Ho studiato Sociologia a Trento negli anni caldi catalizzati da una sinistra estrema che tanti danni provocò, alcuni dei quali ancora on the clouds. Ma ero un liberal, non un liberale all’italiana e tale sono rimasto, nonostante mi sia stato abusivamente attribuito l’epiteto di “estremista de sinistra“. Mentre oggi, secondo la vulgata contemporanea, non sarei né di destra né di sinistra. Soprattutto da quando quest’ultima, dall’alto della sua non più sopportabile supponenza e della sua pretesa superiorità morale, sembra del tutto dedita a fornire alla controparte le  provocazioni, in base alle quali questa falsa destra sta prendendo vantaggio nei vari contesti elettorali del pianeta, grazie soprattutto a quest’altrettanto falsa sinistra.

Abito in una casa d’artista posta su una ridente, si fa per dire, collina fi-renzina. La casa era di mia madre, che me l’ha lasciata assieme alla sua collezione d’arte moderna e contemporanea. Pur non avendo mai desiderato trovarmi nello status di possidente, mi ritrovo a dover sostenere (non solo economicamente) un ruolo a me estraneo. Da glob trotter mi sono ridotto a stanziale, costretto a difendere vita e proprietà e, se necessario anche con l’uso delle armi. Situazione che considero scomoda da un canto e legittima dall’altro, malgrado il porto d’armi mi sia stato negato alla sopraggiunta età dei quarti anta, per via di alcuni piccoli reati commessi quando ne avevo una ventina.

Circondata da un migliaio di metri quadri di verde, la proprietà è composta da un’ex colonica di due piani, e da uno studio nel giardino. A questi 400 metri quadri abitabili, si accede da due cancelli, da cinque porte d’accesso e da quindici finestre blindate o provviste di grate, controllate da un servizio di vigilanza notturna non sempre puntuale nel rispetto delle norme contrattuali, ragion per cui può capitare che, specie alla vigilia di una festività, il vigile di turno non compia il regolare controllo notturno, lasciandomi inerme, alla mercé di chicchessia.

Vivere da soli o anche solo in due, in una casa di campagna isolata, oltre che scomodo, è disagevole poiché comporta un perenne stato d’allerta che, se non controllato, può degenerare in paranoia, specialmente nella buona stagione, quando le serate che piacerebbe passare in giardino sono in realtà deturpate dall’ascolto di rumori, scricchiolii o di eventuali calpestii sulla ghiaia del giardino.

Ieri la Camera ha approvato la legge Ermini (Pd) sulla legittima difesa con 225 voti favorevoli, 11 astenuti e i 166 contrari di Lega, Forza Italia e Articolo 1 e (con motivazioni opposte) di Mpd e Movimento 5 stelle, per il quale il testo della legge è stato scritto da quei “gran geni del Pd e degli alfanidi che – come verga Marco Travaglio – se uno viene rapinato (o così almeno crede) e spara al ladro (o presunto tale: se è buio, non si vede un cazzo), il giudice dovrà tener conto del suo grave turbamento psichico‘ e possibilmente assolverlo dall’accusa di omicidio o di tentato omicidio. Ma questo vale solo di notte: di giorno, tutto come prima”.

In base a questo “tutto come prima, ancora saldamente ancorato al codice fascista Mussolini-Rocco del 1930, l’Itaglia non è fatta di individui normalmente in grado di intendere e di volere, ma di sudditi di uno Stato moloch tra i più arretrati d’Occidente, al cospetto del quale bisogna sempre inoltrare qualche supplica. Magari per provare – a beneficio di legulei, psichiatri et similia – il “turbamento psichico” che precedette il nostro sparo, se alle 10 di quella dannata sera d’estate, un paio di figuri ci avevano sorpresi nel giardino dove stavamo prendendo il fresco e magari ne abbiamo centrato uno. Questo per esser possibilmente assolti dall’accusa di tentato omicidio o omicidio tout court o che dir si voglia.

Cose e paz!, avrebbe soggiunto l’amico Andrea Pazienza, e che iddio lo mantenga in gloria.

Circa tre anni fa, a pochi chilometri da casa mia, un paio di rumeni irruppero in pieno giorno in una villa con le armi in pugno. La badante, terrorizzata, si buttò dalla finestra riportando, oltre a danni fisici, turbe psichiche che ne determinarono il ricovero in una clinica per malattie nervose. Ignoro come sia poi andata a finire questa storia, che immagino ancora nelle liste d’attesa di una qualche procura assediata, come tutte le altre, da tre milioni di procedimenti che affliggono la magistratura, i cittadini e soprattutto le vittime di questo ex bel paese dedito al buonismo anche d’accatto, purchessia.

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