La legge elettorale della settimana è il sistema tedesco. Dopo Mattarellum e Legalicum, sembra quindi scartato anche il Provincellum, che pareva il preferito fino a solo 5 giorni fa. A puntare sul tedesco è il Pd, dice l’Ansa. Tra i particolari c’è che la soglia di sbarramento è al 5 per cento, quindi sarebbero in difficoltà molti partitini, mentre avrebbero buon gioco le 4 forze politiche principali (Pd, M5s, Forza Italia, Lega Nord). Prima di Natale i giornali avevano raccontato che un sistema “simil-tedesco” era stato proposto da Denis Verdini, l’uomo del Nazareno, per una nuova possibile intesa tra Partito democratico e berlusconiani. Secondo una vecchia ma ancora valida proiezione elaborata dal senatore Federico Fornaro, ex Pd ora passato nei Democratici e Progressisti, se applicassimo la legge elettorale tedesca al Senato difficilmente ci sarebbe una maggioranza in Parlamento.

Come funziona il sistema tedesco
E’ basato su un sistema proporzionale ma misto, simile al compianto Mattarellum che ora nessuno vuole più (a parte il Pd). Il Bundestag è composto da 598 parlamentari: metà sono eletti con collegi uninominali, l’altra metà sulla base di un proporzionale con lo sbarramento al 5 per cento.

Agli elettori vengono consegnate due schede e su ciascuna può esprimere un voto: col primo sceglie il candidato preferito, col secondo il partito preferito. In ogni circoscrizione viene eletto un parlamentare con la maggioranza relativa dei voti, fosse anche molto inferiore al 50 per cento. Nel senso che il primo vince comunque, secondo il concetto del first past the post. Così viene composto metà Bundestag.

L’altra metà, invece, è regolata in base ai voti per i partiti, che presentano liste elettorali differenti in ognuno dei Laender. Qui potrebbe esserci la criticità, viste le polemiche degli anni scorsi sul Porcellum e la richiesta di togliere i capilista bloccati che arriva da più parti: i posti in cima alla lista, infatti, sono generalmente considerati sicuri, con elezione probabile. Se un partito elegge nelle circoscrizioni meno candidati rispetto ai seggi conquistati col proporzionale, i seggi che restano vuoti vengono occupati pescando dal listino bloccato. Se un partito col proporzionale ha conquistato 100 seggi, ma nelle circoscrizioni ha vinto solo in 70 collegi, gli altri 30 che entreranno in Parlamento saranno presi dalle liste bloccate. Può accadere anche il contrario, cioè che un partito elegga più candidati nelle circoscrizioni di quanti seggi ha conquistato nella parte proporzionale: in questo caso aumenta la composizione del Parlamento.

Attualmente per esempio i deputati sono 630. A restare fuori dal Parlamento, invece, non sono solo le forze politiche che non superano la soglia del 5 per cento, ma anche quelle che non riescono ad eleggere almeno tre deputati attraverso le circoscrizioni. E’ un sistema che evidentemente spinge, come in tutti i sistemi pluripartitici, a formare maggioranze solo grazie ad alleanze tra i partiti, come d’altra parte accade da anni per la cancelliera Angela Merkel, che non ha mai governato con il solo sostegno della sua Cdu. Peraltro la Germania ha avuto elezioni anticipate solo due volte in 68 anni.

Difficili prove di dialogo tra Pd e M5s
In ogni caso dal tavolo non sarebbero rimosse anche le altre opzioni, come la legge elettorale uscita dalla Corte Costituzionale magari da correggere. Si valutano i sistemi ma anche gli interlocutori possibili. I Cinquestelle, innanzitutto. La proposta di Luigi Di Maio per un premio di maggioranza al 35 per cento non dispiace ai democratici, ma la diffidenza reciproca resta parecchia. “Di Maio ha avanzato una proposta sul premio, peccato che è stato smentito 5 minuti dopo da Toninelli…” dice un dirigente Pd all’AdnKronos. “Non basta l’accordo con il M5s, non basta l’accordo con Forza Italia – dice Andrea Marcucci all’HuffPost – Ci vuole un accordo più ampio”. Ma Marcucci è convinto: “Si può chiudere entro l’estate”.

Dall’altra parte parla Alessandro Di Battista: “Destra e sinistra hanno fatto leggi elettorali incostituzionali, dovrebbero chiederci scusa in ginocchio. Nonostante questo non sia avvenuto siamo disposti a valutare correttivi di governabilità e limitati interventi sulle soglie di sbarramento per garantire al popolo italiano di esprimersi finalmente con un voto”.

Mazziotti: “Testo-base entro la settimana”
Tutto avviene mentre si attende la nuova seduta della commissione Affari costituzionali della Camera, da dove partirà l’iter della riforma elettorale. “I tempi restano gli stessi – dice il presidente Andrea Mazziotti che sarà anche relatore della legge – Così come concordato il testo base sarà presentato entro la settimana. Non è emerso nulla che faccia presupporre tempi diversi”. Dopodiché, aggiunge, “il problema non è la redazione di un testo ma il problema è politico: voglio avere la ragionevole certezza di avere condivisione”. “Stiamo lavorando ancora su un testo base ma io ho segnalato l’opportunità, visto che ci sono state le primarie del Pd e che da un bel po’ di parti (Renzi incluso) sono stati espressi pareri sulla legge elettorale al di fuori della commissione, che tra domani e dopodomani vengano espresse eventuali prese di posizione in commissione”.

Mdp: “Imprescindibile eliminare i capilista bloccati”
Per Mdp resta imprescindibile l’eliminazione dei capilista bloccati: “Il Pd ha bloccato tutto in attesa del congresso e il M5s dopo aver criticato l’Italicum adesso propone un premio del 20 per cento al primo partito. Risolvano le loro contraddizioni perché abbiamo perso troppo tempo. Per noi è imprescindibile il superamento dei capilista bloccati”, dice il capogruppo Francesco Laforgia. Forza Italia invece chiede la conferma dei capilista bloccati: “Forza Italia – dice Mara Carfagna – ha da tempo presentato in Parlamento la sua proposta di legge elettorale. Una proposta che si basa su un impianto proporzionale, con il premio di maggioranza alla coalizione e la scelta del leader affidata agli elettori il giorno del voto. Non si può certo chiedere a noi di fare chiarezza su questo tema”.

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