo il pesante bilancio 2016 appena chiuso, sarebbe quella di trovare un compratore e lasciare la struttura romana”. Il comitato di redazione del Tg5 e i fiduciari sindacali News Mediaset, Tg Com e Videonews di Roma hanno diffuso un comunicato in cui definiscono “inopportuno e sgradevole che l’azienda non intervenga per stabilire un punto di vista certo sulla vicenda trattandosi tra l’altro di una società quotata in Borsa”.

“Se l’ipotesi di un trasferimento da Roma a Milano – continua la nota – non viene smentita in queste ore deve essere convocato al più presto un confronto tra azienda, Cdr Tg5 e fiduciari di Roma. Non possiamo credere che sia in atto da parte di Mediaset una campagna di pressione o addirittura di mobbing nei confronti di giornalisti e dipendenti di Roma per ottenere il trasferimento del Tg5 e di altri giornalisti e lavoratori a Milano”. Il 28 aprile anche la rappresentanza sindacale unitaria dei tecnici aveva chiesto “un incontro urgente con la Direzione del Personale Videotime e RTI al fine di conoscere lo stato delle cose e in particolare la riorganizzazione produttiva ed occupazionale del Centro produzione video del Palatino e in generale del polo romano”.

“Il Tg5 va in onda 365 giorni all’anno e richiede 4-5 squadre di tecnici“, spiega a ilfattoquotidiano.it il cdr del Tg5. “Portarle via dal centro del Palatino significa metterlo a rischio, perché il personale che resta potrebbe risultare sovrabbondante. Anche se l’azienda sostiene che potrebbe concentrare lì la produzione delle soft news e di alcuni programmi stagionali. In più, il Tg5 perderà la sua specificità, seguirà con meno puntualità i fatti della politica e dell’economia che richiedono una presenza nella Capitale. Pensiamo che sarebbe un impoverimento editoriale”.

Le assemblee dei giornalisti a febbraio avevano già consegnato un pacchetto di tre giorni di sciopero ai comitati di redazione, cui spetta la decisione sul quando attivarli.

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