Un gruppo di 36 yazidi, minoranza religiosa del nord dell’Iraq, è in libertà dopo essere rimasto per tre anni in prigionia nelle mani dello Stato islamico. La notizia è stata diffusa dall’ufficio delle Nazioni unite in Iraq, ma non è chiaro se le 36 persone siano riuscite a fuggire o siano state liberate. Gli yazidi – uomini, donne e bambini – sono arrivati due sere fa nel campo sfollati di Duhok, nella regione del Kurdistan iracheno, a nord di Mosul, dove hanno ricevuto le cure di base e hanno incontrato i propri familiari. Secondo una nota inviata a Efe dal dipartimento della Questione degli yazidi del ministero degli Affari religiosi del Kurdistan, 27 dei 36 salvati sono bambini. Le donne riceveranno un trattamento specializzato in un centro avviato dal Fondo delle Nazioni unite per la popolazione (Unfpa) con l’appoggio dei governi di Usa e Canada, in cui si fornisce assistenza psicologica, medica e legale. L’Onu calcola che circa 1.500 donne e bambine restano in prigionia, con il rischio di abusi sessuali, nelle mani del gruppo jihadista.

Conquistando ampie zone di Siria e Iraq nel 2014, l’Isis ha assassinato migliaia di uomini yazidi e ha ridotto in schiavitù sessuale gran parte delle donne di questo gruppo di etnia curda. Gli yazidi costituiscono una minoranza religiosa che pratica lo zoroastrismo e hanno subìto discriminazioni da parte di altri gruppi religiosi, che li considerano “adoratori del diavolo”. Il direttore generale delle Questioni yazide nel Kurdistan iracheno, Khairi Buzani, ha assicurato a Efe che proseguono gli sforzi per continuare a salvare gli yazidi che sono ancora sequestrati. Da agosto del 2014, sempre secondo i dati di questo dipartimento, sono 6.417 gli yazidi sequestrati dall’Isis, fra cui 3.547 donne. Secondo la stessa fonte, circa la metà, cioè 3.001, sono stati liberati e fra loro ci sono 1.077 donne. Le forze irachene stanno portando a termine una grande offensiva contro l’Isis a Mosul.

La persecuzione degli yazidi è iniziata con l’autoproclamazione del Califfato, nell’estate del 2014, e ha provocato oltre migliaia di vittime, oltre 200mila rifugiati e che ancora conta 7mila tra donne e bambini ridotti in schiavitù dagli estremisti. In casi come a Sinjar, dove 600 minori sono stati rapiti dai terroristi per farne dei kamikaze. Le donne e le bambine: circa 7mila, secondo le Nazioni Unite, sono ridotte in schiavitù e vendute come spose ai miliziani di al-Baghdadi. Giovani donne yazide messe sul mercato come fossero bestiame e vendute per soddisfare i piaceri sessuali dei jihadisti. I prezzi vanno dai 35 euro delle over 40 ai 150 delle bambine tra gli uno e i nove anni. Molte di loro non reggono alle violenze e al futuro che le aspetta nelle mani delle bandiere nere. Così, a centinaia, preferiscono suicidarsi. (Foto di archivio)

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