Una maxi operazione contro un traffico di stupefacenti sul darknet, il lato “oscuro” e anonimo di internet dove viene venduta e acquistata merce illegale di ogni tipo, dalle carte di credito clonate alle armi. Il Servizio centrale operativo e la Squadra mobile di Lecco, coordinati dalle Procure della Repubblica di Lecco, Bergamo e Pisa, stanno eseguendo arresti e decine di perquisizioni in 25 province italiane. Le indagini, iniziate nel gennaio 2016, hanno visto gli agenti impegnati anche in attività sotto copertura online che hanno permesso di monitorare molti degli arrestati, tra i quali c’era chi pubblicizzava la propria attività di spaccio e traffico con dei video nei quali si vede la droga nascosta all’interno di oggetti di uso comune, come statuine o cellulari. In questo modo hanno potuto raccogliere elementi a carico di tre italiani, un brasiliano e un albanese che spacciavano hashish, cocaina, marijuana e droghe sintetiche offerte nel darknet sul sito Idc e altre piattaforme simili. I cinque, tra i 29 e i 55 anni, sono stati arrestati a Pontedera e San Giuliano Terme, in provincia di Pisa, e a Forlì, e altre dieci persone sono state indagate. Sono accusati di traffico internazionale di stupefacenti su web e riciclaggio.

Gli investigatori spiegano che sul dark web ci sono venditori che operano da ogni parte del mondo e che, servendosi dell’anonimato offerto dal sistema, commercializzano stupefacenti e merce illegale di ogni tipo, ricevendo ordinativi e pagamenti con “criptovalute” – ovvero valute digitali – come il bitcoin e spedendo i prodotti in plichi anonimi. Il sito Idc, acronimo di Italian Darknet Community, è il principale luogo di incontro virtuale per venditori e acquirenti italiani nel deepweb, ed è frequentato da migliaia di navigatori alla ricerca di droga e prodotti clandestini: nel corso dell’inchiesta è infatti emersa anche un’attività di vendita di armi, documenti contraffatti, denaro falso, software impiegati per accessi abusivi a sistemi informatici e carte di credito clonate. Uno degli italiani arrestati (nome in codice sul darkweb: Kriminale) è stato segnalato dalle autorità americane come un pericoloso trafficante di droga emerso durante le investigazioni condotte dagli agenti Fbi e che hanno portato nel 2013 alla chiusura del blackmarket Silk Road: all’epoca non erano però stati raccolti elementi sufficienti a identificarlo. Le attività svolte hanno permesso di ricostruire come l’indagato abbia compiuto oltre 2mila cessioni di droga sul web, a partire proprio dal 2013.

Nel corso dell’inchiesta sono state sequestrate significative quantità di droga, tra cui oltre due chili di droghe sintetiche, sono stati effettuati alcuni arresti in flagranza di reato ed è stato eseguito un provvedimento restrittivo nei confronti di un ulteriore indagato. Inoltre la Procura della Repubblica di Bergamo ha stralciato la posizione di un italiano indagato in stato di libertà per riciclaggio ed esercizio abusivo dell’attività di intermediazione finanziaria, ritenuto uno dei principali ‘cambia valuta’ illegali di monete virtuali in Italia. Nelle 25 province coinvolte (tra cui figurano anche quelle di Roma, Milano, Napoli, Torino e Venezia) sono state eseguite 50 perquisizioni domiciliari a carico di altrettanti soggetti, emersi come acquirenti di bitcoin e di merce illegale online. Molti di loro sono giovani e tra di loro c’è anche un minorenne: tutti avevano predisposto i propri computer con sofisticati programmi finalizzati alla completa anonimizzazione della navigazione. L’Autorità giudiziaria lecchese ha inoltre disposto l’oscuramento del sito Idc nella sua parte accessibile tramite l’open web. “È una delle prime inchieste di questo genere”, ha detto il procuratore Antonio Chiappani. “È un mondo nuovo – ha spiegato – che stiamo cercando di capire nelle sue ramificazioni con questa inchiesta”, mentre il questore Filippo Guglielmino ha sottolineato che “è stata scoperta solo la punta di un iceberg, dalle indagini potrebbe emergere un traffico ben più ampio”.

E proprio oggi arriva la notizia della prima mappa del darkweb, messa a punto daSpostare nel cestino un gruppo di ricerca coordinato dall’italiano Carlo Ratti, direttore del Senseable City lab del Mit. Secondo lo studio, pubblicato online su arXiv, definire il darkweb come una rete è improprio perché le connessioni tra i suoi siti sono molto inferiori a quelle del web che tutti conosciamo. Buona parte del world wide web è invisibile: sotto la “superficie” accessibile attraverso i motori di ricerca esiste un mondo nascosto, detto deep web, che si stima essere 500 volte più grande. Si tratta di contenuti di ogni tipo, dalle reti aziendali alle pagine Facebook, che per un motivo o per un altro non possono essere visualizzati liberamente ma che sono la vera impalcatura invisibile della rete. In questo lato nascosto ma “pulito” esiste però una piccola area “oscura” a cui si accede solo attraverso degli speciali software che permettono di mantenere il più assoluto anonimato: il darkweb.

Il lavoro dei ricercatori americani ha passato al vaglio e analizzato le connessioni di tutte le pagine presenti in questa rete (accessibili attraverso alcuni elenchi pubblici), che ricade sotto il dominio “.onion”, creandone per la prima volta una mappa. I dati mostrano che solo 7mila delle 25mila pagine contenute nel darkweb sono connesse l’una all’altra e l’87 per cento dei siti non ha connessioni con altri siti. Una caratteristica che secondo i ricercatori rende improprio chiamare questa realtà come “rete” o “web”, perché somiglia più a un insieme di “silos oscuri” con poche interconnessioni. Per gli studiosi, alla base di queste caratteristiche ci sono necessità diverse rispetto a quelle della rete visibile e il fatto che gli utenti del darkweb sarebbero molto meno “social”.

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