Invalido al cento per cento a causa della leucemia, in attesa di un trapianto di midollo osseo, con moglie e figlia a carico, sotto sfratto. Ora ad aiutare Gianluca Frezza, 47 anni, dipendente dell’Atac, l’azienda di trasporti di Roma, sono i colleghi. Sono già centinaia d’accordo nel voler mettere 10 euro ciascuno, dopo l’iniziativa lanciata dal sindacato Asia Usb. “Il 5 aprile hanno tentato di sfrattarmi per la seconda volta – racconta lui – Avevo abbandonato le speranze, ma grazie ai colleghi del sindacato sono potuto rientrare e adesso i miei colleghi sono pronti ad aiutarmi. Sono senza parole per questo gesto inaspettato”. Gianluca era stato ospitato in un residence grazie al Comune di Roma dal 2008, ma nel frattempo l’amministrazione con una delibera ha cambiato i requisiti e ora gli chiede perfino 45mila euro dovuti alla permanenza a spese del Campidoglio.

La maxi-colletta del sindacato
Come spiega Michele Frullo, delegato Usb dell’Atac, la richiesta ai colleghi di Frezza è di trattenere 10 euro a testa della busta paga di maggio. Le adesioni continuano ad aumentare: “Noi dipendenti siamo 12mila, quindi se tutti decidessero di partecipare a questa azione di solidarietà sarebbe un sogno. Tutti potrebbero trovarsi in questa situazione, anche se non lo auguro a nessuno, spero quindi si riuscirà a raccogliere una bella cifra”.

La malattia, i debiti, lo sfratto
Gianluca era stato ospitato in un residence grazie al Comune di Roma dal 2008: “Vivevo in una casa con la mia famiglia dove pagavo circa 800 euro di affitto, poi è arrivata la malattia. Ho dovuto fare esami su esami, iniziare le cure ed infine abbiamo anche scoperto che la mia bambina non era come tutte le altre”.
La figlia soffre di una grave patologia che colpisce il sistema cognitivo e la rende non autonoma, ma bisognosa di cure e assistenza da parte di specialisti. “Per riuscire a pagare i debiti ho richiesto un prestito, ma, nonostante mi sia stato concesso, i soldi non sono bastati e siamo finiti a dormire in macchina. Tutti e tre: io, mia moglie e la nostra piccolina che allora aveva 2 anni” racconta Frezza.

Il Comune lo ospita. Poi gli chiede i soldi (tanti)
Il dipendente dell’Atac ha avanzato domanda per ottenere una casa popolare e intanto il Comune lo ha ospitato in un residence: “Non ci potevo credere”. Il “sogno” però è durato solo pochi anni: infatti una delibera del 2015 ha stabilito i nuovi limiti di reddito che danno diritto all’assistenza e quindi senza preavviso Gianluca si è ritrovato senza casa e soprattutto senza sapere come provvedere ai bisogni dei familiari. “Quando mi hanno proposto di mandare mia moglie e mia figlia in un istituto di accoglienza senza di me, non ho nemmeno preso in considerazione l’idea di dividermi dalla mia famiglia. Senza di loro non avrebbe nemmeno senso vivere”. Ma non solo: Gianluca ha ricevuto una lettera dal Campidoglio con una richiesta di 45mila euro per i due anni passati nel residence senza averne diritto, in virtù appunto della nuova delibera. “Se avessi questi soldi, da tempo avrei già comprato una casa fuori Roma o avrei trovato una soluzione senza gravare sulle casse pubbliche, no? Invece vivo quotidianamente con il terrore di rientrare dal lavoro e di trovare le mie cose buttate in mezzo alla strada e con la serratura di casa sostituita”. Ilfatto.it ha provato a contattare il Comune di Roma ed il dipartimento delle Politiche Abitative per avere chiarimenti sulla situazione ma nessuno ha saputo rispondere.

Articolo Precedente

Roma, blog: “Sesso sul marciapiede in pieno giorno a Piazza Indipendenza”

next
Articolo Successivo

Uber, aperta inchiesta negli Usa sull’uso di software “anti-controlli”

next