Adesso è ufficiale, dal 1 luglio i 23mila dipendenti di Roma Capitale avranno un nuovo contratto. Senza più i vecchi premi a pioggia, che tanti problemi hanno portato e continuano a portare al Comune, ma con dei nuovi risultati da raggiungere in gruppo. E ancora: rilevamento delle presenze anti-assenteismo, indennità di disagio, nuovi scatti di carriera orizzontali. Che, tutto insieme, significherà per gli impiegati del Campidoglio un gradito ritorno ai livelli stipendiali precedenti all’era Marino: un aumento anche fino a 100 euro in busta paga, almeno per chi lavorerà bene (ed era stato particolarmente penalizzato dal vecchio contratto).

Virginia Raggi, insieme al delegato al personale Antonio De Santis, ha firmato con i sindacati il preaccordo che nelle prossime settimane sfocerà nel contratto vero e proprio, secondo cui verranno distribuiti in futuro i 30 milioni di parte variabile del fondo da 157 milioni dal salario accessorio. I contenuti sono quelli che ilfattoquotidiano.it aveva anticipato a metà aprile. Tutto ruoterà intorno alla grande novità della “produttività di struttura”: un istituto nuovo, per cui i bonus verranno assegnati per il 90% sulla base dei risultati raggiunti dal dipartimento (da dirigente e dipendenti insieme, dunque), e che – assicura lo staff della sindaca – “saranno direttamente legati ai servizi erogati ai cittadini”. Ora emergono anche i dettagli di questo meccanismo: ci saranno 4 fasce differenti di premialità (100% del budget tra 90-100% di valutazione; 90% del budget tra 80-90% di valutazione; 80% del budget tra 70-80% di valutazione), e soprattutto sotto il 70% di risultati conseguiti non ci sarà nessun bonus. A questo punto, però, diventano fondamentali i nuovi Peg (Piani educativi di gestione), dove l’amministrazione inserirà gli obiettivi da raggiungere, e da cui si capirà quanto alta sarà l’asticella per i dipendenti (e quanto verrà superato davvero il vecchio meccanismo dei premi a pioggia).

Solo il 10% delle risorse resterà legato alla valutazione individuale, quella fortemente voluta dall’atto unilaterale di Marino che aveva creato grandi malumori negli uffici di Palazzo Senatorio. Ma all’interno della quota collettiva il capo del personale, Angelo Ottavianelli (l’uomo che ha sostituito Raffaele Marra dopo l’arresto), ha individuato degli “indicatori”per valorizzare comunque l’apporto del singolo. Tra questi, ad esempio, il conteggio delle presenze, che incideranno per circa un decimo sul bonus finale. Una misura che nelle intenzioni del Comune dovrebbe disincentivare l’assenteismo. Altra novità sono le progressioni economiche orizzontali: degli scatti di carriera, sempre all’interno della stessa fascia e previa procedura di selezione, che garantiranno uno stipendio più alto. Anche i semplici dipendenti potranno avere qualche prospettiva in più, senza dover necessariamente aspirare a diventare funzionari. “Visto che il contratto nazionale è fermo da anni proviamo a far qualcosa noi a livello decentrato”, ha spiegato il delegato al personale, Antonio De Santis.

Per l’amministrazione di Virginia Raggi si tratta sicuramente di un provvedimento importante, viste le polemiche degli ultimi anni (i premi a pioggia erogati da Alemanno, il controverso atto unilaterale di Marino, la sospensione del pagamento da parte del commissario Tronca) e la platea dei soggetti interessati: 23mila dipendenti, la base della piramide della macchina capitolina, a cui il Movimento 5 stelle ha sempre dimostrato di riservare grandi attenzioni. In meno di un anno è stato praticamente completato l’intero programma in materia di personale: lo sblocco delle assunzioni, la risoluzione della grana del salario accessorio, ora anche la stesura di un nuovo contratto. Una festa parzialmente rovinata, però, dall’arrivo di una lettera della Ragioneria dello Stato, che ha dato parere negativo al fondo del salario accessorio per un eccessivo squilibrio tra parte fissa e variabile, proprio alla vigilia dell’annuncio della firma: le contestazioni riguardano la precedente erogazione (quella dell’anno 2016), in Campidoglio si dicono certi di poter superare i rilievi con il nuovo testo, dove comunque la parte variabile resta preponderante. Oltre che dai referendum interni ai sindacati (il cui esito pare scontato), il contratto dovrà passare dunque anche dal vaglio più severo del Ministero, prima di diventare realtà. Intanto la sindaca si dice soddisfatta: “Negli anni passati avevamo assistito come opposizione all’approvazione dell’atto unilaterale a ai suoi effetti deleteri: noi abbiamo subito voluto marcare una differenza, scegliendo la strada della condivisione”, ha commentato la Raggi, davanti ai rappresentati di tutti i sindacati, che hanno firmato l’accordo all’unanimità. “Un rapporto diretto e leale con i lavoratori è la base per una buona amministrazione: non si può erogare un servizio eccellenti con dei dipendenti scontenti”. E ora sicuramente non lo saranno più, con un contratto nuovo e qualche decina di euro in più in busta paga.

Twitter: @lVendemiale

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